venerdì, Aprile 18, 2025
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Individuati due marcatori biologici comuni ad Alzheimer e SLA

I ricercatori dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano e del “Centro Dino Ferrari” dell’Università degli Studi di Milano grazie a nuove tecnologie hanno scoperto due biomarcatori nel sangue specifici per Alzheimer incrementati anche nella Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA)

I ricercatori dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano e del “Centro Dino Ferrari” dell’Università degli Studi di Milano hanno scoperto due biomarcatori nel sangue considerati specifici per la Malattia di Alzheimer che risultano significativamente incrementati anche nella Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA).

Lo studio  dei due biomarcatori comuni ad Alzheimer e SLA

Nature Communications pubblica in questi giorni un rilevante lavoro che ulteriormente contribuisce a sottolineare quanto le patologie neurodegenerative confluiscano in comuni momenti patogenetici caratterizzati anche da comuni biomarcatori. In uno sforzo congiunto con diversi Centri in Germania, i ricercatori dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano e del “Centro Dino Ferrari” dell’Università degli Studi di Milano hanno largamente contribuito allo studio che rivela come, inaspettatamente, due biomarcatori nel sangue considerati specifici per la Malattia di Alzheimer (p-tau 181 e p-tau-217) risultino significativamente incrementati anche nella Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA).

Il ruolo delle nuove tecnologie

I risultati ottenuti sono stati raggiunti grazie all’impiego di nuove tecnologie come ha evidenziato la professoressa Antonia Ratti, genetista:  «Lo studio ha evidenziato la necessità e l’ importanza di collezionare biomarcatori nella patologia neurodegenerativa in Istituto, in modo da acquisire grazie alle più avanzate tecnologie, inattese nuove informazioni.  Uno sforzo  che è stato premiato».  

 L’origine dei due biomarcatori comuni ad Alzheimer e SLA

«Le p-tau diventano inaspettatamente biomarcatori non solo della malattia di Alzheimer, ma anche della SLA – riferisce il Prof. Nicola Ticozzi, neurologo, – una scoperta densa di apparenti contraddizioni, ma anche di nuove prospettive con impatto sulla diagnosi di patologie con cui regolarmente ci cimentiamo in Istituto». «Grazie allo sviluppo di tecnologie atte a rilevare biomarcatori di neurodegenerazione in laboratorio è stato possibile gettare le basi per la scoperta – ha aggiunto  il Dott. Federico Verde, neurologo -. Questo rende la neurodegenerazione un processo condiviso tra diverse malattie con meccanismi comuni,  ma dove però può prevalere apparentemente una singola espressione clinica».

Futuri passi della ricerca

I futuri passi della ricerca su questo tema includono:

  1. Studio del muscolo scheletrico: Approfondire la ricerca sull’origine dei biomarcatori p-tau 181 e p-tau-217 nel muscolo scheletrico dei pazienti affetti da SLA. Questo potrebbe portare a nuove scoperte sulla patogenesi della SLA e della Malattia di Alzheimer.
  2. Sviluppo di tecnologie avanzate: Continuare a sviluppare tecnologie avanzate per la rilevazione dei biomarcatori nel sangue e nel muscolo. Questo permetterà di acquisire nuove informazioni e migliorare la diagnosi precoce delle patologie neurodegenerative.
  3. Collaborazioni internazionali: Rafforzare le collaborazioni con istituzioni internazionali per condividere dati e risorse, e accelerare il progresso della ricerca.
  4. Impatto clinico: Esplorare l’impatto clinico della scoperta dei biomarcatori comuni su Alzheimer e SLA, e sviluppare nuove strategie terapeutiche basate su queste informazioni.
  5. Monitoraggio terapeutico: Occorre utilizzare i biomarcatori per monitorare l’efficacia delle terapie in tempo reale, collegando i cambiamenti strutturali nel cervello ai risultati clinici.

 

 

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