lunedì, Gennaio 13, 2025
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Il Pianeta e il cibo sono sotto minaccia?

Il Pianeta e il cibo sono sotto minaccia? ‘Il Bello che c’è’, la nostra rubrica della domenica, oggi lancia una provocazione e una riflessione. Provocare è un bellissimo verbo che ci indica un’azione da compiere per svegliare gli animi di chi sonnecchia, di chi si adagia o di chi non ha voglia di mettersi in moto per far fare.

Cambiamento climatico e cibo

Oggi è fondamentale far riflettere le persone sull’importanza delle azioni che si compiono quando si va a fare la spesa e quando si mette il cibo a tavola. Quando in modo ossessivo/compulsivo facciamo la spesa, accumuliamo, per riempire la dispensa. Scelte che possono essere poco consapevoli e responsabili e che rischiano di avere un forte impatto sulla salute dell’uomo e su quello del nostro Pianeta. In questi ultimi anni stiamo assistendo al fenomeno del cambiamento climatico. L’Italia è un’area che subisce più di altre gli impatti degli eventi estremi sempre più frequenti e intensi, come precipitazioni, fenomeni siccitosi, ondate di caldo e inondazioni.

Fare insieme per il pianeta a tavola

Il nostro futuro e quello del Pianeta dipendono, anche, dalle scelte che facciamo a tavola. Il sistema alimentare è la più grande minaccia per la biodiversità globale. Parlare oggi di prevenzione, in ambito nutrizionale, significa pensare non solo alla salute dell’uomo, ma anche a quella della terra.

Due domande fondamentali:

  • Quello che mangiamo contribuisce alla crisi climatica o ne è vittima?
  • Come dovrà essere coltivato il nostro cibo, come dovrà essere orientata la nostra dieta per mantenere in salute noi e il nostro pianeta?”

Diete più sane e sostenibili

Ormai diversi studi hanno decretato che diete più sane e sostenibili possono ridurre di almeno un 20% le morti premature e almeno del 30% le emissioni di gas serra legate al cibo, migliorando la nostra longevità, il nostro benessere e la salute del clima. Alimentazione sostenibile e Sviluppo sostenibile sono così legati in modo biunivoco.

I dati di WWF Italia per Food4Future

«Il dato più significativo è l’80% della perdita di biodiversità globale, causata dall’agricoltura e dal sistema alimentare globale. Abbiamo perso circa 8 esseri viventi su 10 di quelli che abitavano fiumi, laghi, mare, terra. A livello evolutivo è qualcosa che non è mai successo nella storia. Nonostante il 40% delle terre emerse sia già sfruttato per l’agricoltura e l’allevamento, la prima causa di deforestazione mondiale rimane la creazione di nuove coltivazioni, pascoli e piantagioni. Il 23% delle emissioni globali di gas serra deriva dall’agricoltura, percentuale che arriva al 37% se si considerano tutti i processi di trattamento e trasporto dei prodotti alimentari. Due terzi dei mammiferi terrestri sono quelli che ci mangiamo, bovini e suini allevati, tutto il resto, cioè la fauna selvatica, dalle balene, ai leoni fino ai panda, è ridotto ormai al 4% della biomassa dei mammiferi. Con l’uso indiscriminato dei pesticidi in agricoltura stiamo mettendo a serio rischio la sopravvivenza degli insetti impollinatori, le api e non solo, da cui dipende, direttamente o indirettamente, ben il 70% delle colture alimentari umane nel mondo. Stiamo dunque minacciando non solo il Pianeta, ma noi stessi», dicono da WWF Italia

Equilibrio ecologico compromesso

Il modello di agricoltura e allevamento industriale che ha preso piede nel Novecento, infatti, impoverisce e degrada le basi della nostra vita, come l’acqua, l’aria e il suolo, compromettendo l’equilibrio ecologico necessario alla produzione di cibo.

Associazione Terra: siamo a un punto di non ritorno

«Le attività umane stanno spingendo il clima verso un punto di non ritorno. L’attuale modello di produzione industriale del cibo è fra le principali cause di questa crisi, con ricadute pesanti sugli ecosistemi e i lavoratori della terra. Questo sistema produce cibo a prezzi stracciati, perché nasconde i suoi enormi costi sociali e ambientali per garantire profitti a poche grandi imprese. La produzione di frutta e verdura rappresenta uno dei più importanti settori del Made in Italy. Ma oggi è in profonda crisi: negli ultimi 20 anni abbiamo perso 25 mila ettari di aranceti e 12 mila coltivati a pere. Dal 2015 al 2020 la produzione di kiwi è crollata del 25%.»

Come deve essere una dieta sostenibile?

Esiste un grafico che mette bene in relazione i vari cibi in base alla loro salubrità per noi e per il pianeta è la ‘Doppia piramide invertita’. «Nella piramide di sinistra troviamo quelli che sono i cibi raccomandati dalla Dieta Mediterranea per la salvaguardia della salute dell’uomo -dichiara Erika Spaggiari, biologa e nutrizionista – in basso ci sono quelli da incrementare come verdura, frutta, cereali integrali e all’apice quelli più sfavorevoli come carni processate, zuccheri. In modo assolutamente speculare, sono gli stessi cibi che, nella seconda piramide, troviamo come negativi anche per il pianeta. In entrambi i casi, i cibi peggiori sono quelli che portano a un impoverimento del pianeta, rispetto ai terreni e alla qualità del cibo che si produce. Per l’uomo, invece, si parla di ‘Fame Nascosta’, ossia del fatto che, nonostante l’apporto calorico di ciò che si mangia soddisfi abbondantemente le esigenze nutrizionali, l’introito di micronutrienti (vitamine, minerali, antiossidanti) è insufficiente per mantenerci in salute e prevenire le principali patologie del nostro tempo.

Allevamenti intensivi

Tra i maggiori responsabili di inquinamento ambientale in ambito alimentare, troviamo sicuramente gli allevamenti intensivi, sia di carne animale che di pesce. I primi sono responsabili del 14,4% delle emissioni antropiche di gas serra, una percentuale che si avvicina moltissimo a quella dei trasporti (FAO, Tracling Climate Change through Livestock: A Global Assessment of Emissionsban Mitigation Opportunities). Per produrre un solo kg di carne, sono necessari seimila litri di acqua e 4 kg di mangime, senza pensare agli scarti di produzione che impattano notevolmente sulla produzione di gas serra. Oltre, dunque, a essere molto inquinanti, gli allevamenti intensivi (di suini, bovini e pollame) producono carne di scarsa qualità da un punto di vista nutrizionale. Bovini allevati al pascolo possono avere dal 25 al 50% di grassi saturi in meno rispetto a quelli cresciuti in modo intensivo, i polli addirittura possono arrivare fino a un 65% in meno.

Carni “sostenibili”

Contemporaneamente, le carni cosiddette “sostenibili”, possono contenere quantitativi di Omega 3 molto maggiori rispetto alle “intensive”: +430% per quelle bovine, +565% per quelle avicole, +290% per le suine. Percentuali decisamente importanti, se consideriamo quanto gli Omega 3 siano fondamentali per mantenere in salute in primis il nostro apparato cardiovascolare. Stessa cosa succede per Betacarotene e Vitamina E, due importanti antiossidanti che sono quasi assenti nelle carni intensive rispetto alle altre.

Allevamenti intensivi di pesce

Il salmone, ad esempio, è uno dei pesci più consumati e che in Italia proviene per l’85% da acquacoltura. L’impatto ambientale è decisamente sfavorevole, se si pensa all’inquinamento delle acque, al sovrappopolamento, con conseguente utilizzo di farmaci e, non ultimo, all’impatto di gas serra (un kg di salmone produce 4,5 kg di CO2 equivalenti). Tutto questo si ripercuote poi su quello che portiamo in tavola, ossia un pesce pieno di antibiotici, antiparassitari, pesticidi e coloranti e quindi molto povero nutrizionalmente

Cattive notizie anche sul lato vegetariano

«Purtroppo, anche sul fronte vegetariano non ci sono sempre belle notizie. Anche se frutta e verdura restano le basi della nostra Dieta Mediterranea -continua la dottoressa Spaggiari- negli ultimi 50 anni è stata triplicata la produzione di cibo, ma estendendo le superfici coltivate solo del 12%, quindi la resa dei terreni è stata praticamente raddoppiata. Questo ha portato a un utilizzo massiccio di fertilizzanti e concimazioni chimiche che nel lungo termine contribuiscono a rendere meno fertili i terreni. Inoltre la frutta e gli ortaggi prodotti hanno una qualità nutrizionale decisamente inferiore, soprattutto per quanto riguarda antiossidanti (polifenoli, vitE e C) e vitamine (folati, vitB, vitC ed E)».

Dottoressa Spaggiari e le uova biologiche?

«Anche per le uova, altro cibo importante per la nostra salute, dobbiamo assolutamente stare attenti alle scelte che facciamo. Le uova codice 0, ossia quelle provenienti da allevamenti biologici, sono le uniche che mantengono inalterati i valori di Omega3, Betacarotene, VitE, VitB9 e VitB12, oltre a contenere meno Acido Arachidonico, un acido grasso pro-infiammatorio. Anche da un punto di vista ambientale, ogni uovo prodotto da allevamenti intensivi (uova codice 3) produce 22 gr di gas serra, senza pensare ai rifiuti prodotti e spesso smaltiti in modo inadeguato che vanno ad inquinare i terreni e i corsi d’acqua circostanti»

Il latte inquina?

«Secondo uno studio della BBC News, produrre un bicchiere di latte richiede 650 metri quadri di terreno e consumare un bicchiere di latte tutti i giorni per un anno inquina tanto quanto guidare un’automobile a benzina per 941 km -dichiara Erika Spaggiari – Il latte che troviamo prevalentemente sugli scaffali del supermercato è diventato una bevanda povera da un punto di vista nutrizionale perché proveniente da vacche da allevamenti intensivi e non da pascolo. In quest’ultimo caso, il latte risulta essere più ricco fino a un 430% in più di Betacarotene e fino a un 185% in più di Omega3 (senza che questi siano aggiunti a parte attraverso processi industriali)».

Come si salva il Pianeta e la tavola?

Possiamo scegliere. Scegliere i piccoli produttori locali piuttosto degli ipermercati, così facendo rispettiamo la varietà nel consumare frutta e verdura di stagione. Questi impiegano poco tempo per arrivare sulle nostre tavole mantenendo così un più elevato apporto nutrizionale rispetto a quelle che, fuori stagione, devono permanere a lungo nei frigoriferi prima di giungere ai banchi del supermercato. Leggere attentamente le etichette dei prodotti; ruotare il più possibile i cibi e cercare di salvaguardare la stagionalità di ciò che mettiamo in tavola.

Cibo e caporalato, l’altra faccia

Il nuovo report “Cibo e sfruttamento- Made in Lombardia” di Terra! Svela, invece, un’altra faccia del Nord Italia, dove lo sfruttamento è in troppi casi la norma. Il caporalato in Italia spesso è raccontato come un fenomeno che riguarda solo le regioni del Mezzogiorno, ma non è così.

Terra!

Terra! Un’associazione ambientalista impegnata dal 2008 a livello locale, nazionale e internazionale in progetti e campagne sui temi dell’ambiente e dell’agricoltura ecologica. Da anni Terra! indaga le distorsioni presenti lungo le filiere agroalimentari, con un approccio capace di tenere insieme tutti gli attori del sistema e tutte le connessioni. Uno sguardo che ci ha permesso di non ridurre a cronaca i casi di sfruttamento, ma di inserirli all’interno di un meccanismo economico più grande, che genera povertà e precarietà.

La Lombardia colpita dal caporalato

La Lombardia, con una produzione agro-industriale del valore di oltre 14 miliardi di euro, è la prima regione italiana nell’agro-alimentare. Allo stesso tempo, però, è una delle regioni più colpite da procedimenti giudiziari riguardanti il caporalato. In Lombardia lo sfruttamento si è evoluto in forme più ricercate e che riescono a sfuggire ai controlli. Cooperative, turni estenuanti, contratti pirata e lavoro grigio sono espressione di una filiera sempre più iniqua.

Report “Cibo e sfruttamento”

«Il report racconta di tre filiere agroalimentari attraverso decine di interviste ai diversi operatori e migliaia di chilometri percorsi nelle province di Mantova, Brescia, Bergamo e Cremona – spiega l’associazione-. È quello che facciamo anche con “Cibo e sfruttamento- Made in Lombardia”. Un report realizzato con il sostegno della Fondazione Cariplo, dove analizziamo il fenomeno del caporalato da un nuovo punto di vista e da nuove latitudini».

La riflessione

Da qualche parte, di recente, ho letto che il cibo è resiliente. Pensate, nonostante sia sotto attacco, sfruttato, derubato, modificato e annientato, il cibo si adatta. La riflessione di questa domenica è che il cibo ogni giorno, nella ciclicità delle sue stagioni, nel modo diverso di cuocerlo, nell’assemblare proteine, carboidrati e grassi, ci dimostra adattamento alle nostre abitudini. Noi non possiamo rispondere a questo con riluttanza. Il cibo salva, cura e preserva e già Ippocrate, 2000 anni fa, sosteneva: «Lascia che il cibo sia la tua medicina». Occupiamoci tutti di fare la nostra parte con amore e responsabilità. Il bello è sapere che su questi argomenti i riflettori sono puntati. Che il mondo delle associazioni di salvaguardia ambientale stanno facendo un lavoro immenso per salvare il Pianeta e la nostra tavola, quindi la nostra salute. Grazie!

Fonti: WWF Italia-Food4Future; Terra!; “Fragole d’Inverno” di Fabio Ciconte; “Il grande carrello” di Ciconte e Liberti; Presidio Slowfood; PuBMed; Coldiretti

 

 

 

moiraperruso
moiraperruso
Giornalista professionista da oltre 30 anni. Nasco come fotoreporter di cronaca. Un lavoro che mi ha permesso di mettere in fila, su una linea orizzontale immaginifica, occhio, testa e cuore, nel preciso momento dello scatto. Ho potuto vedere luoghi e avere dentro il mirino della mia Nikon volti e storie che mai potrò dimenticare. Solo più tardi all'immagine si è affiancata la scrittura. E' arrivata una notte, dopo il crollo di una palazzina a Milano. Il mancato arrivo del giornalista di una testata importante, che accompagnavo con le mie foto, mi ha reso improvvisamente protagonista. "Moira oltre la foto fai anche l'articolo?" Mi chiese il caporedattore di turno. "Ma cosa faccio? Non ho mai scritto?" E lui mi disse una cosa che illuminò la notte buia: "Scrivi quello che vedi". E così fu. Il mio battesimo arrivò davanti ad una palazzina crollata che si era portata via, sogni, progetti e pezzi di vita di numerose famiglie. Da quel giorno scrivo, racconto e rappresento la verità. Il mio motto è il primo dei dieci comandamenti della stampa di Piero Ottone: " Scrivi sempre la verità, tutta la verità, solo la verità"
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