venerdì, Aprile 18, 2025
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Il futuro dell’igiene orale: nasce lo spazzolino personalizzato

Smartbrush è l’unico spazzolino elettrico, completamente personalizzato sulla bocca dell’utente in seguito a scansione o impronta digitale, capace di garantire un’igiene orale professionale in meno di trenta secondi, con una rimozione della placca superiore al 80%. A cura di Federica Bosco

Gli spazzolini elettrici e manuali attualmente disponibili sul mercato sono efficaci, ma spesso non vengono utilizzati correttamente. La tecnica di utilizzo varia da spazzolino a spazzolino, e anche i migliori strumenti richiedono una certa abilità e costanza per funzionare bene. Tuttavia, il 90% delle persone non riesce a mantenere una routine di igiene orale davvero efficace e, soprattutto, a farlo con costanza. Un problema a cui  pongono rimedio i professionisti di Clean OS, una startup tutta italiana, con lo spazzolino personalizzato che sarà disponibile sul mercato entro la fine del 2025. Ne parliamo con Pietro Pastore, dentista specializzato e figura chiave nella realizzazione del primo spazzolino elettrico personalizzato sulla bocca del paziente.

Come è nata l’idea dello spazzolino personalizzato?

«Per risolvere il problema di una igiene orale non ottimale, è nata l’idea di creare uno spazzolino personalizzato, un vero e proprio “autolavaggio per la bocca”. L’obiettivo principale è semplificare la routine di igiene orale, riducendo al minimo l’errore umano e rendendo il processo più veloce e accessibile a tutti, comprese le persone con disabilità motorie o visive».

Spazzolino elettrico personalizzato Smartbrush di Clean OS
Spazzolino elettrico personalizzato Smartbrush di Clean OS

Quali sono le caratteristiche che lo rendono differente dagli altri spazzolini sul mercato?

«Questo spazzolino segue l’arcata dentale dell’utente e garantisce che le setole raggiungano i punti critici della bocca, poiché ogni bocca è diversa. L’idea è stata sviluppata in collaborazione con i dentisti, che possono consigliare l’acquisto di questo dispositivo ai pazienti che non riescono a ottenere buoni risultati con gli strumenti tradizionali».

Per arrivare ad avere uno spazzolino personalizzato cosa deve fare un paziente?

«Il processo inizia con una visita dentistica, durante la quale viene effettuata una scansione o un’impronta della bocca del paziente. Questo consente di creare un dispositivo su misura, garantendo una rimozione costante della placca superiore all’80%, rispetto a una media del 60% per gli spazzolini elettrici tradizionali».

Immagino che personalizzare uno  spazzolino richieda un lavoro di precisione non indifferente e dunque dei costi elevati…

« Il costo dello spazzolino sarà di 200 euro, comprensivo dell’impronta effettuata dal dentista. La personalizzazione non avviene in laboratorio, ma attraverso una tecnologia che suddivide l’arcata in micro-moduli standardizzati in diverse taglie. Una volta assemblati sull’arcata del paziente, questi moduli creano un dispositivo unico, garantendo una pulizia altamente personalizzata ed efficace. Attualmente, il prodotto è disponibile solo per adulti, poiché la dimensione dell’arcata e lo sviluppo dei denti nei bambini sono più complessi. Tuttavia, si tratta di un segmento ad alto potenziale, fortemente richiesto dai genitori, che intendiamo servire nei prossimi anni».

Quali sono i vantaggi dello spazzolino personalizzato?

«Grazie alla sua personalizzazione, è adatto a tutti ma particolarmente utile per chi soffre di patologie orali difficili da controllare con i metodi tradizionali, come gengivite e parodontite. È realizzato con setole in nylon e plastiche che riducono l’adesione dei batteri, e utilizza due tipi di movimentazione: una reciprocante e l’altra transitoria lungo l’arcata dentale».

Quanto dura in media questo spazzolino?

«La durata dello spazzolino personalizzato è superiore a quella degli spazzolini attuali, che devono essere sostituiti trimestralmente. In questo caso, ci saranno due testine, una per l‘arcata superiore e l’altra per quella inferiore, con una durata di circa nove mesi l’una».

 

 

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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