Quando si parla di Ictus il pensiero corre ai sintomi più noti come la paralisi di un solo lato del corpo e la difficoltà di parola, ma è importante sapere che esistono altri segnali del nostro corpo, meno noti che possono essere fondamentali per la salvezza dell’individuo. Si tratta di alcuni problemi collegati alla vista come: visione offuscata, doppia, improvvisa cecità da uno o entrambi gli occhi.
Quando l’occhio può essere la spia di un ictus
È bene sapere che un sintomo visivo almeno nel 20% dei casi può essere riconducibile alla presenza di un ictus ischemico e non di esclusiva competenza oculistica come erroneamente si tende a pensare. In particolare, i sintomi da non sottovalutare sono:
- Impossibilità alla visione da un solo occhio (“amaurosi”)
- Visione sdoppiata di oggetto osservato con entrambi gli occhi (”diplopia”, in tal caso la visione doppia scompare se si guarda con un occhio solo)
- Difficoltà alla visione degli oggetti in una metà del campo visivo, a destra o a sinistra (“emianopsia”)
- Visione offuscata per una oscillazione degli oggetti fissati (“oscillopsia”).
Nel caso di improvvisa cecità ad un occhio si tratta di un disturbo circolatorio della retina. Questo perché le arterie che portano il sangue al cervello, lo portano anche verso l’occhio. Questo caso deve destare il sospetto che si tratti di un disturbo della circolazione cerebrale. Quando invece si avverte una visione sdoppiata di un oggetto con entrambi gli occhi, oppure si ha una difficoltà di visione in una metà del campo visivo o ancora si registra una visione offuscata per una oscillazione degli oggetti fissati, allora il sistema circolatorio interessato è quello delle arterie vertebrali che decorrono lungo le vertebre cervicali.
Ictus: non tutti sono uguali
Esistono due tipi di ictus: ischemico e emorragico .
Nel caso dell’Ictus ischemico (che riguarda oltre l’80% dei casi) si verifica un restringimento o occlusione di un’arteria cerebrale o, più spesso, di un’arteria che alimenta i vasi cerebrali es le carotidi. La causa dell’occlusione può essere un trombo e in quel caso si parla di ictus ischemico trombotico oppure un embolo e allora siamo di fronte ad un ictus ischemico embolico.
L’ictus emorragico invece è determinato dalla rottura di un arteria cerebrale con successiva perdita di sangue. In questo caso, quindi, il cervello non soffre solo di mancanza di apporto di sangue, ma anche per l’emorragia che crea un danno a carico dell’area.
Riconoscere i sintomi può salvare la vita
«I problemi visivi spesso vengono sottovalutati, o attribuiti a problemi oculari, oppure, specie se associati a cefalea, attribuiti a crisi emicranica. Invece, è importante che la popolazione sia consapevole che anche i disturbi visivi vadano annoverati tra i sintomi di un possibile ictus cerebrale – spiega il Dottor Massimo Del Sette, Direttore U.O.C. Neurologia Policlinico San Martino di Genova -. Riconoscerli è fondamentale perché può fare risparmiare tempo prezioso per iniziare le terapie prima possibile, consentendo una diagnosi più precoce e garantendo un trattamento più efficace».
Le conseguenze dell’ictus: l’importanza di compensare
Dopo un ictus il 60% delle persone sviluppano un’emianopsia. Di queste, circa il 50% guarisce spontaneamente nel primo mese. Se questo non accade entro 6 mesi, l’emianopsia diventa cronica. Per questo una volta superata la fase acuta è fondamentale seguire un percorso di riabilitazione per recuperare, quanto più possibile, le funzioni visive perdute. Siccome è impossibile che crescano nuove cellule in sostituzione di quelle danneggiate, occorre riorganizzare quelle danneggiate in modo da compensare quanto è andato perduto durante l’ictus. Si parla in questo caso di neuroplasticità, ovvero strategie di riabilitazione o di rieducazione alla visione, una funzione fondamentale per l’autonomia della persona.
Un progetto personalizzato
Il successo della riabilitazione passa da due fattori fondamentali: la presenza di una équipe multidisciplinare di professionisti e la creazione di un progetto personalizzato. Per questo, dopo la diagnosi fatta da un oculista o da un neurologo specializzato in ictus e ipovisione, prima di lasciare l’ospedale, il paziente deve seguire un percorso in un centro di riabilitazione per le disabilità visive.
L’impegno di A.L.I.Ce .Italia ODV
Grazie alla telemedicina è possibile seguire un programma di recupero messo a punto da uno specialisti e seguito a distanza. In questa fase il supporto di A.L.I.Ce. Italia ODV, federazione di associazioni di volontariato presente con oltre 80 sedi su tutto il territorio nazionale, è fondamentale. «Riconoscere i fattori di rischio e i sintomi con il fattore tempo sono fondamentali in questa patologia – fa notare Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia odv -. Per questo alcuni semplici accorgimenti possono ridurre il rischio ictus come smettere di fumare, seguire una dieta sana per ridurre colesterolo e ipertensione. E ancora, perdere peso in eccesso, limitare l’uso di alcolici, fare regolare attività fisica e sottoporsi agli esami prescritti e indicati dal medico».
A.L.I.Ce. Italia Odv – formata da persone colpite da Ictus, caregiver, neurologi, medici di medicina generale, fisiatri e medici specialisti – accompagna i pazienti in tutte le fasi della malattia: informa sul tempestivo riconoscimento dei sintomi e sulle possibili cure. Sollecita le istituzioni affinché vengano realizzati centri specializzati per la prevenzione, la diagnosi, la cura, la riabilitazione e attivati percorsi di screening. Inoltre, tutela i diritti del paziente ad avere livelli di assistenza uniformi ed omogenei in tutto il Paese. Tra le conquiste dell’associazione la costituzione nel 2016 dell’Osservatorio Ictus Italia per la prevenzione e la cura della malattia e, nel 2019, il Manifesto sociale contro l’ictus per richiamare i l’attenzione di istituzioni, cittadini e società scientifiche