CSI, Centro Sportivo Italiano, ha realizzato un campus nel cuore della foresta Amazzonica. Ha trasformato la piazza principale di Pucallpa in un vero e proprio mega evento sportivo a 10mila km da casa. Tutto questo per regalare sport, coesione sociale, spirito di squadra e solidarietà. E’ l’ennesima tappa del progetto CSI per il Mondo, che è sbarcato in Perù per il terzo anno.
I volontari del CSI nella foresta amazzonica
Dopo il primo viaggio esplorativo nel 2023 e un secondo viaggio formativo nel gennaio del 2024, una delegazione composta dal presidente provinciale CSI Milano Massimo Achini, dalla responsabile del progetto CSI per il Mondo Valentina Piazza e da tre giovani volontari appartenenti a diverse società sportive del Comitato, Valentina, Camilla e Massimo (rispettivamente di 19, 20 e 21 anni), è atterrata a Pucallpa, alle porte della foresta amazzonica.
Umanità da far girare la testa
E così, dal 23 dicembre 2024 hanno trascorso tre settimane intense di sport, corsi per allenatori e volontari, ma soprattutto di scambi umani emozionanti. Venti giorni di incessanti attività, tra cui l’attivazione di una società sportiva a Santa Marta, una comunità shipibo di 700 persone alle porte di Pucallpa. In questo spicchio di terra hanno dato vita a due squadre, una di calcio e a una di pallavolo under 14, allenate da Daniel, referente della comunità locale.
In avanscoperta a Iparia
«Siamo stati anche ad Iparía, distretto raggiungibile soltanto con otto ore di barca attraverso il fiume Ucayali -ci racconta Valentina Piazza, responsabile del progetto CSI per il Mondo- visto che non ci sono strade che ci arrivano. Guidati da Don Tommaso, fidei donum della Diocesi di Milano, abbiamo trascorso qui quattro giorni, organizzando attività di calcio, basket, pallavolo e rugby per più di 200 ragazzi. Un’esperienza indimenticabile che ci fa sperare di aprire una società sportiva anche qui».
Monsignor Delpini ha tracciato la via
A indirizzare CSI per il Mondo in Perù è stato l’arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini in persona, che ha indicato questa località auspicando l’apertura del Centro Sportivo Italiano nel Paese. «Abbiamo preso molto sul serio la proposta dell’Arcivescovo – spiega il presidente CSI Milano Massimo Achini- Nelle tre settimane di permanenza in Perù, abbiamo anche realizzato un corso per 35 animatori sportivi parrocchiali molto partecipato ed apprezzato».
Attività in piazza a Pucallpa
«Abbiamo realizzato due giornate di sport e gioco, con tornei di calcio ed altre attività, nel carcere minorile di Maranguita e nel centro giovanile SOA, coordinato dal Ministero peruviano dedicato. E, infine, abbiamo dato vita ad una vera follia: abbiamo occupato la piazza principale di Pucallpa, che ospita la cattedrale e la sede del municipio, per offrire un’intera giornata all’insegna di sport e gioco con campi da pallavolo, basket, calcio a 5, esibizioni di arti marziali, pesistica e ulteriori attività dedicate ai più piccoli», precisa Achini.
Massimo, Camilla e Valentina
Arricchente e impagabile l’esperienza anche per i tre giovani volontari: Massimo, Camilla e Valentina, che hanno avuto la possibilità di vivere la missione grazie alle società sportive di appartenenza ed alla proposta offerta da CSI per il Mondo. A gennaio, il progetto ha condotto, inoltre, una missione di carattere formativo in Etiopia, presso una realtà gestita dall’ETS Amici di Marco, gemellata con l’Associazione Sportiva CSI Fortes in Fide, ed è attualmente in corso un’ulteriore missione in Bangladesh sostenuta dal PIME Milano e dal Gruppo Sportivo OSA Sesto San Giovanni.
Abbracciare l’altro
«Questa esperienza ci ha insegnato che non bisogna solo aiutare gli altri, bisogna abbracciarli. È proprio questa dimensione di vicinanza che toglie qualsiasi barriera ci possa essere tra due individui -commenta Massimo Morgese, appena rientrato dalla missione in Perù- Quando cerchiamo di aiutare qualcuno non dobbiamo farlo con l’atteggiamento di chi è superiore o più capace, dobbiamo farlo con la consapevolezza di essere tutti sullo stesso piano, in cammino sullo stesso percorso. E non c’è cosa migliore che sostenere chi, assieme a noi, sta affrontando tutto ciò».
Il CSI trasmette disciplina ed etica, riesce a strappare i giovani dalla solitudine dei social?
«I giovani di oggi vivono grandissime fragilità che non riescono ad esprimere spesso neanche alle persone a cui sono più legate. Hanno bisogno di proposte forti, coinvolgenti, che lascino il segno. La nostra è una proposta di questo tipo, che parte dall’idea che vivere un’esperienza del genere, immersiva, travolgente, in maniera semplice possa far comprendere il valore delle cose, delle relazioni e accendere una luce sulla vita», spiega Valentina Piazza.
Cosa significa andare in Amazzonia o in Camerun?
«Vuol dire uscire da una dimensione reale ma non totalitaria, perché si comprende che dall’altra parte del mondo esiste un’altra realtà fatta di fatiche enormi, privazioni, povertà, stenti -continua Valentina- Ma anche fatta di una gioia di vita e di una semplicità inaspettate, che colpiscono al cuore e ci aprono ad un nuovo modo di vivere la nostra quotidianità. Le priorità cambiano, le difficoltà si ridimensionano, la bellezza delle cose piccole si manifesta continuamente».
Che situazioni sociali e sanitarie avete trovato nel carcere minorile di Maranguita e nel centro giovanile SOA?
«Abbiamo trovato due realtà “complicate”, ma con buon livello di gestione. Ci sono strutture sportive, un campo multi-sportivo e operatori che propongono progetti educativi, seppur molto semplici. In altri contesti visitati però la situazione non è questa. In Camerun o in Cile le condizioni sono estremamente critiche e i diritti umani non sono minimamente garantiti. Non è mai semplice approcciarsi all’esperienza del carcere ma noi, avendo tra le mani uno strumento facilitante come lo sport e tramite referenti riconosciuti e accreditati, vogliamo esserci, così come nelle carceri italiane dove il CSI opera», spiega Valentina.
Centinaia di giovani e società sportive donano il proprio impegno
CSI per il Mondo nasce dalla vocazione educativa del Centro Sportivo Italiano la cui storia, cominciata nel 1944, ha un ruolo centrale nel far crescere i protagonisti del futuro, educando tramite lo Sport. CSI per il Mondo attiva percorsi sportivo-formativi e gemellaggi nelle periferie del mondo, coerenti con i temi della solidarietà e della cooperazione internazionale, coinvolgendo giovani e comunità tramite operatori volontari. Il volontariato sportivo internazionale muove centinaia di giovani e società sportive a donare il proprio impegno, tempo e risorse per vivere un’esperienza formativa dall’alto valore emozionale. In 12 anni di attività sono state attivate più di 60 missioni sportive in 15 paesi diversi. Il “Club CSI per il Mondo” conta attualmente 28 società sportive impegnate nei gemellaggi.
Qual è il bello che c’è in questa apparente folle missione?
«Siamo abituati a creare cose impossibili in situazioni impossibili e in Perù abbiamo continuato con questa tradizione: aprire una società sportiva in una comunità Shipibo, aprire il CSI Pucallpa, organizzare una grande festa sportiva nella piazza principale della città o addentrarci nella foresta amazzonica per organizzare giornate sportive. Lo scopo è utilizzare lo sport come uno strumento educativo, aggregativo soprattutto in contesti in cui la paura di non riuscire nello scopo è più elevata: periferie urbane, periferie del mondo, carcere, disabilità, fragilità di ogni genere diventano luoghi da abitare con lo sport. Lo sport può aiutare a costruire un mondo migliore, non c’è medaglia più bella», conclude Valentina.
Riflessione
Lo sport non è solo cibo per corpo, lo sport aiuta le persone ad abitare la socialità. Lo sport è coesione, è fratellanza, educa a sostenere la fatica fisica e ad andare oltre la fatica mentale. Ma lo sport è anche estro, fantasia un modo per ricnoscere e superare i propri limiti. Il bello del CSI è che è composto da giovani e questo da speranza al futuro dell’umanita oggi più di prima intrappolata in egoismi e belligeranze. E questi giovani sembrano dire a tutti noi che, anche dentro privazioni, bisogni elementari e ingiustizie, tutti, proprio tutti abbiamo diritto alla felicità.