domenica, Febbraio 9, 2025
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Il Bello che c’è! Fellus, il metodo che insegna il rispetto

Gabrielle Fellus è l’unica donna in Italia ad aver raggiunto il livello Expert (Ikmf) di Krav Maga come istruttrice in area civile. Da anni insegna nella sua palestra a Milano. L’Associazione culturale 'iRespect', si occupa di sostenere e aiutare persone che manifestano disagio e/o vulnerabilità. Il metodo Fellus riattiva quella comunicazione fra mente e corpo, ormai bloccati da possibili esperienze traumatiche, rivolgendosi a uomini e donne di tutte le età.

Il Bello che c’è! Fellus, il metodo che insegna il rispetto. Gabrielle Fellus è energia pura, un concentrato di determinazione, forza e solarità. Incontri che raramente accadono. Gabrielle ha seguito corsi di formazione nelle aree della Security, della Vip Protection e del Law Enforcement. La nostra rubrica della domenica ha il volto di Gabrielle e del suo metodo Fellus. Credere in sé stessi e trovare la forza!

“iRespect” il metodo Fellus

E’ il nome di un progetto rivolto alle vittime di atti di bullismo e di violenze, ma anche a professori e maestri, al personale medico e paramedico spesso aggrediti nell’esercizio della professione. Con una modalità attenta, specifica e approfondita si affrontano temi connessi al potenziamento delle proprie capacità. Temi purtroppo attuali, delicati e gravi, da ansia, attacchi di panico, stati di agitazione fino alle violenze nei confronti delle donne, la violenza di genere, le molestie e gli abusi perpetrati negli ambienti lavorativi. Le difficoltà adolescenziali, con particolare attenzione al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, attraverso un intervento mirato e integrato che coinvolga la vittima ma anche il bullo in un processo di elaborazione positiva focalizzato sui vissuti e sulle emozioni che muovono e direzionano la dinamica oppositiva osservata. «Alla violenza occorre rispondere con fermezza, determinazione, ma non con altra violenza», spiega Gabrielle Fellus

Expert di difesa personale

Gabrielle è esperta nella valutazione del rischio, di quelle che sono le realtà di sicurezza personale. In sostanza insegna ad individuare quali sono i momenti in cui si rischia di più la propria sicurezza. «Ad un certo punto nel mio lavoro mi sono ritrovata a confrontarmi con persone che avevano subito già un trauma. Dall’aggressione per strada a quella in ambito familiare o a scuola. Era quindi fondamentale per me insegnare difesa personale ma al contempo saper anche riconoscere i contesti e le diverse pratiche da poter utilizzare. Se un ragazzo, ad esempio, subisce una aggressione a scuola non posso insegnargli a reagire con violenza, altrimenti creo un cortocircuito. Da qui nasce il metodo ‘iRespect’»

Il metodo Fellus: la cultura del rispetto

«Nel mio metodo ci sono tutte le regole della prevenzione e della sicurezza. Sono parte fondamentale del mio percorso. Un metodo che permette alle persone di usare strumenti diversi dalla violenza. Spesso sono risorse che non sappiamo di avere. La prima cosa che insegno è il cambiamento mentale, prima di tutto bisogna essere consapevoli della situazione in cui ci si trova. Se vado a scuola e vengo aggredito tutti i giorni non devo chiudermi a riccio e pensare che sono ‘sfigato’, anzi, bisogna dirsi: “non lo merito e non è colpa mia”. Devo anzitutto cambiare l’approccio, bisogna accettare sé stessi e trovare la forza per reagire»

Io mi piaccio e tu non devi prendermi in giro

«Il mio metodo educa alla cultura del rispetto. Ai bambini insegno ad usare il tono della voce e a dire con fermezza: ‘io mi piaccio e tu non devi prendermi in giro’. Molto spesso si tratta di bambini che vivono relazioni famigliari sane e non sono abituati alla prepotenza, per questo si trovano spiazzati. Educarli all’uso della voce li rende più sicuri».

Aumentata la richiesta da parte delle donne

«Un tempo aveva 70% uomini e 30% donne. Ho avuto, invece, momenti in cui erano in parità e ora spesso ho una percentuale elevata di donne rispetto agli uomini, perché finalmente hanno raggiungo un maggior livello di consapevolezza. Tengo ancora una volta a precisare che io non insegno a tirare calci e pugni, per quello ci sono migliaia di istruttori che lo fanno. Il mio metodo sono io, sono la mia formazione. Gli allenamenti che insegno sono importanti per arrivare a prevenire ogni forma di attacco fisico»

Quali sono i pericoli

«I pericoli potenzialmente possono manifestarsi in qualunque momento della giornata, anche quando ci sentiamo tranquilli. Inutile nasconderlo, in strada la situazione è peggiorata e bisogna dirlo! Siamo a rischio attacco quando andiamo a prendere i mezzi, quando rientriamo la sera e parcheggiamo l’auto. E’ in questi momenti che dobbiamo alzare le antenne. Quindi, ad esempio, mai usare gli auricolari del telefonino: dobbiamo sentire chi arriva alle nostre spalle. L’udito è fondamentale. Imparare a sviluppare uno sguardo a 360 gradi. Se stiamo entrando nel portone, prima di inserire la chiave, controlliamo di non aver nessuno alle nostre spalle. Insegno strategie che permettono di prevenire e di capire quando e dove i livelli di attenzione devono essere al massimo»

Riconoscere il potenziale aggressore

«Noi donne siamo le più vulnerabili. Per questo quando siamo fuori casa, dobbiamo abituarci a intercettare la persona di cui non ci fidiamo. Piccolo esempio: se scorgo una persona appoggiata a un muro senza un apparente motivo devo togliermi subito da quella situazione e attraversare la strada. Se la persona mi segue è il segnale, e mi sarò data il vantaggio di poter scappare, trovare riparo o chiedere aiuto. Anticipare sempre, questa è la prima condizione!

Alt! mantieni la distanza

«Prevenire e dare retta alle sensazioni che proviamo, crederci veramente, significa smascherare chi vuole farci del male. Non permettere mai a nessun estraneo di avvicinarsi troppo. Dobbiamo sempre mantenere una certa distanza prossemica tra il nostro corpo e il nostro interlocutore. Non metterci nella possibilità di essere colpite. Questa è la base. A scuola, ad esempio, le aggressioni avvengono spesso durante l’ora di ricreazione: riconoscere gli aggressori e prevenire la loro azione chiedendo aiuto è fondamentale. Perché accada non bisogna più aver paura o vergognarsi. Per questo bisogna lavorare molto sui processi di autostima.»

Autostima e valore

«Iniziamo a reagire quando scatta l’autostima e quando capiamo di valere. Possiamo fallire, sbagliare, cadere ma è importante farne esperienza e credere in noi stessi. La debolezza è sempre più mentale che fisica, una volta superata tutto sarà più semplice e capire il concetto di rispetto sarà naturale».

Alcuni utili consigli in caso di aggressione violenta

«Se si viene aggredite in strada è necessario sapere come difendersi e dove colpire senza sprecare energia. Se si conosce il modo si rimane lucide. Colpire il petto di un uomo, ad esempio, non serve, è più utile colpire con forza entrambe le orecchie o ficcare due dita negli occhi per accecarlo. Una ginocchiata ai genitali, consente almeno 40 secondi di dolore che permettono alla vittima di scappare. Colpire il ginocchio per spaccarlo o la coscia sono colpi efficaci che disorientano. Reagire vuol dire sorprendere l’aggressore e spiazzarlo. Anche quando ci troviamo a terra dobbiamo essere consapevoli che possiamo colpire il punto debole del nostro aggressore, che abbiamo delle leve da utilizzare. Tattiche di prevenzione e difesa per arrivare a casa sane e salve».

In azienda farsi rispettare con determinazione

«Il mio metodo ora è entrato anche nelle aziende. La mancanza di rispetto verbale spesso si accompagna a quella fisica. Non devo sottovalutare questi segnali. Ancora una volta insegnare a rispondere con il controllo della voce spesso vuol dire non solo pretendere rispetto ma comunicare agli altri colleghi che si sta vivendo del disagio, che siamo in sofferenza, che abbiamo bisogno di aiuto. Più semplicemente che abbiamo bisogno di testimoni. Bisogna reagire alle situazioni di pericolo anche in modo tattico e coordinato. Bisogna imparare a farlo in modo efficace».

Freezing, la paura che paralizza

Aver paura è normale, è una naturale reazione del nostro organismo quando si sente minacciato. L’istinto ci porta a reagire violentemente (a volte in modo incontrollato), a scappare (a volte in modo controproducente), più spesso ci paralizza.  «Il mio allenamento sta nel tirare fuori la reazione adeguata quando ci troviamo fortemente sotto stress. Alleno a far emergere risorse che abbiamo e che magari ignoriamo».

Gabrielle cosa ti ha portato a questa professione?

«A scuola ero considerata una leader, senza alcun problema di relazioni, però avevo una compagna molto violenta. Era fisicamente forte e verbalmente aggressiva con tutti. Lì mi resi conto che l’arroganza e la sopraffazione mi facevano saltare i nervi. Un giorno con un gruppo di compagne riuscimmo a mettere all’angolo la bulla per calmarla per poi scoprire che aveva una situazione famigliare terrificante e quindi sfogava su di noi le tensioni che subiva e viveva».

Occhi e cuore aperti

«Bisogna tenere gli occhi aperti ma anche il cuore. Imparare a difendersi vuol dire anche e soprattutto saper ascoltare, per questo ha a che fare col cuore. I ragazzi di oggi si sentono particolarmente soli. E’ compito di noi adulti illuminare la parte sana, valorizzarla e non sacrificarla alla logica della sopraffazione, della frustrazione, del potere di genere o economico. Dobbiamo sempre ricordarci che chi semina vento raccoglie tempesta. Avere il coraggio di dire ad un ragazzo che è più figo essere un eroe, e cioè essere ammirato da tutti, piuttosto che un despota. Essere capaci di reagire in modo corretto implica sempre una rinascita. Io credo ancora fortemente che il mondo e quindi l’essere umano possa migliorare».

La palestra dell’autostima

Arriva anche il libro di Gabrielle Fellus. La palestra dell’autostima. Sette passi per conquistare il rispetto che meriti. Chiunque, in un modo o nell’altro, si è trovato a subire commenti, ingiustizie o soprusi che a lungo andare hanno incrinato l’autostima e la fiducia in sé. Attraverso esercizi mirati ed efficaci, vi aiuterà a padroneggiare il linguaggio del corpo, a controllare lo spazio, lo sguardo e la voce, e a gestire emozioni disturbanti come rabbia, ansia e paura.

La riflessione del Bello che c’è!

Che donna questa Fellus! La riflessione da fare è che la difesa, in generale, deve saper risvegliare il cuore. Un cuore che tentano di spegnere, soprattutto nelle nuove generazioni, dove i ragazzi si sentono sempre più soli e preferiscono vivere nel mondo virtuale. Ognuno di noi può mettere un po’ di luce in questo mondo. Alla fine della nostra vita rimane solo quello che abbiamo dato e costruito. Ognuno ha il suo percorso, anche se ci si perde. Abusati o aggrediti succede che poi si rinasce con più forza, perché la resilienza e la capacità di reazione cambia. Molti ragazzi, distrutti dal bullismo, oggi vanno con Gabrielle Fellus all’interno delle scuole per aiutare gli altri, perché sono rinati. Perché accada bisogna affidarsi e crederci!

Grazie Gabrielle!

Alcune info: Krav Maga Gabrielle Fellus – KMIT IKMF in Largo Settimio Severo 3

Corsi ragazzi: martedì 18.00-19.00 – dagli 8 anni ai 12 anni; giovedì 18.00-19.00 – dai 13 anni ai 15 anni

Corsi adulti: tutti i martedì dalle 19 alle 20 e dalle 20 alle 21

Workshop intensi di due ore: Per imparare a riconoscere e valutare il pericolo e a prevenirlo. Per imparare a non difendersi mai quando si tratta di un furto materiale. Ma di reagire solo per un reale pericolo di violenza e di sopravvivenza, che può capitare a tutti e a qualunque età.

moiraperruso
moiraperruso
Giornalista professionista da oltre 30 anni. Nasco come fotoreporter di cronaca. Un lavoro che mi ha permesso di mettere in fila, su una linea orizzontale immaginifica, occhio, testa e cuore, nel preciso momento dello scatto. Ho potuto vedere luoghi e avere dentro il mirino della mia Nikon volti e storie che mai potrò dimenticare. Solo più tardi all'immagine si è affiancata la scrittura. E' arrivata una notte, dopo il crollo di una palazzina a Milano. Il mancato arrivo del giornalista di una testata importante, che accompagnavo con le mie foto, mi ha reso improvvisamente protagonista. "Moira oltre la foto fai anche l'articolo?" Mi chiese il caporedattore di turno. "Ma cosa faccio? Non ho mai scritto?" E lui mi disse una cosa che illuminò la notte buia: "Scrivi quello che vedi". E così fu. Il mio battesimo arrivò davanti ad una palazzina crollata che si era portata via, sogni, progetti e pezzi di vita di numerose famiglie. Da quel giorno scrivo, racconto e rappresento la verità. Il mio motto è il primo dei dieci comandamenti della stampa di Piero Ottone: " Scrivi sempre la verità, tutta la verità, solo la verità"
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