In Italia mancano 65.000 infermieri, la stima è stata riportata da diverse fonti, tra cui la Corte dei Conti e la Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi). Ma qualcosa non torna perché andando ad analizzare i singoli casi emerge che le offerte di lavoro non ci sono, i contratti sono a termine, o ancor peggio si offrono collaborazioni in libera professione a partita IVA.
Eddy da Parigi a Trento: infermiere laureato, ma nessuno lo vuole assumere
Oggi vi parlo di Eddy, un infermiere originario del Marocco, laureato in Italia. Dopo la laurea opera da subito presso una casa di cura nel Lazio per circa 5 anni, poi si trasferisce a Milano dove viene assunto in un ospedale privato convenzionato. Lavora per 25 anni in Lombardia. in un reparto di medicina, ma per motivi di ricongiungimento familiare, decide a malincuore di trasferirsi in Francia e lascia l’Italia.
Il lavoro a Lione
Viene immediatamente assunto in un ospedale a Lione. Eddy parla bene italiano, francese e inglese. Dopo qualche mese si accorge però di non sentirsi a suo agio, l’Italia gli manca. Ormai è diventata per lui la sua seconda casa, il suo Paese. La mentalità, la cultura francese non si sposano con i suoi obiettivi e il suo carattere. Allora decide di tornare in Italia con tante speranze.
Cerca lavoro a Milano, ma lo trova solo a partita IVA
L’infermiere confida di iniziare a lavorare subito, d’altronde in Italia mancano 65.000 infermieri, non sarà difficile trovare lavoro. Invece la realtà è ben diversa. Ospite della sorella, inizia a portare il suo curriculum in diversi ospedali, case di cura ed RSA della città senza ottenere alcuna risposta. A chi chiede spiegazioni si sente rispondere che gli infermieri arrivano dalle cooperative. Eddy non si rassegna e, infatti, dopo qualche settimana viene contattato da un ospedale privato convenzionato che gli propone un contratto, ma solo a partita IVA. L’infermiere è contento, pensa di aver trovato finalmente un lavoro e di poter far arrivare in Italia la famiglia.
I limiti del suo contratto
La libera professione non ferma Eddy che si adegua alla richiesta del mercato, ma si accorge, da subito, che lo stipendio non basta per affittare una casa. A fronte di un futuro guadagno di 1650 euro, non trova un appartamento a meno di 1000 euro al mese. Un’amara sorpresa che deve digerire se vuole lavorare e che lo costringe a prolungare la sua permanenza dalla sorella e a ritardare il ricongiungimento con la moglie e i due bambini piccoli.
Le sorprese “amare” non sono finite
Le sorprese amare non sono finite per lui. Al termine del primo mese di lavoro non riceve alcuno stipendio. Eddy si reca nell’ufficio del personale per scoprire che avendo partita IVA, il pagamento avverrà a 60 o 90 giorni, come un qualunque fornitore. Questo per l’infermiere è un grande problema: non ha più soldi per vivere e da inviare alla famiglia e tantomeno si può permettere l’affitto di una casa. Non si perde d’animo e decide di cercare altrove.
La chiamata dal Trentino
Dopo la disperazione per lui arriva una chiamata dal Trentino. Una clinica privata è disposta ad assumerlo, offrendogli uno stipendio di 2000 euro netti al mese più l’alloggio. Eddy decide di lasciare la Lombardia e di accettare.
A questo punto però è evidente che i conti non tornano. Da un lato l’Italia lamenta che mancano gli infermieri, eppure chi cerca lavoro lo trova a fatica e a condizioni di mercato non accettabili. Eddy è stato solo sfortunato oppure esiste un problema di contratti da adeguare?