mercoledì, Gennaio 15, 2025
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La sanità vista dal paziente: cresce la spesa pubblica ma diminuiscono i servizi

Il paziente cerca servizi che non trova, gli anziani vivono più a lungo ma con cronicità e non nascono più bambini. In questo panorama Gabriella Scrimieri suggerisce nuove soluzioni per un SSN che non può più essere universale

Il paziente chiede una sanità efficiente e non la trova. Al paziente poco interessa se i politici utilizzano la sanità per farsi la guerra o se gli stipendi dei medici sono inadeguati.

Il cittadino si preoccupa se non ci sono posti letto, se ad una richiesta di aiuto non trova risposta e pensa di essere ingiustamente defraudato di un diritto acquisito con il pagamento delle tasse.

Come si finanzia la Sanità oggi in Italia

Il DECRETO LEGISLATIVO 18 febbraio 2000, n. 56 ha previsto un sistema di finanziamento del SSN basato sulla capacità fiscale regionale, anche se corretto da adeguate misure perequative, stabilendo che al finanziamento del SSN concorrano l’IRAP, addizionale regionale all’IRPEF e la compartecipazione all’IVA. In sintesi, il Sistema sanitario è sostenuto dai cittadini per mezzo della fiscalità generale, in proporzione al reddito di cui dispongono e attraverso il pagamento di un ticket per le prestazioni sanitarie. Sono esclusi coloro che hanno diritto all’esenzione.

Liste d’attesa: il problema irrisolto

Ad offuscare l’approccio universale della sanità pubblica ci sono le liste d’attesa, da tempo problema irrisolto del nostro Sistema sanitario nazionale.  Il cittadino chiama il Cup per la prenotazione di un esame o di una visita e riceve spesso risposte evasive: “non c’è spazio, la prima disponibilità è tra dodici mesi, deve attendere che riaprano le agende”. Un ritornello che in termini di tempistica significa attesa di un anno per una visita cardiologica, 18 mesi per una risonanza magnetica testa collo o per una visita gastroenterologica.

 L’alternativa per il paziente? Prenotare la visita a pagamento

Una soluzione non c’è, o meglio c’è se si sceglie di pagare per avere la prestazione necessaria in tempi congrui. Quindi il paziente paga le tasse e dunque dà il suo contributo alla sanità e poi paga di nuovo quando sceglie di fare la visita a pagamento. Sembra un paradosso, ma è la realtà a cui tutti ci pieghiamo per tutelare la nostra salute.

Chi deve garantire l’assistenza sanitaria al paziente nei modi e nei tempi previsti per legge?

Il diritto alla salute è, innanzitutto, garantito dalla Costituzione. L’articolo 32, infatti, tutela la salute come “diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”. L’espressione “diritto alla salute” sintetizza una pluralità di situazioni giuridiche soggettive quali il diritto all’integrità psico-fisica e quello ad un ambiente salubre, il diritto ad ottenere prestazioni sanitarie, alle cure gratuite agli indigenti. Il Servizio sanitario nazionale è nato per dare attuazione soprattutto a questo insieme di diritti – quello a prestazioni sanitarie, inclusive della prevenzione, della cura e della riabilitazione – anche attraverso l’interazione fra pubblici poteri e, in determinati casi, anche fra istituzioni pubbliche e private.

Troppo bravi nelle cure, oggi mancano però le risorse per garantire la sanità pubblica a tutti

Il Sistema sanitario italiano ha subito grandi cambiamenti, che negli anni hanno visto effetti postivi e negativi nello scenario nazionale. Siamo stati in grado, attraverso la prevenzione e la ricerca, di intercettare patologie gravi, curandole. Questo ha generato l’effetto dell’allungamento della vita media, ma adesso mancano le risorse per curare i numerosi anziani longevi affetti da malattie croniche e comorbilità.

I dati: la popolazione invecchia

Per spiegare il fenomeno dell’invecchiamento che ha ripercussioni sul SSN, ci aiutano i dati Istat. Nel 2024 il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 anni e 65 anni e più) cambia passo. Se nel 2023 era di 3 a 2, la tendenza va nella direzione per cui nel 2050 arriverà ad essere di uno a uno. Con un’età media di 50,8 anni. Oggi un quarto dei residenti ha più di 65 anni e nei prossimi anni questa fascia di popolazione aumenterà ancora di più.  Al 1° gennaio 2024 la popolazione prevalente (oltre 36 milioni, pari al 62,5%) è quella con un’età compresa tra i 16 e i 64 anni. I bambini e ragazzi fino a 15 anni sono oltre 7 milioni, pari al 13,2%, le persone con 65 anni e più sono oltre 14 milioni, pari al 24,3%, e di queste oltre la metà (12,6%) ha più di 75 anni. Focalizzando l’analisi sulla popolazione anziana, le malattie degenerative più diffuse in entrambi i sessi sono: ipertensione, (47%), patologia lombare (31,5%) e cervicale (28,7%), iperlipidemia (24,7%), malattie cardiache (19,3%) e diabete (16,8%); tra le donne anche la depressione (15%).

Aumentano patologie croniche e spesa pubblica

Il processo di invecchiamento sarà più rapido nel Mezzogiorno. Le condizioni di cronicità e i processi degenerativi dell’età avranno un forte impatto sulla graduale riduzione di autonomia degli anziani con conseguente peggioramento della qualità della vita, con un crescente bisogno di assistenza. Questo significa aumento della spesa pubblica.

Sanità universale in dubbio

Oggi il SSN attraverso le garanzie previste dalla nostra Costituzione (art.32) offre prestazioni uguali per tutti, ricchi e poveri. Chi ha la totale esenzione per patologia e reddito, chi paga il ticket (indigente o meno).  Questa universalità se da un lato dovrebbe essere inclusiva, dall’altra rischia di essere un boomerang perché chi è in una condizione di indigenza e necessita di una visita urgente trova posizioni occupate da chi  potrebbe invece sostenere la spesa privatamente. È giusto tutto questo?

Perché la sanità universale non può reggere

Questo tipo di quadro normativo non potrà durare per sempre. Il sistema economico non potrà reggere ancora a lungo. La spesa sanitaria aumenta a causa delle patologie croniche e/o comorbilità, ma il sistema è arenato a causa di modelli non più applicabili. Il mondo è cambiato sia a livello epidemiologico che economico. Se  cittadini anziani, con patologie oncologiche, cronico degenerative, o disabili devono essere tutelati dallo Stato, la società deve iniziare a pensare a soluzioni alternative per implementare un sistema “salute” della popolazione che non guardi più solo il singolo, ma il bene comune, tutelando i cittadini fragili.

A cura di Gabriella Scrimieri,                                                                                        Infermiera ed Editore

Gabriella Scrimieri
Gabriella Scrimieri
Direttore Editoriale del Giornale Online Quotidiano della Salute.Una passione nata per caso, affrontando, vivendo e osservando realtà che valeva la pena raccontare. Attraversando corridoi di ospedali da nord a sud del paese, case popolari, quartieri di lusso, interfacciandomi con diverse etnie e con le loro storie di vita, nasce l’ispirazione e il confronto. La sanità italiana e il grande cambiamento in atto. Il sociale che incontra i bisogni di salute dei cittadini, il disagio socio-economico, le cure mancate. Le patologie rare che vogliono farsi conoscere. I familiari o caregiver di persone spesso lasciate sole con la propria malattia. Le istituzioni con le novità legislative, le associazioni leva portante e aiuto costante dei cittadini. A tal proposito ho scritto un libro autobiografico “Sono solo Un’infermiera”, in cui attraverso la mia esperienza di vita e professionale racconto il valore della professione infermieristica e le fatiche a emergere come “professionisti dell’assistenza in Italia”.Editrice, Scrittrice, Infermiera e Manager Sanitaria.Amante della storia e della politica italiana e internazionale. Da più di 23 anni mi occupo di Management sanitario a diversi livelli. Ho conseguito la Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche. Successivamente un Master universitario di II livello in “Health Service Management” presso l’Università degli studi di Siena. Oggi studio Scienze Politiche, con l’obiettivo di approfondire tematiche di mio interesse personale, ma anche “per puro amore della cultura”.Il mio motto: “Non lasciare il mondo come lo hai trovato!”
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