domenica, Dicembre 8, 2024
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Lauree Magistrali per infermieri: aspettative e speranze

Nascono tre nuove lauree magistrali per infermieri specialistiche in Cure Primarie e Sanità pubblica, Cure Pediatriche e Neonatali e Cure Intensive e nell’Emergenza. Gabriella Scrimieri analizza punti di forza e criticità di un cambiamento destinato ad avere un impatto su tutto il sistema sanitario

Nascono tre nuove lauree magistrali per infermieri specialistiche in Cure Primarie e Sanità pubblica, Cure Pediatriche e Neonatali e Cure Intensive e nell’Emergenza. Ad annunciarlo, nel corso del Consiglio Nazionale della FNOPI svoltosi la scorsa settimana a Roma è il ministro della Salute, Orazio Schillaci. Questo annuncio potrebbe far gioire numerosi infermieri, ma all’orizzonte si scorgono tante perplessità di carattere pratico. Vediamole.

Lauree magistrali per infermieri: le perplessità

Innanzitutto i master di primo e secondo livello dove si posizioneranno in futuro, oppure andranno a scomparire? In questo caso coloro che hanno investito in questi percorsi formativi come potranno spendere il titolo acquisito? Ad oggi in Italia l’unica laurea magistrale di fatto applicata è quella ad indirizzo manageriale. Gli sbocchi professionali e lavorativi sono però abbastanza limitati. Tanti laureati in possesso del titolo, non svolgono le funzioni dirigenziali previste, e si sono riciclati come infermieri coordinatori, infermieri generalisti, al massimo impegnati in università come professori a contratto, solo in pochi casi come professori associati.

Nuove opportunità lavorative?

Creare nuove lauree specialistiche ad indirizzo clinico potrebbe aprire uno spiraglio a nuove opportunità lavorative? Di conseguenza essere riconosciute sia a livello contrattuale che economico? L’avvento delle lauree specialistiche sarà foriera anche della figura dell’Infermiere prescrittore. Questa figura esiste in Inghilterra da oltre 30 anni ed ha come obiettivo quello di prescrivere dispositivi medici e monouso, riducendo così la burocrazia e migliorando gli esiti delle cure in ambito territoriale.

Infermiere prescrittore, perché non convince

Nel nostro paese questa ventilata rivoluzione ha già dato alcuni effetti. Vi sono resistenze da parte di alcune categorie di medici che temono un depauperamento delle loro funzioni. Dall’altro ci sono infermieri che non sono particolarmente entusiasti. Non perché temono la responsabilità e il maggior carico di lavoro, ma perché all’aumentare di responsabilità non segue un adeguato aumento e riconoscimento economico. L’ampliamento delle competenze infermieristiche, traducendolo in prescrizione dei farmaci da banco, dei dispositivi medici sarebbe una sfida rivoluzionaria, ma a che prezzo? In una sanità del futuro e in continua evoluzione è auspicabile pensare che l’infermiere in possesso della laurea specialistica in ambito clinico possa prescrivere: pannoloni, traverse salva letto, medicazioni avanzate, letti e carrozzine.

Vulnologia: dove la competenza clinica dell’infermiere fa la differenza

L’ambito della Vulnologia è l’esempio più concreto di quanto la competenza clinica dell’infermiere sia di fondamentale importanza per il paziente e per l’esito delle cure. Il Wound Care appartiene alla branca della Vulnologia e si occupa di prevenzione, assistenza, educazione e ricerca.  Ma anche di cura  delle lesioni cutanee difficili, ovvero che non guariscono nei tempi e nei modi consueti e che necessitano di una particolare attenzione ed intensità terapeutica. Così come l’utilizzo di medicazioni e strumentazioni particolarmente avanzate che riescono a ridurre notevolmente il tempo di guarigione, come ad esempio la Negative Pressure Wound Therapy, o terapia a pressione topica negativa (NPWT).

Perché le lauree specialistiche per infermieri sono necessarie nella sanità del futuro

Questo è solo un esempio di quanto le competenze infermieristiche specialistiche richiedano percorsi di studio lunghi e impegnativi tali da garantire un’efficienza nelle cure di pazienti ospedalizzati o curati presso il proprio domicilio. Una sfida importante che avrebbe importanti ricadute sull’esito delle cure, quali prevenire inutili ospedalizzazioni, morti evitabili, infezioni.

La sfida: formazione, riconoscimento economico e contrattuale

Possiamo dire allora che per una sanità nuova e sfidante la parola d’ordine è “formazione e riconoscimento economico nonché contrattuale?”. La speranza è che la politica italiana e i vari organi di governo, si accorgano che questo possa rappresentare un’opportunità per l’intero paese, per l’economia e magari un ri-innamoramento verso la professione INFERMIERISTICA. Tutto questo prevede impegno, garanzie e investimento economico che avrà le sue ricadute positive sull’intero sistema sanitario.

A cura di Gabriella Scrimieri Infermiera e Editore

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