giovedì, Aprile 24, 2025
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Il dermatologo dei vip Di Pietro “smonta” gli esosomi in medicina estetica

Gli esosomi in medicina estetica rappresentano l'ultima frontiera in tema di rigenerazione cellulare. Un messaggero miracoloso che non convince il Prof. Antonino Di Pietro, dermatologo, Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita-Cutis

Gli esosomi sono davvero in grado di tirare indietro le lancette dell’orologio per la nostra pelle, rendendola giovane e senza rughe? Nell’ultimo  IMCAS World Congress 2025 di Parigi è stato uno degli argomenti più seguiti. Considerati fino a pochi decenni fa degli scarti cellulari, oggi gli esosomi sembrano avere invece un grosso potenziale come messaggeri. In grado di raggiungere cellule lontane consegnano sostanze attive aprendo di fatto nuove prospettive terapeutiche anche in medicina estetica. Chi non crede ancora in un impiego “miracoloso” degli esosomi in medicina estetica è il professor Antonino di Pietro, Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita-Cutis presso Palazzo della Salute Wellness Clinic, e Presidente Fondatore  di ISPLAD.

Prof. Antonino Di Pietro, dermatologo
Prof. Antonino Di Pietro, Direttore Istituto Dermoclinico Vita Cutis Milano

Professore perché lei nutre molti dubbi sugli esosomi?

«Come divulgatore scientifico e medico amo informare i miei pazienti, dico loro sempre la verità anche se, a volte, questa è scomoda. In questo momento gli esosomi sono virali, ma io ho il dovere di fare luce e spiegare perché queste vescicole ad oggi non sono affatto miracolose».

Dunque sugli esosomi non fa sconti. Cosa sono innanzitutto?

«Di fatto sono scatole sferiche prodotte dalle cellule. Contengono messaggi che possono essere trasmessi da una cellula ad un’altra. Ad un certo punto della sua vita, la cellula forma una vescicola che col tempo si ingrossa. All’interno la cellula mette delle informazioni. La vescicola diventa una bollicina sulla superficie della cellula, si chiude e si stacca  per andare verso ad altre cellule. Quando ciò accade, si genera l’esosoma. Quindi gli esosomi sono dei contenitore di messaggi prodotti da una cellula per informare altre cellule».

Quali informazioni portano?

«Questo è il punto cruciale. Oggi nella medicina estetica si racconta che gli esosomi messi sulla pelle, la fanno ringiovanire. Siccome la legge vieta di iniettarli, si spalmano e per rendere più efficace l’assorbimento si utilizzano i microneedling. In questo modo attraverso i buchi che si creano sulla pelle gli esosomi entrano e rigenerano la pelle. Questa al momento è una fantasia».

Perché lei ritiene si tratti di una soluzione non efficace?

«Innanzitutto, gli esosomi di cui oggi si parla in medicina estetica sono di natura vegetale. In pratica si utilizzano esosomi che si ricavano dalle piante e quindi trasportano informazioni ad altre cellule delle piante. Ad esempio dicono alle cellule raggiunte di fabbricare foglie, fusto o semi. Quindi si mettono questi esosomi sulla pelle e si dice che la pelle tornerà giovane».

Come può dunque l’esosoma dire alle cellule di produrre collagene e elastina?

«La cosa più inverosimile è che si utilizzano questi esosomi che dovrebbero contenere informazioni vegetali per far crescere delle cellule umane. Questa è la prima stortura. La seconda è che non si può parlare di esosomi, ma si dovrebbe parlare delle sostanze contenute negli esosomi, ma anche qui occorre capire bene di cosa si tratta».

Quindi c’è ancora molta confusione sull’argomento …

«Occorre poi sapere che gli esosomi sono contenitori molto fragili, si alterano subito alla luce e questo succede già in vivo con le cellule che parlano tra di loro. Si immagini gli esosomi prelevati, messi dentro un gel e conservati per mesi. È evidente che il principio attivo non c’è più. Non solo, poi occorre considerare che i buchi fatti con microneedling attivano un processo infiammatorio nella pelle».

Secondo lei un utilizzo efficace di esosomi in medicina estetica è oggi inverosimile?

«Gli esosomi  possono essere interessanti se si parla di esosomi umani, ma ancora non c’è una metodologia così sofisticata da riuscire a  prelevarli dalla pelle, fare in modo di mantenerli in vita per poi reimpiantarli o rimetterli in corpo. Ma di sicuro non si dovrebbe traumatizzare la cute con il laser o con il microneedling».

Perché oggi si considerano gli esosomi come dei nuovi prodotti miracolosi per la pelle?

«Tutto è finalizzato ad azioni di marketing. I medici nei congressi portano casi di successo  ottenuti con gli esosomi, poi è sufficiente che i social amplifichino la notizia perché si parli di grossa novità, senza alcun controllo».

Premesso che ancora si sa poco sulla materia, sono stati individuati  i possibili effetti collaterali?

«Potrebbero esserci reazioni allergiche sulla pelle e infezioni dovute sia al trauma, sia al fatto che quasi tutti i  gel attualmente in commercio sono realizzati per essere utilizzati su pelle integra e non bucherellata da aghi e laser».

Ci sono dei consigli da dare ai lettori per mantenere giovane la pelle in attesa di avere sviluppi sugli esosomi?

«Per mantenere la pelle giovane è fondamentale assicurarle idratazione e nutrimento, con un’alimentazione ricca di vitamine e oligoelementi e con un’igiene corretta. Le creme aiutano a ritardare l’insorgenza delle rughe. Per proteggere l’epidermide dagli agenti esterni i nutrienti contenuti nelle creme hanno il compito di mantenere l’equilibrio idrico e lipidico, favorire la produzione di nuovo collagene ed elastina, migliorare la microcircolazione per aumentare lo scambio d’ossigeno ed eliminare gli scarti metabolici. Ma non solo: la vitamina C assorbita con la crema ha un’efficacia sulla pelle fino al 70% in più rispetto allo stesso quantitativo assunto per bocca. Questo è valido anche per gli omega3 e gli omega6. Ad ogni cambio di stagione è consigliato un peeling per eliminare le cellule morte mentre  periodicamente si può fare un trattamento a base di acido ialuronico che stimola i fibroblasti a produrre più elastina e collagene».

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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