giovedì, Aprile 24, 2025
HomeRubricheParola all’EspertoHiv e malattie sessualmente trasmissibili in aumento ma i giovani ignorano i...

Hiv e malattie sessualmente trasmissibili in aumento ma i giovani ignorano i rischi

HIV e infezioni sessualmente trasmissibili sono in aumento. Il prof. Andrea Gori direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Ospedale Luigi Sacco e Presidente ANLAIDS Lombardia promuove la ricerca, ma lancia un appello ai giovani «fate prevenzione»

Prof. Andrea Gori
Prof. Andrea Gori, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Ospedale Luigi Sacco e Presidente ANLAIDS Lombardia

Negli ultimi decenni sono stati fatti progressi enormi nella lotta contro HIV. Le nuove terapie stanno dando risultati concreti. Eppure, di Hiv e più in generale di IST (infezioni sessualmente trasmissibili)  sembra esserci ancora poca consapevolezza, soprattutto tra i giovani. Ne abbiamo parlato con il professor Andrea Gori, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Ospedale Luigi Sacco, docente dell’Università Statale di Milano e Presidente ANLAIDS Lombardia.

L’Hiv sembra essere un tabù oggi più di ieri, come mai?

«Se ne parla meno per tanti motivi ma è un errore perché, in generale, le infezioni sessualmente trasmissibili (HIV e non solo) continuano ad aumentare e ad avere un impatto rilevante. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sulla base del rapporto ANAIDS (associazione nazionale per la lotta contro l’AIDS)  del 2022, 39 milioni di persone vivono nel mondo con HIV. Nello stesso anno sono stati registrati 1.300.000 nuovi contagi e 630.000 decessi correlati al virus».

Oltre l’HIV quali sono le altre malattie sessualmente trasmissibili a cui dobbiamo prestare attenzione?

«HPV, Chlamydia, Mycoplasma e sifilide sono patologie in aumento, di anno in anno. Questo significa che siamo lontani da una efficace cultura della prevenzione e non vi è sensibilità rispetto alla percezione del rischio».

Mentre sulla cultura della prevenzione c’è ancora molto da fare, la ricerca viaggia veloce, in che direzione?

«I risultati maggiori sono stati ottenuti grazie a una serie di fattori come  l’introduzione di nuove terapie che, se seguite in modo corretto, sono particolarmente efficaci e in grado di azzerare la trasmissione del virus e garantire un maggior benessere dei pazienti. E ancora avere profilassi pre e post esposizione come la PrEP e la Pep».

Quali sono le strategie e i farmaci di ultima generazione?

« Sette anni fa i pazienti in trattamento assumevano 10/15 compresse al giorno che potevano dare diversi effetti collaterali, oggi assumono 1 compressa al giorno. I progressi sono stati fatti anche nella diagnostica preventiva con test sempre più efficaci e grazie al principio U=U (undetectable꞊untransmittable), ovvero “mi curo, non infetto”. Da qui l’importanza di assumere la terapia con continuità e responsabilità. Da qualche anno poi abbiamo a disposizione farmaci a lunga azione».

Di cosa si tratta?

« Sono i cosiddetti long-acting, che mirano a sostituire la terapia orale attraverso iniezioni intramuscolari ogni 2 mesi, evitando così anche i possibili problemi legati alla continuità dell’assunzione quotidiana. Siamo in una fase di ricerca importantissima su questo fronte, perché l’obiettivo è quello di portare la copertura da 2 a 6 mesi. Ciò significa che con sole due iniezioni all’anno sarà possibile gestire pienamente la terapia, un notevole cambio di paradigma.  In tutto questo, oltre alla ricerca, rimane fondamentale il rapporto di fiducia con il proprio medico e l’attenzione alla salute del paziente a 360°».

Per questo il ruolo di centri specializzati è fondamentale…

.«Al fine di garantire un’assistenza di qualità, presso l’ospedale Luigi Sacco di Milano, sono stati creati ambulatori dedicati. Non solo un contatto diretto con il medico, ma anche una valutazione approfondita delle possibili complicanze: monitoraggio dei rischi vascolari, prevenzione delle patologie tumorali, gestione delle problematiche neurologiche e metaboliche, e un dosaggio accurato dei farmaci per ottimizzare l’efficacia e ridurre gli effetti collaterali. Un impegno significativo per offrire il massimo sostegno alle persone che vivono con HIV. Inoltre, va sottolineato il lavoro nella prevenzione dell’infezione da HIV, attraverso ambulatori e percorsi specifici per le IST (Infezioni Sessualmente Trasmissibili), con particolare attenzione all’offerta della PrEP. »

A chi è rivolta la PReP?

La PrEP è la Profilassi Pre Esposizione può essere assunta da persone HIV negative che, utilizzando i farmaci antiretrovirali prima del contatto a rischio, possono proteggersi evitando di infettarsi. Se assunta correttamente è efficace pressoché al 100%. Importante quindi cercare di diffondere molto di più questo atteggiamento, favorendo un utilizzo più esteso della PrEP di quanto fatto finora rispetto».

Quando invece si utilizza la PEP?

La PEP, Post Exposure Prophylaxis, entra in azione quando le persone si rendono conto di essere state esposte a un rischio di contagio. Assumendo la terapia impediscono al virus di replicare, ma è fondamentale che PEP venga presa in tempi brevi.  Ideale assumerla entro 4 ore, anche se entro le 24 ore dall’evento a rischio è in grado di sterilizzare l’infezione».

Come si può fare prevenzione, in particolare tra i giovani?

«La prevenzione si può e deve fare in molti modi, arrivando alle persone attraverso progetti di educazione e sensibilizzazione, oltre che con l’offerta del test. Con Anlaids Lombardia ETS siamo presenti sul territorio da più di trent’anni, cercando di coinvolgere tutti e soprattutto i più giovani».

Quali progetti avete messo in campo?

«Con  il Progetto Scuola portiamo ogni anno, a livello nazionale, negli istituti attività diverse non solo legate a HIV ma anche a HCV (epatite C, altro fenomeno in largo aumento) e IST e, più in generale, all’educazione sentimentale. Inoltre, siamo presenti nelle piazze, nelle strade, nelle scuole, sui social (instagram @anlaidslombardia), grazie a una straordinaria rete di volontari. Da anni, ad esempio, grazie ad APE Milano (associazione che organizza eventi con l’obiettivo di valorizzare l’aggregazione sociale in spazi pubblici e all’aperto) siamo presenti con test gratuiti HIV e HCV al Parco Sempione. E ancora con ARIM promuoviamo – da 13 edizioni – un evento sportivo aperto che è anche occasione di festa, un momento di incontro e informazione dedicato al benessere e alla prevenzione, oltre a essere una raccolta fondi. La prevenzione poi deve e può essere realizzata ovunque: Italy Bares per questo è un bellissimo esempio, è un charity show nato in America negli anni ’90 per sensibilizzare su HIV e AIDS. In Italia celebriamo quest’anno la sesta edizione, aspettandovi al Teatro Repower di Milano, il 17 e 18 maggio, con 150 performer, tra danza, musica e con lo spazio di Anlaids Lombardia, sostenitore e beneficiario dello spettacolo».

Quale messaggio possiamo lanciare alle nuove generazioni?

«Secondo OMS nel 2030 potremo arrivare all’obiettivo “zero nuovi contagi”. Tuttavia, rispetto a questa data, ancora molti sforzi sono necessari. Sebbene negli ultimi dieci anni ci sia stato un netto miglioramento del controllo della malattia, più recentemente si è osservato una recrudescenza delle nuove infezioni. Prevenzione, informazione e ricerca sono certamente tre parole chiave».

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
ARTICOLI CORRELATI

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

- Advertisment -

Più popolare

Commenti recenti