venerdì, Aprile 18, 2025
HomeRubricheDimensione CaregiverLavoro: superare ansia e depressione per rimettersi in gioco. Un aiuto per...

Lavoro: superare ansia e depressione per rimettersi in gioco. Un aiuto per i fragili

Perdere il lavoro a 50 anni può generare ansia e depressione, uscirne è possibile. La storia di Riccardo e Giovanni e i consigli del Prof. Gianluca Castelnuovo, psicologo e psicoterapeuta, responsabile del Servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia e del Laboratorio di Ricerca presso l'IRCCS Istituto Auxologico Italiano aiutano a capire come avere gli strumenti per rimettersi in gioco

Aiutare una persona fragile o in difficoltà nel mondo del lavoro, quasi tenendolo per mano, può fare bene anche a chi offre il lavoro stesso. Riccardo è un imprenditore e nella sua carriera lavorativa ho imparato che non c’è fatturato più grande che quello di poter essere d’aiuto al prossimo.

Quando nel lavoro entra in gioco il destino

Ogni persona che incontriamo è un portatore di esperienza di vita, dove ognuno di noi può attingere conoscenza, punti di vista ed esperienza, insomma uno scambio reciproco. L’illustre Carl Gustav Jung (psichiatra e psicoanalista 1875-1961) affermò ch“Tutto ciò che non vogliamo sapere di noi stessi finisce sempre per giungerci dall’esterno e assume la forma di Destino”. A questa frase aggiungerei che il destino oltre ad essere fatto di situazioni e contesti, è fatto anche di persone. Spesso accade che quando incontriamo una persona in difficoltà, si sente il dovere (per i più sensibili) di aiutarlo. In realtà ho imparato che il destino offre un’esperienza di crescita o a volte una lezione da imparare.

Perdere il lavoro a 50 anni

Un giorno Riccardo, mentre era alla ricerca di personale per un cliente, incrocia Giovanni. Durante la telefonata si accorge dalle sue parole che la rassegnazione di non trovare un posto di lavoro dovuta alla sua età (circa 50 anni) stava prendendo piede dentro di lui, come una candela che con la fiamma fioca lentamente scioglie la cera fino a spegnersi. Decide allora di convocarlo nel pomeriggio stesso. Alle 15 dello stesso giorno, si presenta Giovanni, un signore curato, dall’aria stanca ma molto dignitosa, ben vestito. Nella vita ha fatto tanti mestieri. Ogni volta che finiva un’esperienza, a causa di restyling aziendali, lui senza batter ciglio era pronto a rimboccarsi le maniche.  Giovanni è sposato e padre di tre figli, di cui uno affetto dalla sindrome di Down. Ha fatto di tutto per far fonte alle esigenze dei figli e soprattutto alle spese per l’assistenza al figlio malato.

La scommessa

Senza indugiare Riccardo decide di chiamare un suo cliente, riferendogli di avere un candidato da sottoporgli in prova. Da subito Giovanni mostra grande volontà, entusiasmo e motivazione, come se stesse giocando la partita della vita. Oggi lavora ancora in quell’azienda e a breve andrà in pensione, avrà garanzie per sé e per la sua famiglia. Da questa storia Riccardo ha capito che ogni individuo può, se lo vuole, essere un faro per una persona che ha perso ogni speranza di entrare nel mondo del lavoro.

Il legame tra lavoro e dignità

Il lavoro è spesso considerato una delle principali fonti di dignità per una persona. Non solo, offre un mezzo per guadagnarsi da vivere, ma offre anche scopo, realizzazione e appartenenza. Lavorare inoltre consente alla persona di contribuire al bene della comunità, di  sviluppare abilità e instaurare relazioni sociali. È a tutti gli effetti una forma di espressione del proprio valore e delle proprie capacità.  Avere un lavoro significa poter creare una famiglia, viaggiare, studiare e molto altro. In sintesi realizzare se stessi. Se questo percorso a volte tortuoso viene agevolato da qualcuno diventa un vero e proprio scambio reciproco.

dott. gianluca castelnuovo
Prof. Gianluca Castelnuovo, Psicologo, psicoterapeuta e dottore di ricerche in neuropsicologia: è professore ordinario di psicologia clinica all’Università Cattolica di Milano dove dirige la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica. È responsabile del Servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia e del relativo Laboratorio di Ricerca presso l’IRCCS Istituto Auxologico Italiano

Perché il lavoro nobilita l’uomo

Perdere il lavoro così come la mancanza di una opportunità lavorativa ha delle ripercussioni sulla psiche di un soggetto. Quindi è importante avere degli scudi per non essere sopraffatti.  «Nella società di oggi è fondamentale svolgere un’attività che possa realizzare capacità, talenti, desideri e bisogni dell’essere umano – spiega Gianluca Castelnuovo, psicologo e psicoterapeuta responsabile del Servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia e del relativo Laboratorio di Ricerca presso l’IRCCS Istituto Auxologico Italiano -. Quando però il lavoro diventa una rinuncia o una costrizione o, ancora peggio, il lavoro manca o, per una serie di motivi legati a crisi o ristrutturazioni aziendali, viene perso, può generare ansia e depressione».

Come far fronte all’ansia e alla depressione conseguente alla perdita del lavoro

«Passare dall’essere produttivi, avere un ruolo, un riconoscimento e percepire uno stipendio all’essere invece senza un’attività fissa è un passaggio psicologico molto delicato che in alcune persone può portare reazioni ansioso-depressive – prosegue Castelnuovo -. Lo stesso rischio può esserci nel pensionamento, soprattutto in chi passa improvvisamente da un’attività soddisfacente, anche stressante, che impegnava molte ore al giorno, ad una dimensione di vuoto, ingenuamente ritenuta un periodo di riposo e rilassamento, ma in realtà vissuta con angoscia e grandi dubbi esistenziali (“che senso ha la mia vita ora”)».

Gli strumenti per rimettersi in gioco

La perdita o fine di un lavoro possono diventare un’occasione nella vita per mettersi in discussione e cercare una nuova via di realizzazione, anche investendo su ruoli che avevamo sacrificato o tenuto nascosti nelle fasi precedenti della vita. «Siamo molto di più di quello che abbiamo espresso fino ad un certo punto della nostra esistenza, per cui un momento di crisi, come da significato etimologico della parola stessa, può diventare un momento di nuove scelte e decisioni – sottolinea Castelnuovo. Memorabile è la scena del film “Tra le nuvole” dove l’attore George Clooney, di fronte a un lavoratore restio a cambiare il suo ruolo in un momento di ristrutturazione e tagli aziendali, dice “ma lei quanto è ancora disposto a farsi pagare per NON fare quello che vuole?” spingendolo poi a recuperare e coltivare il suo sogno di fare il cuoco, cogliendo l’opportunità di un cambiamento forzato per riprendere le sue antiche passioni».

L’importanza di inseguire i propri sogni

Ogni tanto vale la pena interrogarsi se quello che stiamo cercando o facendo corrisponde almeno in parte a quello che desideriamo e vogliamo. «In caso di sfasature eccessive possiamo cogliere l’occasione di una crisi per aprirci a nuove opportunità. Accettare l’incertezza, uscendo da una zona di comfort alla lunga penalizzante, permette di trovare altri ruoli da giocare nella propria esistenza», conclude lo psicologo.

 

ARTICOLI CORRELATI

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

- Advertisment -

Più popolare

Commenti recenti