La qualità dell’aria indoor è diventata una preoccupazione crescente, specialmente in Lombardia, una delle regioni più industrializzate e urbanizzate d’Italia. Quali sono le sfide da affrontare e soprattutto le possibili soluzioni per migliorare la qualità dell’aria negli ambienti confinati? Ne parliamo con la professoressa Susanna Dorigoni e con il professor Ezio Bolzacchini autori dello studio sull’inquinamento indoor realizzato da Università Bocconi e Bicocca e presentato la settimana scorsa in Regione Lombardia con la proposta di Aiisa dell’ingegnere Gregorio Mangano durante il convegno “La disciplina aeraulica in Lombardia nell’era post Covid” organizzato da Fratelli d’Italia.

Cos’è l’Inquinamento Indoor?
«L’inquinamento indoor si riferisce alla contaminazione dell’aria negli ambienti chiusi come scuole, ospedali, uffici e abitazioni. Questo inquinamento è causato da particolato atmosferico (PM10, PM2.5), gas nocivi, composti organici volatili, contaminanti biologici come muffe, batteri e virus. Le concentrazioni di inquinanti negli ambienti interni sono spesso da due a cinque volte superiori rispetto a quelle esterne».
Quali sono i principali Inquinanti Indoor
«Gli inquinanti indoor si classificano in tre categorie principali:
- Inquinanti di natura fisica: particolato atmosferico, fibre minerali artificiali, amianto e campi elettromagnetici.
- Inquinanti di natura chimica: radon, composti organici volatili, biossido e monossido di carbonio, biossido di zolfo e azoto, ozono.
- Inquinanti di natura microbiologica: virus, batteri, funghi, muffe, pollini e acari.
Tra gli agenti biologici più pericolosi ci sono:
- Legionella, batterio che può proliferare nei sistemi aeraulici causando gravi infezioni respiratorie
- Batteri patogeni come Staphylococcus Aureus e Pseudomonas Aeruginosa
- Microfunghi allergizzanti dei generi Cladosporium, Alternaria, Penicillium e Aspergillus
- Virus respiratori come SARS-CoV-2, influenza e altri patogeni trasmissibili per via aerea
Gli effetti sulla salute quali possono essere?
- «Sindromi infettive: Legionellosi, Febbre di Pontiac, sindromi influenzali, tubercolosi
- Sindromi allergiche: alveolite allergica estrinseca, asma bronchiale, dermatiti, riniti
- Sindromi immunologiche: polmonite da ipersensibilità, febbre dell’umidificatore
Particolarmente vulnerabili sono bambini, anziani, persone con condizioni mediche preesistenti e individui immunocompromessi»
Prof. Bolzacchini e prof.ssa Dorigoni cosa ha evidenziato il vostro studio?
«L’Osservatorio sulla Qualità dell’Aria Indoor (OQAI) delle Università Bicocca e Bocconi (https://green.unibocconi.eu/research/observatories/observatory-indoor-air-quality) ha stimato che i costi sociali da inquinamento indoor nelle scuole elementari e medie e negli ospedali italiani siano compresi tra 53 e 111 miliardi di euro l’anno. Ciò significa che, a causa di una scarsa qualità dell’aria interna non solo si perdono anni di vita o di salute, ma vengono bruciate annualmente risorse finanziarie pari ad oltre il 5% del Prodotto Interno Lordo (PIL). Un costo spropositato che potrebbe trasformarsi in un beneficio laddove evitato, in tutto o in parte, grazie ad opportuni investimenti in tecnologia HVAC (Heating Ventilation Air Conditioning) il cui ammontare è di svariati ordini di grandezza inferiore».
Com’è la situazione attuale in Italia e in Lombardia?
«La situazione in Italia e in Lombardia è critica. La Lombardia, essendo una delle regioni più industrializzate e urbanizzate, presenta concentrazioni di inquinanti indoor particolarmente elevate, specialmente nelle aree metropolitane. Si è rilevato che nelle scuole milanesi monitorate, i livelli di PM10 raggiungono spesso valori tra 133-247 μg/m³, ben superiori ai valori raccomandati dall’OMS di 45 μg/m³ nelle 24 ore e 15 come valore medio nell’anno».
Esistono dei fattori che aggravano la situazione?
«Il patrimonio edilizio italiano è tra i più vecchi d’Europa, con molti edifici costruiti prima che esistessero normative sulla qualità dell’aria. Non solo, la tendenza alla sigillatura degli edifici per migliorarne l’efficienza energetica ha spesso ridotto gli scambi d’aria con l’esterno, Nelle strutture pubbliche come scuole e ospedali, l’alta densità di occupazione e budget limitati per la manutenzione degli impianti creano condizioni favorevoli all’accumulo di inquinanti. Mentre negli ospedali, la situazione è ulteriormente complicata dalla presenza di pazienti immunocompromessi e dalla necessità di garantire ambienti il più possibile privi di contaminanti. La pandemia da COVID-19 ha ulteriormente evidenziato l’importanza della qualità dell’aria indoor per prevenire la diffusione di malattie infettive».
Cosa dice la legge oggi?
«Sul fronte normativo, per fortuna, il vento sta cambiando: la nuova Direttiva sulla performance energetica degli edifici (UE/2024/1275 ) stabilisce che i nuovi edifici non residenziali e gli edifici esistenti sottoposti a ristrutturazioni importanti debbano essere dotati di dispositivi di misurazione per il monitoraggio della qualità dell’aria interna, e obbliga le imprese europee a fare prevenzione e controllo dell’inquinamento sia outdoor che indoor nei luoghi di lavoro e in quelli in cui vengono venduti/erogati i loro prodotti/servizi (alberghi, locali della grande distribuzione, pubblici esercizi, mezzi di trasporto, stazioni, aeroporti, etc.). Ciò richiederà alle aziende un ripensamento del concetto di qualità del servizio, tenendo conto della qualità dell’aria. Quest’ultima è destinata dunque a divenire un vantaggio competitivo per le imprese più virtuose».
Qual è il ruolo degli impianti aeraulici?
«Gli impianti aeraulici svolgono un ruolo cruciale nel determinare la qualità dell’ambiente indoor. Questi sistemi garantiscono il raggiungimento e il mantenimento di specifici parametri ambientali quali temperatura, umidità, purezza e movimento dell’aria. Tuttavia, se non adeguatamente manutenuti, possono diventare serbatoi di contaminanti microbiologici e chimici».
Ingegner Mangano, la proposta di AIISA cosa prevede?
«AIISA (Associazione Italiana Igienisti Sistemi Aeraulici) propone un regolamento attuativo innovativo per migliorare la qualità dell’aria indoor in Lombardia. La proposta si concentra su un approccio basato sulla prevenzione e il controllo sistematico, con ispezioni tecniche qualificate e interventi mirati. L’obiettivo è ridurre l’inquinamento indoor e migliorare la qualità della vita e della produttività negli ambienti di lavoro e di studio».
Rispetto la normativa attuale cosa cambierebbe?
«La filosofia che sottende l’intero impianto normativo proposto segna un cambio di paradigma significativo. Il principio guida è quello di evidenziare preliminarmente le criticità presenti negli impianti aeraulici attraverso ispezioni tecniche qualificate, per poi intervenire in modo mirato e proporzionato solo laddove effettivamente necessario».
Quale sarebbe l’ambito di applicazione?
«L’ambito di applicazione del regolamento comprende tutti gli impianti che convogliano aria in ambienti indoor, indipendentemente dalla loro tipologia o dimensione. Questo include impianti di condizionamento completi, sistemi di ventilazione meccanica controllata, unità di trattamento aria e sistemi più semplici come ventilconvettori e split. La normativa si applicherebbe a una vasta gamma di edifici: dalle abitazioni private agli uffici, dalle scuole agli ospedali, dai centri commerciali ai mezzi di trasporto».
Quali sono gli elementi chiave della proposta?
«La proposta si concentra su diversi elementi chiave:
- Semplificazione delle procedure amministrative mantenendo elevati standard di controllo.
- Aumento della regolarità dei controlli per verificare le condizioni igieniche degli impianti aeraulici.
- Definizione di procedure chiare e verificabili per la manutenzione e l’ispezione.
- Creazione di un registro regionale degli impianti e degli interventi di manutenzione.
- Formazione specifica per tecnici manutentori e responsabili delle strutture.
- Introduzione di protocolli standardizzati basati sulle migliori pratiche internazionali.
- Definizione di valori limite per i principali inquinanti indoor in linea con le linee guida OMS.
- Implementazione di sistemi di monitoraggio continuo della qualità dell’aria negli edifici pubblici.
- Creazione di un sistema di certificazione per le imprese che si occupano di manutenzione degli impianti.
Questo approccio pragmatico mira a garantire standard elevati nella gestione degli impianti aeraulici senza creare oneri burocratici eccessivi. Il regolamento pone particolare enfasi sulla documentazione dei risultati, che deve essere conservata sia dal proprietario dell’impianto che dal manutentore in formato digitale».