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Glaucoma, l’informazione è la prima prevenzione

Il glaucoma è una neuropatia ottica cronica progressiva in cui si documentano alterazioni morfologiche caratteristiche della testa del nervo ottico e dello strato delle fibre nervose retiniche in assenza di altre patologie oculari. Di seguito la testimonianza di Renato a 1 milioni di italiani: «Dopo il glaucoma mi chiamavano Polifemo».

La patogenesi del glaucoma non è perfettamente conosciuta. Le principali teorie patogenetiche sono quella vascolare e quella meccanica. Il glaucoma è tra le principali cause di cecità irreversibile nel mondo. I fattori di rischio per lo sviluppo della malattia possono essere divisi in generali e oculari. Tra i primi l’età avanzata, la familiarità per glaucoma, l’etnia, il diabete mellito, l’ipertensione e l’ipotensione sistemica, il vasospasmo, l’emicrania, l’uso di steroidi per via topica o sistemica.

I numeri del glaucoma

È stato stimato che circa 60 milioni di persone sono affette da glaucoma nel mondo, con una prevalenza del 2.2%, e questo numero aumenterà fino a circa 112 milioni nel 2040. In Europa, 7.8 milioni di persone sono affette da glaucoma e la prevalenza è del 2.5%. In Italia, circa 800000 persone ne soffrono, con una prevalenza di circa 2,5 % nella popolazione di etnia caucasica sopra i 40 anni.

La storia di Renato

«A 35 anni ho perso il primo occhio senza preavviso. Vent’anni dopo dal secondo vedo come attraverso uno spioncino. Ho pianto molto, ma ho anche imparato a parlare: a chi ha perso la vista e a chi può ancora salvarla».

Non ci si arrende ma ci si risolleva

Renato era un idraulico di Roma nel pieno del suo picco lavorativo. «Facevamo cose grandi, banche e aziende. Io amavo lavorare e ho lavorato finché riuscivo a scorgere la punta del mio naso dall’unico occhio che il glaucoma mi ha lasciato non del tutto cieco. Ora, a poco più di 60 anni, vivo con 570 euro della pensione di invalidità e mi trema la terra sotto i piedi dalla voglia di fare cose che non posso più fare». Ma non per questo Renato si è arreso né dato per vinto. «Tante lacrime, tanti momenti bui, ma anche tanto aiuto dal percorso psicologico e dalla riabilitazione visiva mi hanno aiutato a resistere e risollevarmi. Ora sono pronto a raccontare la mia storia».

A 35 anni la scoperta. Era il 1995

«All’occhio ho sentito una strana sensazione per qualche giorno e nulla più. Poi, si è appannato. Sono andato in Pronto Soccorso e mi hanno ricoverato immediatamente. Hanno tentato di tutto. Sono riusciti a salvare la struttura dell’organo, ma il nervo ottico e la vista dell’occhio destro erano persi per sempre. Questo è il glaucoma».

Visite dall’oculista. È prevenzione!

«Quanto successo a Renato è quello che succede, con diversa intensità e velocità, a un milione di italiani: al mezzo milione che sa di avere il glaucoma e al mezzo milione che non lo sa -dice Mario Barbuto, presidente della Fondazione Agenzia Internazionale per la prevenzione della cecità – IAPB Italia ETS e dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti- Il glaucoma è perfido perché non dà sintomi sino a che non è troppo tardi. È una degenerazione del nervo ottico, molto spesso, sebbene non sempre, connessa alla pressione intraoculare. L’effetto è quello di ridurre il campo visivo una porzione infinitesimale al giorno, in modo tale che il cervello riesce a compensare e che le persone non si rendano conto di nulla finché non c’è più nulla da fare. Unica prevenzione possibile è farsi visitare dall’oculista. Per questo IAPB Italia promuove la settimana mondiale del glaucoma e grazie alla collaborazione delle strutture territoriali dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti offre controlli oculistici gratuiti – info e materiali divulgativi su www.settimanaglaucoma.it».

Polifemo

«Da quando ho iniziato le terapie mediche- riprende Renato- quindi dal 95 al 2025, non ho più avuto la pressione oculare fuori controllo. Dopo l’intervento, ho ripreso a lavorare come prima. Guidavo con la patente speciale ed ero sempre pronto. In azienda mi chiamavano scherzosamente Polifemo».

Una lenta perdita della vista

Poi, nel 2008, il secondo colpo. La terapia farmacologica non sortisce più effetto e Renato si deve sottoporre ad un intervento chirurgico che ha successo nel contenere la pressione ma non può arginare la perdita progressiva della vista anche dall’occhio sinistro.

Uno spioncino piccolissimo

Renato tiene duro con le unghie e con i denti, arrivando a dare istruzioni a voce ai colleghi più giovani ma, con il tempo, è sempre più stanco. Il suo sguardo sul mondo è uno spioncino piccolissimo, il suo campo visivo è 3,5 su 100. Renato è diventato cieco parziale grave e, davanti a sé, ha un sacco di giornate vuote e lo spettro concreto dell’indigenza.

Rinascere a seconda vita

Grazie al suo carattere schietto e alla sua forza d’animo Renato rinasce una seconda volta. Si presenta al Polo Nazionale Ipovisione e Riabilitazione Visiva della IAPB Italia che ha sede all’interno della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS ed inizia un doppio percorso: di supporto psicologico e di allenamento del residuo visivo affiancando sedute ed esercizi con integratori alimentari che favoriscono i processi di neuro-protezione. «Ho pianto per anni, ho avuto tanti momenti bui, ma ho ricevuto anche tanti sostegni, emotivi e non solo, e i risultati si vedono. Oggi sto bene, quando mi viene la tristezza dura ore e non giorni e, se muovo l’occhio, riesco a vedere di nuovo la punta del naso e l’asfalto mentre cammino, con grande beneficio per la mia cervicale perché, prima, per orientarmi dovevo muovere sempre tutta la testa».

Non mollare, andare sempre avanti

Oggi Renato è sempre in movimento. Si prende cura della compagna cardiopatica, va al Caf per seguire le sue pratiche amministrative (gli hanno sospeso l’assegno di inclusione perché non ha presentato l’ISEE ma conta che glielo riattivino presto); va a fare la spesa, cucina, lava i piatti, prende il taxi gratis grazie alla promozione del Comune di Roma e all’intervento dell’Unione Ciechi, controlla la sua posizione in graduatoria per un alloggio pubblico. «A casa, poi, c’è sempre qualcosa da fare, anche se cose semplici come cambiare la pila di un orologio, a me portano via ore invece che secondi. Ma non importa. Quello che importa è andare avanti e non mollare».

Cercare il meglio ogni giorno

Questo il messaggio alle tante persone che, come lui, hanno perso quasi tutta la vista e sono divenute ipovedenti. «Forse un giorno diventerò cieco del tutto, ma io spero di resistere più a lungo possibile e cercherò di trarre il meglio di quello che la giornata può offrirmi, nonostante tutto».

Prendersi cura della vista

A chi, invece, può godere del bene inestimabile della vista Renato augura di averne cura. «Io non avevo tutte le informazioni che ci sono oggi e se parlo è per contribuire a far sì che quello che è successo a me sia risparmiato a tante altre persone normali alle quali un giorno il glaucoma può far cadere il mondo in testa».

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