Parliamo ancora di malattie oncologiche e di tempi d’attesa.
E’ pensabile che in una regione come la Lombardia, considerata per qualità di cure e professionalità tra le migliori in Italia non venga garantito il follow up ai pazienti oncologici?
La storia di Lucrezia
Oggi vi parlo della storia di Lucrezia (nome di fantasia). Donna di 59 anni, residente a Milano, lavoratrice.
La sua storia inizia nel 2023: per un carcinoma alla mammella, scoperto grazie allo screening gratuito eseguito tramite Regione Lombardia. La diagnosi precoce permette alla donna di scoprire la malattia in uno stadio iniziale e di avviare una serie di interventi e terapie per avere ragione del cancro. Prima di tutto la donna è stata sottoposta a quadrantectomia, (intervento chirurgico per l’asportazione di una piccola parte della mammella) e successivamente le viene fatto un ciclo di radioterapia.
Dolore fisico e trauma psicologico per i pazienti oncologici
Lucrezia, non resta indifferente al dolore fisico ed emotivo che la malattia causa. Infatti la tossicità della radioterapia le provoca una mastite molto dolorosa e in certi periodi invalidante. Conclusi gli interventi e le terapie, per Lucrezia inizia il cosiddetto periodo di follow up. Cinque anni fondamentali per monitorare l’andamento della malattia e prevenire la comparsa di recidive.
La paura della recidiva
Se la malattia sembra essere sotto controllo, non altrettanto si può dire della paura per la comparsa di una recidiva, del dolore e della morte.
Inizia infatti per Lucrezia una situazione di costante stato di ansia. Anche per questo motivo i controlli di follow up diventano essenziali. Solo la rassicurazione di non avere recidive e di stare bene permette alla donna di sedare l’ansia.
Nei primi 12 mesi i controlli sono regolari, dopo l’attesa diventa infinita
Nel 2024 i controlli sono stati eseguiti nei tempi prescritti presso la Breast Unit dell’ospedale di riferimento, ospedale privato convenzionato con il Sistema Sanitario Nazionale. invece nel 2025 Lucrezia nel tentativo di fissare l’appuntamento per la visita senologica di follow up, che dovrebbe essere fatta nel mese di marzo per rispettare le indicazioni ricevute in ospedale, scopre che le liste d’attesa sono chiuse e non le viene comunicato dal call center quando saranno disponibili le prime date per poter eseguire gli esami necessari per monitorare la malattia.
Oltre il danno la beffa per i pazienti oncologici
Nel frattempo l’impegnativa per la visita senologica da follow up è scaduta, e la donna per rispettare i tempi e i controlli fissati dall’oncologo, deve eseguire la visita a pagamento. La donna consapevole che per legge le liste d’attesa non possono e non devono essere dichiarate chiuse, chiede all’operatore informazioni in merito. La risposta è lapidaria, deve rivolgersi all’URP dell’Ospedale per trovare una soluzione. Lucrezia per non perdere tempo sceglie di fare la visita senologica a pagamento e allo stesso modo di prenotare l’ecografia transvaginale necessaria per le donne che assumono terapia ormonale post intervento.
Cosa non funziona?
Come mai una Breast Unit che dovrebbe garantire un percorso facilitato al paziente oncologico permette che un proprio paziente si trovi a dover fare i conti con liste d’attesa chiuse per visite di follow up? Rivolgiamo la domanda a Regione Lombardia affinché spieghi questi fenomeni che negli ultimi anni sono diventati consuetudine nel settore pubblico e nel privato accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale.