domenica, Febbraio 16, 2025
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Influenza: atteso il picco. Pregliasco rassicura: «Meno severa del previsto»

«Attenzione a bronchioliti e polmoniti. No agli antibiotici preventivi. Negli anziani il Covid fa ancora 30/40 decessi a settimana. Per i fragili utile il nuovo farmaco antivirale Paxlovid»

Prof. Fabrizio Pregliasco virologo su influenza stagionale
Prof. Fabrizio Pregliasco virologo

L’influenza sta mettendo a letto milioni di italiani; eppure, il picco non sembra essere ancora arrivato. Fortunatamente il virus prevalente non è tra i più severi e non ci sono tracce dell’influenza suina come erroneamente ipotizzato in qualche Pronto Soccorso. Nessun allarmismo, dunque, come confermano le parole di Fabrizio Pregliasco, virologo e docente di Igiene Generale e Applicata presso l’Università di Milano, Direttore scientifico di Osservatorio Virusrespiratori.it e Direttore Sanitario d’azienda dell’IRCCS Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano.

Professore aumentano i casi di influenza, i Pronto Soccorso sono in allerta, noi dobbiamo preoccuparci?

«Questo inverno è caratterizzato da una influenza meno aggressiva del previsto. Temevamo una prevalenza del virus A/H3N2 di origine australiana, invece questo virus è presente solo in parte. A prevalere è il virus A/H1N1 meno impegnativo in termine di effetti sui pazienti. Comunque sia, siamo nella fase di ascesa e  ipotizziamo complessivamente 14 milioni di casi».

Quali sono i ceppi che caratterizzeranno l’influenza di questa stagione?

«A farla da padrone sono questi due virus influenzali: A/H3N2 e A/H1N1 a cui si aggiunge Il Metapneumovirus umano  e il virus respiratorio sinciziale. Nessun caso di influenza suina, invece, come erroneamente individuato in qualche ospedale. È stato commesso  un errore di interpretazione. Perché ci sono stati casi di virus influenzale A/ H1N1 che è lo stesso ceppo del virus dell’influenza suina, ma è il cugino buono ed addirittura A/H1N1 è più tranquillo dell’H3N2 che temevamo fosse prevalente».

Rassicurati gli italiani sulla suina, quali sono i sintomi di questa influenza destinata a colpire comunque milioni di italiani?

«Oggi, grazie a sistemi di biologia molecolare più precisi, siamo in grado di riconoscere oltre ai ceppi prevalenti anche i secondari che sono un coacervo di 262 virus e sottotipi di virus. In una ipotetica scala, partendo dal basso abbiamo il rinovirus che causa il banale raffreddore, poi a salire ci sono tutti gli altri, al vertice troviamo quest’anno: L’A/H3N2 più severo con interesse neurologico, disattenzione, minor capacità cognitiva.  Questi virus nelle forme più pesanti procurano febbre elevata, dolori muscolari e articolari e sintomi respiratori. Le festività hanno contribuito alla diffusione, ora amplificata dal ritorno a scuola dei bambini».

Pochi rischi, dunque, ma occhio vigile sulle complicazioni…

«Purtroppo, i rischi  di bronchioliti da virus respiratori sinciziale  nei bimbi e polmoniti virali  o da sovrapposizioni batteriche negli adulti e negli anziani sono frequenti».

In questo quadro qual è il ruolo del Covid?

«Meno aggressivo del passato, il Covid nonostante sia ampiamente risolto, resta un spina nel fianco con una percentuale di 30/40 morti a settimana tra i fragili. Non è facile da individuare, se non col tampone, perché a seconda del soggetto che colpisce può determinare forme pesanti simil influenzali con polmoniti virali primarie».

Qual è il suo consiglio professore?

«Alle  persone molto anziane e ai fragili  è consigliato fare  il tampone per identificare eventualmente il Covid. Questo perché l’approccio terapeutico può essere diverso e comprendere il nuovo farmaco antivirale Paxlovid da assumere per bocca che riduce le complicanze. Per tutti gli altri la regola da seguire è no agli antibiotici preventivi  e uso della cosiddetta automedicazione responsabile. Ovvero utilizzo di farmaci da banco per attenuare i sintomi, ma senza azzerarli. E rivolgersi al Pronto Soccorso solo se si hanno difficoltà respiratorie oggettive».

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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