domenica, Luglio 13, 2025
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Il bello che c’è! La vela-terapia per riprendersi la vita

Riscoprire la bellezza della vita, riprendere in mano il timone e navigare verso l’orizzonte. Ail Brescia da 20 anni si prende cura dei pazienti onco-ematologici per migliorare la loro vita attraverso il sostegno alla Ricerca Scientifica, all’Assistenza e all’Accoglienza gratuita nelle Case AIL, creando un senso di comunità tramite la Sensibilizzazione con la quale favorire e stimolare occasioni di approfondimento sul tema delle malattie ematologiche.

Ail Brescia presenta i suoi progetti per i pazienti oncoematologici e i loro caregiver. Le iniziative di vela-terapia si rivolgono a adulti e bambini con malattia onco-ematologica in trattamento o follow-up. sAIL Camp e Progetto Itaca, questi i nomi dei programmi, porteranno centinaia di pazienti in tutta Italia a riscoprire la bellezza della vita e l’importanza dello stare immersi nella natura con giornate trascorse in barca a vela sui più grandi laghi del nostro Paese.

sAIL Camp dedicata ai caregiver

Il 24 e il 25 maggio è stata un’edizione speciale di sAIL Camp, dedicata ai caregiver. Un’occasione per prendersi cura di chi si prende cura. L’obiettivo è stato offrire uno spazio ai caregiver per prendersi cura di sé attraverso attività strutturate e condivise secondo un approccio bio-psico-sociale.

La vela-terapia come metafora di ripresa

Affrontare una nuova quotidianità e aderire con costanza alle terapie sono aspetti che mettono a dura prova chiunque sia affetto da una patologia. La stanchezza fisica, oltre che psicologica, può rendere difficoltoso il percorso di cura sia per i pazienti sia per i caregiver. A bordo saranno presenti anche skipper esperti che garantiranno un’esperienza vissuta in tutta sicurezza e un’equipe medica multidisciplinare formata da clinici, psicologi e nutrizionisti con cui confrontarsi in un ambiente decisamente diverso rispetto all’ambulatorio medico.

Rovesciamento dei ruoli

«I pazienti provano la bellissima sensazione di navigare e riprendere simbolicamente il timone della propria vita, dato che, con l’aiuto degli skipper, vengono messi anche alla guida dell’imbarcazione -ha spiegato il dottor Giuseppe Navoni, presidente di AIL Brescia, durante la giornata di lancio dei progetti- Inoltre, c’è un rovesciamento di ruoli: se in ospedale i pazienti sono soggetti ai comandi di medici e infermieri, in barca sono loro a dare ordini all’equipe, che dunque funge da equipaggio».

Voglia di vivere

«Si crea perciò un clima che dà fiducia, speranza e voglia di vivere ai pazienti; tutti elementi, questi, che concorrono al benessere psicologico e a una migliore aderenza al percorso terapeutico, perché ci si ricorda quanto sia importante stare bene per godersi appieno giornate come quelle che promuoviamo», precisa Navoni.

Il Progetto Itaca

Le iniziative sono partite il 24 maggio e continueranno fino agli inizi di settembre. Progetto Itaca condurrà i pazienti per uscite di una sola giornata su laghi come quello di Garda, di Como, d’Iseo e Lugano, mentre sAIL Camp prevede l’organizzazione di cinque weekend con pernottamento esterno.

Il peso psicologico dei caregiver

«Abbiamo compiuto questa scelta perché sappiamo che la sofferenza che provano  i caregiver e il peso psicologico che portano sono pari a quelli dei malati -ha sottolineato il dottor Navoni- Dedicare a queste persone uno spazio più ampio serve a ricordare l’importanza di prendersi cura anche di loro stesse. In questi ultimi anni è aumentata l’attenzione nei confronti dei caregiver e su questa scia si innesta anche la decisione di organizzare un weekend tutto per loro».

Trekking ed educazione alimentare

Le iniziative sono completamente gratuite per i pazienti, mentre ai familiari che partecipano viene chiesto un piccolo contributo economico. Oltre alle attività strettamente legate a come si manovra una barca a vela, sAIL Camp e Progetto Itaca contemplano anche momenti di trekking e di educazione alimentare perché, come ha rimarcato il dottor Navoni: «la prevenzione passa per una dieta sana e corretta».

Godersi la vita e non pensare alla chemio

«Abbiamo avuto riscontri straordinari -ha raccontato il dottor Navoni- In momenti come questi, la gente non pensa più alle sedute di chemioterapia o alle visite di controllo, ma solo al fatto che esistono degli spazi per godersi la vita. Abbiamo registrato un netto miglioramento della qualità della vita e un aumento della voglia di vivere. Diminuisce il timore e il pensiero della morte, cresce la fiducia in sé stessi»

Tornare alla normalità

Attraverso le uscite in barca, pazienti e caregiver avranno un’occasione speciale per ricominciare a tornare a una nuova normalità e lo faranno in un contesto che favorirà l’entrata in relazione con sé stessi e con il proprio vissuto anche grazie al confronto con gli altri. «Il ritorno alla vita di questi malati per noi è fondamentale -ha concluso il dottor Navoni- Il Progetto Itaca, in particolare, rappresenta il viaggio di Ulisse, che ha peregrinato per dieci anni prima di tornare a casa. Come lui, anche i pazienti onco-ematologici affrontano un lungo percorso di terapia e il ritorno a casa, a Itaca appunto, è importante. Grazie a terapie innovative sempre più efficaci e al supporto psicologico garantito anche da progetti come questo e sAIL Camp, noi li aiutiamo a riprendersi in mano la propria vita»

Le testimonianze di due caregiver

F.C. il giorno dopo l’esperienza in barca ci racconta: «Questa iniziativa ci permette di staccare la spina e prenderci del tempo per noi stessi, visto che siamo sempre accanto agli ammalati e di conseguenza siamo sempre mentalmente coinvolti. È stata un’esperienza positiva anche perché io sono uno dei fautori di questo progetto. Ho spinto perché si facesse anche un sAIL Camp per i caregiver per cui sono orgoglioso di questa idea e felice si sia realizzata».

Vivere momenti felici

«Momenti come questi sono molto positivi perché si ha la possibilità, finalmente, di parlare sinceramente con persone che come me attraverso momenti di difficoltà e sono comunque positivi. In queste giornate abbiamo vissuto momenti felici. Volevamo ritagliarci un tempo tutto nostro in modo costruttivo e rilassante», sottolinea F.C.

Il Bello che c’è di questa esperienza

«Il bello della vela terapia è che grazie al vento ci si riprende il timone della propria vita, dopo anni difficili è una sensazione fantastica. L’aria e il sole sono stati rilassanti. Un bello reso possibile da AIL Brescia», conclude F.C.

D.L.  un’altra testimonianza: «Staccare la spina x un caregiver è cercare di allontanare le preoccupazioni e le paure. Poter riprendere la propria vita con serenità, allontanando le responsabilità e l’assistenza per qualche ora. Questa esperienza mi ha aiutato a ricaricarmi e sono anche riuscita a dormire bene cullata dal suono delle onde».

Un’esperienza unica

«E’ la condivisone di questa esperienza che la rende unica, condividere esperienza, non sentirsi soli, nel proprio percorso. Scambiare esperienze personali emozioni, informazioni e avere tutti la stessa speranza: fare star bene i propri cari, creare legami, essere liberi di esprimere il  vissuto e le preoccupazioni», continua D.L.

Il Bello che c’è per D.L.

«Il bello che c’è di questa esperienza è che la vela terapia riduce lo stress, essere immersi nella natura rilassa. Dirigere la barca è una sfida perché il vento ti può fa cambiare rotta ma basta fidarsi di chi ti sta accanto. Alla fine ti riporta a casa».

Riflessione

Userò alcune frasi della terza testimonianza, quella di D.B. che torna da questa esperienza con il cuore carico di gratitudine. «A stare da soli si rischia di perdersi, la vela rappresenta una metafora della vita: spinti dal vento generato in modo naturale, ti muovi in una direzione sfruttando al meglio le condizioni che ti vengono offerte. E’ un po’ come vivere sfruttando al meglio le essenze naturali che il pianeta ci offre e facendosi accompagnare da una umanità che riempie il cuore. Da oggi userò questo bellissimo ricordo nei momenti tristi». AIL Brescia sta facendo un gran lavoro!

Grazie!

 

 

 

Moira Perruso
Moira Perruso
Giornalista professionista da oltre 30 anni. Nasco come fotoreporter di cronaca. Un lavoro che mi ha permesso di mettere in fila, su una linea orizzontale immaginifica, occhio, testa e cuore, nel preciso momento dello scatto. Ho potuto vedere luoghi e avere dentro il mirino della mia Nikon volti e storie che mai potrò dimenticare. Solo più tardi all'immagine si è affiancata la scrittura. E' arrivata una notte, dopo il crollo di una palazzina a Milano. Il mancato arrivo del giornalista di una testata importante, che accompagnavo con le mie foto, mi ha reso improvvisamente protagonista. "Moira oltre la foto fai anche l'articolo?" Mi chiese il caporedattore di turno. "Ma cosa faccio? Non ho mai scritto?" E lui mi disse una cosa che illuminò la notte buia: "Scrivi quello che vedi". E così fu. Il mio battesimo arrivò davanti ad una palazzina crollata che si era portata via, sogni, progetti e pezzi di vita di numerose famiglie. Da quel giorno scrivo, racconto e rappresento la verità. Il mio motto è il primo dei dieci comandamenti della stampa di Piero Ottone: " Scrivi sempre la verità, tutta la verità, solo la verità"
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