mercoledì, Luglio 9, 2025
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Il futuro della sanità territoriale: il ruolo chiave dei medici di famiglia

Il Ministro della Salute Orazio Schillaci ieri in Regione Lombardia «Per una sanità più accessibile e vicina ai bisogni dei cittadini serve formazione e valorizzazione di MMG e infermieri».

La sanità italiana è ad un punto di svolta. La medicina territoriale, infatti,  è tornata al centro del dibattito, spinta dall’esigenza di offrire servizi più vicini ai cittadini e di superare le criticità emerse negli ultimi anni. In questo scenario, il ruolo dei medici di medicina generale (MMG) e degli infermieri si rivela cruciale, ma è necessario ripensarne la formazione, l’organizzazione e la valorizzazione professionale. Ne ha parlato ieri in Regione Lombardia  il Ministro Orazio Schillaci intervenuto alla 26° edizione di Salute Direzione Nord.

Il medico di medicina generale, pilastro della sanità territoriale

«Il medico di famiglia deve restare il primo presidio di riferimento per i cittadini», ha sottolineato il ministro della Salute, Orazio Schillaci. Il suo appello è chiaro: «per costruire una sanità territoriale efficace, serve la collaborazione leale dei medici di medicina generale, che dovranno destinare parte del loro tempo alle Case di comunità e alle strutture territoriali, senza compromettere il fondamentale rapporto fiduciario con i pazienti», ha più volte ribadito.

Medici di medicina generale convenzionati o dipendenti?

Per i medici di base, dunque, si profila all’orizzonte un bivio: mantenere lo status di convenzionati oppure diventare dipendenti del Servizio Sanitario Regionale? Su questo punto il ministro ha aperto al confronto con le Regioni, ribadendo la necessità di garantire comunque ai nuovi MMG la libertà di poter scegliere. Ciò che sarà necessario per Schillaci è una maggiore  flessibilità dei medici di medicina generale che dovranno dedicare una parte del loro tempo alle case di comunità, in particolare nelle aree a maggiore carenza di personale, senza però snaturare  il rapporto personale con i pazienti che da sempre caratterizza la medicina di famiglia.

Una formazione della sanità territoriale per attrarre i giovani

Un nodo centrale riguarda la formazione dei medici di medicina generale. «La professione del medico di famiglia oggi è meno attrattiva per i giovani – ha spiegato Schillaci – e anche in una regione avanzata come la Lombardia è difficile reperirli».  Il ministro propone di trasformare la formazione attuale in una vera scuola di specializzazione universitaria, con un percorso più strutturato, salari adeguati e pari dignità rispetto alle altre specializzazioni. L’obiettivo è restituire prestigio e appeal a una professione fondamentale per il funzionamento della sanità pubblica, incentivando i giovani a intraprendere questo percorso e garantendo così il ricambio generazionale.

Infermieri: più formazione, più carriera, più retribuzione

Un altro tema urgente è quello della valorizzazione degli infermieri. «È un problema mondiale, ma dobbiamo fare un salto di qualità », ha dichiarato Schillaci, sottolineando come la laurea in scienze infermieristiche debba diventare più attrattiva, ma soprattutto come sia necessario riconoscere agli infermieri un ruolo più ampio e una carriera strutturata. Nella sanità moderna, l’infermiere deve essere una figura sempre più autonoma, con competenze specifiche che vadano oltre l’assistenza tradizionale. Questo richiede non solo migliori retribuzioni, ma anche percorsi di crescita professionale e specializzazioni che permettano di trattenere i talenti nel Servizio Sanitario Nazionale.

Meno burocrazia e più tutela per i medici

Il ministro ha infine ribadito l’impegno per garantire la tutela legale dei medici attraverso lo “scudo penale” definitivo, per ridurre la medicina difensiva, spesso causa di esami inutili e di un aggravio di costi per il sistema sanitario. Una maggiore serenità per i professionisti potrebbe contribuire anche a migliorare la gestione delle liste d’attesa.

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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