Tanti grandi campioni, con le loro imprese, hanno dimostrato che, col diabete, non solo si può essere atleti, ma anche raggiungere il tetto del mondo. “Diabete a 5 cerchi. Storia di Anna e Giulio, dei loro sogni, le loro sfide sportive e sociali” (Last Mile edizioni) è il nuovo libro, presentato alcuni giorni fa al CONI, sulle storie di due atleti che coltivano sogni per il futuro, ma le cui sfide sono più “ardue” perché Anna Arnaudo (mezzofondista) e Giulio Gaetani (schermidore) convivono con il diabete di tipo 1. Dietro le storie di questi ragazzi c’è determinazione e grande umiltà.
Gaetani, gestire la glicemia non è sempre facile
Giulio Gaetani, 24 anni, originario di Lecce, è stato campione del mondo under 20 di spada, il primo pugliese a vincere il titolo italiano under 14. Oggi è nella squadra nazionale di scherma. Giulio Gaetani ha il diabete di tipo 1 diagnosticato all’età di due anni. «Non ricordo ovviamente della mia vita prima del diabete. Le gare di scherma possono essere molto lunghe e durare fino a dodici ore e gestire la glicemia al meglio non è sempre facile. L’esclusione dai gruppi sportivi militari non permette ad atleti come me e Anna di rendere del tutto professionale la nostra attività sportiva, poiché non abbiamo uno stipendio e un supporto fondamentale nelle scelte di selezione per le gare di maggior rilievo».
Dopo ogni stoccata la correzione glicemica
«La malattia nel quotidiano è facile da gestire -spiega Giulio- occorre fare quattro insuline al giorno e poi piccole correzioni in base all’andamento della glicemia. Gestire il diabete durante le prime gare è stato difficile, ma con l’esperienza oggi so quali devono essere i livelli di glicemia per riuscire ad affrontare la prova nel migliore dei modi. Grazie al cerotto freestyle riesco a controllare la glicemia attraverso una app posizionata sul telefono al termine di ogni stoccata e quindi decido se è necessaria una correzione con una dose di insulina o di cibo».
Campioni ma non per i gruppi sportivi militari
Agli atleti con diabete è preclusa la possibilità di far parte di gruppi sportivi militari nei corpi di Stato. Questo significa una vita da dilettanti in un mondo di professionisti. Una regola che atleti come Gaetani stanno cercando di combattere. Questo significa, tra l’altro non poter percepire uno stipendio, una vera e propria discriminazione. Supportati dalla Società Italiana di Diabetologia, dall’Associazione Medici Diabetologi, gli atleti diabetici, capitanati da Giulio Gaetani e da Anna Arnaudo, campionessa europea di corsa campestre e azzurra di atletica leggera, stanno cercando di lavorare per trovare la soluzione migliore per riuscire a cambiare il sistema.
Un libro che racconta una speranza
Nel libro “Diabete a 5 cerchi” ne raccontano esperienze e speranze il giornalista Fabio Mazzeo e Federico Serra, Responsabile delle relazioni istituzionali di FeSDI – Federazione delle Società Diabetologiche Italiane, Alleanza per il diabete. L’iniziativa è promossa dalla FeSDI e dall‘Intergruppo Parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili.
Un sogno con a bordo un ospite indesiderato
«Questo libro racconta il sogno di Anna Arnaudo e Giulio Gaetani -dichiarano i due autori, Federico Serra e Fabio Mazzeo– “atleti a ‘cinque cerchi’, anche loro, come tutti i grandi sportivi del pianeta, frequentatori di successi e sconfitte, entrambi esempio di dedizione e sacrificio verso lo sport. Perché loro e non altri? Perché a bordo del loro sogno hanno dovuto viaggiare con un ospite indesiderato, il diabete, che non ha impedito loro di eccellere su pedane e piste di tutto il mondo, così da rendere la loro storia un esempio».
La perseveranza ha realizzato il loro sogno
«Il loro talento, la perseveranza e il sacrificio hanno reso il sogno realizzabile, come accaduto anche a chi, nonostante il diabete, ai Giochi Olimpici ha trionfato: Steve Redgrave, Gary Hall Jr, Bas Van De Goor e Alexander Zverev. Questo libro parla del ‘sogno olimpico’ di Anna e Giulio, ma intende sottolineare il loro ‘sogno di inclusione sportiva’, che si infrange nella burocrazia più ottusa, che impedisce loro, a causa di una legge del 1932, di poter accedere a un gruppo sportivo militare, perché diabetici», concludono gli autori
Un libro fondamentale anche per il CONI
Questa pubblicazione è fondamentale per la sensibilizzazione collettiva sul tema -afferma Giovanni Malagò, Presidente del CONI– Parliamo di una sacrosanta campagna per rivendicare dei diritti, attraverso il racconto delle storie di Anna e di Giulio, che offre un esempio tangibile e ha una valenza importante ai fini della possibilità di estendere agli atleti con diabete l’opportunità di far parte dei gruppi sportivi militari. Il decisore politico e la comunità scientifica hanno la possibilità di garantire l’auspicata revisione normativa, prerogativa che non afferisce – come noto – ai compiti statutari del CONI. Nel marzo 2023, firmammo un protocollo con l’Intergruppo parlamentare Obesità e Diabete, FESDI, SID e AMD proprio per ribadire il nostro impegno istituzionale in questo senso».
Due ragazzi come tanti
Fatica, forza di volontà, motivazione, rinunce, scopo e soprattutto sacrificio. Due ragazzi come tanti, Anna e Giulio, cresciuti con la magnifica ossessione di darsi obiettivi sempre più alti e superare i propri limiti. «Il libro raccoglie le storie di persone straordinarie nonostante il diabete e aggiunge impegno ad impegno, quello del controllo dei valori glicemici, le terapie, la gestione del peso e dell’alimentazione. Con lo stesso rigore richiesto dagli allenamenti. Atleti di livello seguiti da un doppio team, quello atletico e quello diabetologico», sottolinea la Prof.ssa Raffaella Buzzetti, Presidente FeSDI e SID
Per chi ha il diabete lo sport è un toccasana
Per le persone con diabete ci sono ostacoli personali, conditi da pregiudizi e paure. La diagnosi può essere difficile da accettare, iniettarsi l’insulina può essere fonte di vergogna e imbarazzo, le società sportive possono temere per la salute degli associati. Eppure, per le persone con diabete lo sport è un toccasana in quanto ha un impatto positivo sui livelli di glicemia e sull’autostima.
Anna e il suo entusiasmo
Ricorda Anna Arnaudo, 25 anni, nata a Cuneo. Ha iniziato la pratica agonistica nel 2015 al campo di Cuneo sotto la guida del tecnico Marco Corino dedicandosi non solo all’attività su pista ma anche alla corsa in montagna. Proprio da questa specialità è arrivata la prima convocazione in azzurro per gli Europei del 2018 vincendo l’oro con la squadra under 20: «Non avevo mai parlato del diabete in pubblico fino al 2021. Durante la stagione atletica migliore della mia vita ero riuscita a guadagnare l’attenzione di più gruppi sportivi militari. Entusiasta, lo avevo detto a papà, che fu il primo a consigliarmi di controllare i bandi di concorso per l’arruolamento. Ero del tutto ignara del fatto di non essere idonea, anche perché, a rigor di logica, per essere un atleta professionista bisogna avere i risultati e non il pancreas funzionante», conclude Anna.
L’Italia ferma al 1932
In Italia un Regio decreto del 1932 discrimina questi atleti impedendo loro, in quanto persone con diabete, di potersi arruolare nei corpi militari dello Stato e gareggiare nei gruppi. Un decreto anacronistico che non tiene conto dei progressi scientifici e l’attuale qualità delle cure per il diabete.
Un disegno di legge dal 2024
«Nel corso della XIX Legislatura è stato depositato il 22 Ottobre 2024, a mia prima firma, il Disegno di legge-atto del Senato 1276, recante ‘Disposizioni per l’arruolamento di atleti con diabete nei gruppi sportivi militari e dei corpi dello Stato» spiega l‘On. Roberto Pella, Presidente degli Intergruppi Parlamentari ‘Obesità diabete e malattie croniche non trasmissibili’ e ‘Valori dello sport e della maglia azzurra-
Il Bello che c’è!
Anna e Giulio, in qualche misura, il diabete lo hanno già sconfitto perché non ha impedito loro di eccellere sulle pedane e nelle piste di tutto il mondo. Così la loro storia diventa un esempio, il loro talento unito alla perseveranza e al sacrificio genera una luce così forte da dire al mondo che il diabete non cancella il sogno. Lo sport è il principale strumento di inclusione e di realizzazione del potenziale umano, sempre nella piena tutela della salute degli interessati, rappresenta una vera e propria battaglia di civiltà.
Riflessione
Solo lo sport può! Solo gli sportivi che praticano l’agonismo possono capire. L’attività sportiva forgia, aiuta, tempra e insegna ad affrontare la vita con ostinazione e inimitabile coraggio. Solo chi ama la fatica e le rinunce, che lo sport agonistico impone, può capire la forza di volontà di questi ragazzi. Auguriamoci che intervenga anche la politica a superare lo sbarramento ai sogni di questi fantastici atleti.
Grazie!