Il Bello che c’è! Oltre il limite, la libertà. Non solo. C’è la capacità delle famiglie di persone con disabilità di lasciarli crescere indipendenti dentro un amore più grande. Insegnandoli, con determinazione, superando il limite della disabilità, lanciando il cuore oltre l’ostacolo.
La Fondazione CondiVivere
Nasce nel 2011 dal desiderio, di genitori e fratelli di persone disabili, di pensare ad un “dopo di noi” a partire dal “durante noi”, nella convinzione che il cammino verso la vita adulta debba essere intrapreso fin dalla primissima infanzia coltivando giorno dopo giorno autodeterminazione e indipendenza. Fondazione CondiVivere unisce le famiglie con un vincolo giuridicamente stabile e si fa garante di una continuità progettuale anche in vista del “dopo di noi”. Promuove la formazione e la ricerca scientifica nel campo della disabilità intellettiva e delle buone prassi per una vita indipendente sotto la responsabilità del suo Comitato Scientifico e a partire dagli studi e dalle ricerche del prof. Nicola Cuomo, docente di Pedagogia Speciale (UNIBO) e ricercatore di fama internazionale nel campo dello sviluppo e il potenziamento delle “originali intelligenze”.
Con “Sì, si può fare” anche i ragazzi con disabilità lavorano
La gestione del Il Bottegaio NoStrano, aperto nel 2015, è affidata alla cooperativa “Sì, si può fare”, creata dalla Fondazione CondiVivere e oggi vero e proprio mantra per i ragazzi disabili e le loro famiglie. «Si tratta di un laboratorio pedagogico per lo sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale – spiega Teresa Bellini, mamma di Alberto e membro della Fondazione – qui i ragazzi apprendono attraverso dei compiti assegnati, hanno delle responsabilità e imparano a gestire le relazioni. In questo modo sviluppano le capacità cognitive in un contesto inclusivo». A fare la differenza in questo punto vendita è proprio il concetto di lavoro e inclusione. Infatti, qui i ragazzi con disabilità vengono seguiti da un educatore che, sulla base delle caratteristiche e delle passioni che manifestano, avvia un processo di inserimento lavorativo.
Il Bottegaio NoStrano
È un piccolo negozio di vicinato, un fiore nel deserto con il quale far crescere un’oasi di benessere per chi vive sul territorio e per chi ha delle fragilità. Un negozio di prodotti alimentari biologici ad alta qualità etico e solidale, situato nella periferia nord di Milano. Siamo a Dergano, quartiere popolare, al civico 14 di via Tartini.
Una palestra di vita per i ragazzi disabili
Tutti gli scaffali sono ordinati in modo da agevolare i ragazzi che si alternano nell’arco della giornata. Ad accompagnarli in questo percorso formativo ci sono gli educatori della cooperativa. E’ una “palestra” per creare le basi per il futuro, quando i ragazzi saranno inseriti in contesti lavorativi esterni. Un tabellone delle responsabilità nel retrobottega è il timone del lavoro settimanale: sono riportate mansioni, turni e educatori di riferimento.
Teresa, qual è il ‘bello che c’è’ dentro questa esperienza?
«Il bello che c’è del nostro progetto si racchiude in un concetto fondamentale: considerare la persona con disabilità non un peso ma un portatore di risorse. Un cittadino del mondo che, in quanto persona, ha il diritto, come tutti gli altri, di autodeterminare scelte e decisioni nel proprio progetto di vita». Teresa Bellini oggi è in pensione come psicologa clinica, ha lavorato in psichiatria e nei Sert.
Una visione rivoluzionaria
«Dodici anni fa la nostra visione fu davvero rivoluzionaria -continua Teresa- Le persone con disabilità vengono considerate, da sempre, faticose perché un peso per la famiglia e difficili da inserire nella società. Invece, abbiamo invertito la rotta. Ad esempio, io avevo una visione di mio figlio disperante. Riuscivo solo ad immaginarlo all’interno di un qualche Istituto, era come se il deficit costituisse la persona e non ci fosse altro a raccontare mio figlio. Sottolineavo solo i suoi limiti. Abbiamo quindi iniziato a studiare le ricerche in Pedagogia Speciale del prof. Nicola Cuomo sul Metodo Emozione di Conoscere e il Modello Empatico-Relazionale che ci ha cambiato completamente la visione della disabilità dei nostri figli. Amo dire: da quel momento abbiamo messo degli occhiali diversi. E tutto è cominciato!»
Stimolare le capacità residue
Il prof. Cuomo ha lavorato in Giappone e Spagna, nel progetto delle case condivise. Alcuni Paesi europei avevano cominciato a vedere le persone con disabilità in modo diverso, ovvero, puntando sulle loro potenzialità. Stimolando le capacità residue e le potenzialità che ci sono in ogni persona e che determinano la percezione su sé stesso basato sulla autostima.
Vivere come cittadino del mondo
«Ogni individuo ha il diritto di vivere come cittadino del mondo, e nel mondo, senza che nessun altro decida al posto suo a partire dalle singole soggettività e attitudini -dichiara Teresa- Dove c’è una disabilità si ha bisogno di un accompagnamento e i nostri formatori, che fanno parte della Fondazione, hanno questo compito. Questa metodologia, però, parte dalla famiglia che è la prima a dover essere formata. La prima a dover sviluppare uno sguardo diverso sul proprio caro. La nostra è una formazione permanente, proprio perché il progetto di vita di ogni persona si evolve continuamente».
Pensami adulto. Tra il dire e il fare
«Il desiderio di ogni genitore è che il proprio figlio possa emanciparsi permettendogli di accedere a dell’esperienze che lo possano fare crescere. Pensarlo adulto, questo è l’obiettivo. La Fondazione CondiVivere colma il divario tra il dire e il fare. Concretizzare, rendere reale questi principi teorici. Per noi il dire è diventato fare. Mio figlio Alberto da due anni vive, in una casa condivisa, in maniera autonoma dalla sua famiglia, insieme ad un assistente. Ha una sua vita. Sceglie e realizza i suoi desideri seguendo le sue abitudini. Così come vivrebbe un qualsiasi ragazzo di 30 anni normodotato», conclude Teresa Bellini.
Alberto è un grande lavoratore
Alberto oggi è molto impegnato. Lavora in un laboratorio di ceramica a Dergano, nel quartiere milanese dove i progetti della Fondazione hanno trovato casa, utilizzando le risorse del territorio. E’ impegnato all’interno de Il Bottegaio NoStrano, lavora in una falegnameria, ama l’attività manuale e sta facendo un tirocinio formativo dove lo aiutano a fare, lasciandogli spazio, e non facendo al posto suo. Da un anno partecipa ad un laboratorio di Musical gestito dall’associazione Eloiseloro, dove Alberto ha potuto tradurre la sua passione per lo spettacolo in attitudine. Il Musical è un laboratorio integrato, la regista costruisce su misura i ruoli delle persone con disabilità, così come per le persone normodotate. Tutto avviene attraverso l’inclusione.
Il Bello che c’è! La riflessione
La riflessione della rubrica di questa domenica è semplice, intuitiva e amorevolmente empatica: un genitore davanti alla magnificenza di crescere un figlio, vuole per questo il meglio. Ogni genitore vuole il proprio figlio protagonista della sua vita, capace di determinare il proprio destino, ostinato a cercare l’indipendenza e la capacità di camminare dentro le strade del mondo. La Fondazione CondiVivere ne ha fatto un modello applicabile, una metodologia da seguire. Ha semplicemente detto a tutti coloro che ancora vivono la “differenza” con diffidenza e fastidio che ciascun individuo è portatore di saperi, che per migliorare e progredire come esseri umani abbiamo tutti bisogno di sguardi diversi. Di guardare dritto neglio occhi il limite e il suo incredibile contrario. Grazie, Teresa!