
L’influenza sta mettendo a letto milioni di italiani; eppure, il picco non sembra essere ancora arrivato. Fortunatamente il virus prevalente non è tra i più severi e non ci sono tracce dell’influenza suina come erroneamente ipotizzato in qualche Pronto Soccorso. Nessun allarmismo, dunque, come confermano le parole di Fabrizio Pregliasco, virologo e docente di Igiene Generale e Applicata presso l’Università di Milano, Direttore scientifico di Osservatorio Virusrespiratori.it e Direttore Sanitario d’azienda dell’IRCCS Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano.
Professore aumentano i casi di influenza, i Pronto Soccorso sono in allerta, noi dobbiamo preoccuparci?
«Questo inverno è caratterizzato da una influenza meno aggressiva del previsto. Temevamo una prevalenza del virus A/H3N2 di origine australiana, invece questo virus è presente solo in parte. A prevalere è il virus A/H1N1 meno impegnativo in termine di effetti sui pazienti. Comunque sia, siamo nella fase di ascesa e ipotizziamo complessivamente 14 milioni di casi».
Quali sono i ceppi che caratterizzeranno l’influenza di questa stagione?
«A farla da padrone sono questi due virus influenzali: A/H3N2 e A/H1N1 a cui si aggiunge Il Metapneumovirus umano e il virus respiratorio sinciziale. Nessun caso di influenza suina, invece, come erroneamente individuato in qualche ospedale. È stato commesso un errore di interpretazione. Perché ci sono stati casi di virus influenzale A/ H1N1 che è lo stesso ceppo del virus dell’influenza suina, ma è il cugino buono ed addirittura A/H1N1 è più tranquillo dell’H3N2 che temevamo fosse prevalente».
Rassicurati gli italiani sulla suina, quali sono i sintomi di questa influenza destinata a colpire comunque milioni di italiani?
«Oggi, grazie a sistemi di biologia molecolare più precisi, siamo in grado di riconoscere oltre ai ceppi prevalenti anche i secondari che sono un coacervo di 262 virus e sottotipi di virus. In una ipotetica scala, partendo dal basso abbiamo il rinovirus che causa il banale raffreddore, poi a salire ci sono tutti gli altri, al vertice troviamo quest’anno: L’A/H3N2 più severo con interesse neurologico, disattenzione, minor capacità cognitiva. Questi virus nelle forme più pesanti procurano febbre elevata, dolori muscolari e articolari e sintomi respiratori. Le festività hanno contribuito alla diffusione, ora amplificata dal ritorno a scuola dei bambini».
Pochi rischi, dunque, ma occhio vigile sulle complicazioni…
«Purtroppo, i rischi di bronchioliti da virus respiratori sinciziale nei bimbi e polmoniti virali o da sovrapposizioni batteriche negli adulti e negli anziani sono frequenti».
In questo quadro qual è il ruolo del Covid?
«Meno aggressivo del passato, il Covid nonostante sia ampiamente risolto, resta un spina nel fianco con una percentuale di 30/40 morti a settimana tra i fragili. Non è facile da individuare, se non col tampone, perché a seconda del soggetto che colpisce può determinare forme pesanti simil influenzali con polmoniti virali primarie».
Qual è il suo consiglio professore?
«Alle persone molto anziane e ai fragili è consigliato fare il tampone per identificare eventualmente il Covid. Questo perché l’approccio terapeutico può essere diverso e comprendere il nuovo farmaco antivirale Paxlovid da assumere per bocca che riduce le complicanze. Per tutti gli altri la regola da seguire è no agli antibiotici preventivi e uso della cosiddetta automedicazione responsabile. Ovvero utilizzo di farmaci da banco per attenuare i sintomi, ma senza azzerarli. E rivolgersi al Pronto Soccorso solo se si hanno difficoltà respiratorie oggettive».