domenica, Luglio 13, 2025
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Inquinamento atmosferico: gli effetti sulla pelle. In aumento tumori e dermatiti

In vista del XIV Congresso internazionale di Dermatologia che si terrà a Roma dal 18 al 21 giugno, SIDeMAST (Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse) lancia l'allarme Temperature sempre più elevate, inquinamento atmosferico, eventi climatici estremi e acqua contaminata possono avere delle ricadute importanti sulla nostra pelle.

Temperature sempre più elevate, inquinamento atmosferico, eventi climatici estremi e acqua contaminata possono avere delle ricadute importanti sulla nostra pelle. A lanciare l’allarme è la SIDeMAST, Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse. In vista del XIV Congresso Internazionale di Dermatologia che si terrà a Roma dal 18 al 21 giugno, accende perciò i riflettori sull’inquinamento atmosferico come causa scatenante dei carcinomi della pelle.

I danni dei raggi ultravioletti sulla pelle

Si sa, stare troppo tempo al sole può aumentare il rischio di scottature, l’invecchiamento precoce della pelle e  i tumori cutanei. Ad aggravare questo quadro c’è poi la diminuzione dello strato di ozono. Secondo le stime pubblicate da Parker, ogni calo dell’1% dell’ozono comporta un incremento dell’1-2% dei melanomi, del 4,6% dei carcinomi squamo cellulari e del 2,7% dei carcinomi basocellulari. Puntuale il commento della Professoressa Annunziata Dattola, Professore Associato di Dermatologia all’Università Sapienza di Roma e Segretario Generale dell’ICD: «Le radiazioni ultraviolette sono un noto fattore   di rischio per i tumori della pelle e la loro intensificazione a causa del cambiamento climatico può aggravare la problematica. Con un incremento delle sostanze inquinanti e una riduzione dello strato di ozono, si contribuisce a un’esposizione maggiore ai raggi UV, rendendo la prevenzione ancora più cruciale per la protezione della pelle e la riduzione dei casi di melanoma ed altri tumori cutanei».

 In aumento acne, eczema e infiammazioni croniche

L’inquinamento atmosferico poi non si limita ad avere effetti sull’apparato respiratorio, infatti l’aumento di particolato, di ossidi di azoto e altre sostanze tossiche può compromettere la barriera cutanea e favorire la comparsa di acne, eczema e infiammazioni croniche della pelle.  « L’incidenza delle malattie cutanee infiammatorie e infettive aumenta in modo significativo dopo eventi meteorologici estremi come inondazioni e ondate di calore», fa notare Dattola. I cambiamenti climatici  stimolano poi la crescita di piante allergeniche che danno vita nei soggetti predisposti a manifestazioni come orticaria e dermatiti allergiche. «La dermatite atopica soprattutto in età pediatrica colpisce i bambini tra il 5 ed il 20%  – sottolinea l’esperta -. Non solo, studi internazionali indicano un aumento del 14-31% nei ricoveri d’emergenza per dermatite atopica dopo inondazioni e un incremento del 20-40% di  dermatite atopica e  psoriasi nelle aree urbane».

Freddo e alluvioni con l’inquinamento sono nemici della pelle

Le temperature rigide, allo stesso modo, in presenza di inquinamento atmosferico possono causare danni alla nostra pelle come raccontano fatti accaduti in Estremo Oriente. In Cina si è osservato un aumento del 160% di visite per dermatite atopica quando la temperatura va sotto lo zero, mentre in Giappone uno studio su 100 mila bambini ha rilevato che in presenza di bassa pressione di vapore atmosferico, cresce del 26% il rischio di sviluppare dermatite atopica nei primi tre anni di vita.  Il cambiamento climatico in presenza di alluvioni aumenta il rischio di infezioni cutanee.

Come proteggere la nostra pelle?

Per affrontare questi rischi la società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmissibili  con il presidente Giuseppe Argenziano, suggerisce alcune strategie di prevenzione: « l’uso di filtri solari avanzati rappresenta una protezione dall’inquinamento, mentre il miglioramento delle abitudini igieniche,  devono essere integrate con politiche ambientali volte a ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la qualità dell’aria».  Gli fa eco la professoressa Dattola che aggiunge: «Promuovere la consapevolezza e l’educazione della cura della pelle in un’epoca di cambiamenti climatici è essenziale per prevenire rischi e migliorare il benessere delle persone. Al contempo, è fondamentale che la ricerca scientifica prosegua nell’analisi degli effetti ambientali sulla salute della pelle, al fine di sviluppare soluzioni innovative per proteggerla e prevenire patologie dermatologiche».

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