mercoledì, Gennaio 15, 2025
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Infermiere Prescrittore: il modello inglese è un esempio da seguire?

Alcuni Stati Europei hanno già istituito da anni la funzione di “Infermiere Prescrittore di Farmaci e Dispositivi Medici”, un ruolo che manca in Italia

Rita Luchetti, Dott.ssa in Biologia. Master in gestione sanitaria EMMAS

In Italia, l’infermiere prescrittore non è previsto, nonostante la direttiva europea (Dir.2005/36/CE) preveda il mutuo riconoscimento delle qualifiche professionali. Le organizzazioni professionali infermieristiche hanno sollecitato l’adeguamento alle pratiche europee, ma l’Italia non ha ancora modificato la normativa per autorizzare altre professioni sanitarie alla prescrizione di farmaci e presidi, lasciandone, per ora, la facoltà ai soli medici. In aggiunta, per l’assenza di un chiaro quadro di definizione dei ruoli e responsabilità, alcune associazioni mediche hanno espresso riserve riguardo al trasferimento di competenze prescrittive ad altre figure professionali.

L’infermiere prescrittore nel Regno Unito  è una realtà

Diversamente, nel Regno Unito, per esempio, si possono trovare Infermieri Prescrittori. Questi, a seconda della formazione compiuta, sono di due tipologie: gli Infermieri Prescrittori Indipendenti che, dopo un training approfondito e specifico possono prescrivere farmaci (e presidi) rientranti nella loro area di competenza, ed i Prescrittori Supplementari che collaborano col medico, prescrivendo farmaci secondo un piano di cura condiviso e da quest’ultimo precedentemente validato.

Operativi nell’area di competenza clinica

Gli Infermieri Prescrittori, (che comprendono anche le ostetriche), operano solo all’interno della loro area di competenza clinica: esempio, un infermiere specializzato nella sola diabetologia può gestire un diabete, modificando la terapia in caso di scompenso o prescrivendo nuove molecole, ma non trattare patologie al di fuori di questa specializzazione.

Gli infermieri prescrittori sul territorio

In UK, gli Infermieri Prescrittori offrono supporto sul Territorio collaborando con i medici di base, e occupandosi della gestione di pazienti con condizioni permanenti (ad esempio, diabete, ipertensione, asma) in autonomia o sotto supervisione minima, seguendo protocolli concordati con i medici, giocando un ruolo chiave nel migliorare l’efficienza delle cure primarie. Questa collaborazione è valida nel gestire carichi di lavoro elevati e garantire un accesso più rapido alle terapie per pazienti cronici, in follow up o con esigenze di bassa complessità, come il trattamento di infezioni comuni, la gestione di sintomi minori o la prescrizione di farmaci ricorrenti.

Negli ospedali del Regno Unito gli infermieri prescrittori lavorano in aree specialistiche

Negli Ospedali del Regno Unito invece, gli Infermieri Prescrittori Indipendenti lavorano nelle diverse aree specialistiche quali l’oncologia, l’emergenza, il pre e post-operatorio, le cure palliative e la salute mentale. Offrono prevalentemente prescrizioni di farmaci antiemetici, antidolorifici, antidepressivi aiutando a diminuire efficacemente il carico di lavoro delle aree soggette a maggiore pressione.

La formazione per diventare infermieri prescrittori in UK

Per diventare Prescrittori Indipendenti, gli infermieri devono completare una formazione avanzata che comprende l’apprendimento teorico e pratico della diagnosi clinica della farmacologia e farmacocinetica, supervisionato da un medico o un altro Prescrittore Indipendente su ambiti specifici (es. diabetologia, ipertensione, ecc.) e devono rispettare un Codice di Condotta che definisce i principi etici, professionali e legali a cui devono attenersi. Per potere prescrivere in ambiente ospedaliero sono soggetti ad un periodo di formazione aggiuntivo.

L’introduzione dell’infermiere prescrittore in Italia

L’introduzione dell’Infermiere Prescrittore in Italia, una volta definite chiaramente le responsabilità e le competenze da assegnare, garantirà un valido supporto alla modernizzazione del sistema delle cure in questo periodo di carenza di risorse. Per essere realmente cost/effective va però inserito in un modello organizzativo moderno. A mio avviso, dopo idonea formazione, vedo immediato un efficace inserimento dell’Infermiere Prescrittore di Presidi Assistenziali, su cui la categoria detiene già una competenza uguale se non maggiore a quella del medico. Vedo invece, per l’inserimento dell’Infermiere Prescrittore di Farmaci nella medicina territoriale, la necessità di ampliare il numero di ambulatori di medicina di base di gruppo e di Case di Comunità dove la multidisciplinarità può finalmente avere i suoi spazi, eliminando il rischio che l’Infermiere prescrittore prenda, di fatto, il posto della segretaria del MMG nel produrre impegnative.

Negli ospedali meglio Unità Operative a Gestione Infermieristica

In ambito ospedaliero, invece, andrebbero implementati modelli organizzativi di “Unità Operative a Gestione Infermieristica”, dove, con il supporto di protocolli EB, l’infermiere possa agire con maggiore autonomia ed efficienza. In questo modo si andrebbero a diminuire i tempi di attesa per la validazione medica delle attività sul paziente. Non solo, si renderebbe il medico non più “stanziale” in reparto, ma libero di agire come specialista consulente in carico a tutto l’ospedale. Risposta efficace per diminuire i tempi di degenza a causa delle attese per le consulenze interne oltre che per gestire la ormai cronica, carenza di personale medico.

Vantaggi e criticità dell’infermiere prescrittore in ospedale

Ampliando la quota di responsabilità infermieristiche si potranno rivedere le funzioni ed i carichi di lavoro. Si potrà altresì inserire efficacemente la nuova figura di Assistente Infermiere, ruolo ad oggi, ancora molto dibattuto perché erroneamente inserito in un modello organizzativo obsoleto. L’unica vera criticità che vedo in questa “autonomizzazione dei compiti” (che sarà acutizzata dall’ingresso in sanità dell’IA), è la inevitabile perdita di una quota di comunicazione interprofessionale che porta, non tanto ad una “asetticità” della gestione del paziente, ma soprattutto alla perdita della condivisione delle idee che nascono dai due diversi punti di vista  – medico/infermieristico – che ha sempre costituito l’enorme valore aggiunto della nostra sanità italiana nella diagnosi prima di tutto, e poi nella cura del paziente.

A cura di Rita Luchetti,                                                                                                Dott.ssa in Biologia. Master in gestione sanitaria EMMAS

 

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