mercoledì, Luglio 9, 2025
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Genitorialità: la Puglia punta sul bonus social freezing per incentivare le donne

Previsti 3000 euro per le pugliesi dai 27 ai 37 anni che effettuano la crioconservazione dei propri ovociti in vista di una futura gravidanza

Dare un incentivo economico alle donne che scelgono di effettuare la crioconservazione degli ovociti in vista di una futura gravidanza, per dare un segnale chiaro di incentivazione alla genitorialità. È questo il bonus  di 3000 euro messo a disposizione da Regione Puglia a ciascuna donna, dai 27 ai 37 anni desiderosa di crioconservare i propri ovociti da utilizzare in un momento successivo, quando la vita alimenterà il loro desiderio di maternità. Si tratta dunque di un sistema per correre ai ripari difronte al calo delle nascite che negli ultimi anni si è fatto particolarmente sentire.

Contro la denatalità si punta sulla crioconservazione degli ovociti

Secondo gli ultimi dati ISTAT, infatti, nel 2024 in Italia sono nati solo 370.000 bambini, con un calo del 2,6% rispetto al 2023 e del 66% rispetto al 1965. Il tasso di fertilità totale è sceso a 1,18 figli per donna, mentre l’età media del primo parto ha toccato i 33 anni. «Un ritardo che ha un impatto biologico diretto perché dai 40 anni la fertilità si riduce all’80% in meno rispetto ai 25 anni», fa notare Filippo Maria Ubaldi, ginecologo e direttore scientifico di Genera, gruppo italiano con 7 centri specializzati in medicina della riproduzione su tutto il territorio nazionale -. Con un bonus di questa entità si riescono a coprire quasi tutte le spese necessarie alla procedura, rappresentando una scelta pragmatica e davvero concreta a favore delle donne».

 Cos’è il bonus social freezing

Il bonus social freezing, dunque,  è uno strumento offerto dalle istituzioni alle donne per scegliere in libertà e con consapevolezza il momento più adatto per diventare madri. Spesso, infatti, le giovani oggi faticano a conciliare maternità, percorso professionale e vita privata con la conseguenza che il momento di avere un figlio viene ritardato al punto da rendere sempre più difficile la maternità. «Questo bonus è una risposta concreta alla sfida della denatalità che, da anni, restituisce un quadro preoccupante in termini di calo delle nascite – ha aggiunto  Ubaldi -.  Il nostro auspicio è che altre regioni seguano l’esempio della Puglia».

Dopo la Puglia, anche la Toscana sceglie la crioconservazione degli ovociti

La decisione della Puglia, di combattere la denatalità incentivando le giovani donne alla crioconservazione degli ovociti, sta raccogliendo molti consensi, anche in altre regioni. La conferma arriva da  Claudia Livi, ginecologa e direttrice sanitaria del centro Demetra di Firenze, convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale. «La crioconservazione degli ovociti si configura non come un lusso, ma come una risorsa fondamentale per pianificare serenamente il proprio percorso riproduttivo – ha evidenziato -. Anche la Regione Toscana, da sempre capofila nelle politiche a favore della natalità, ha adottato una misura simile. Offrire un sostegno per la conservazione della fertilità significa promuovere la genitorialità e agire concretamente contro il declino demografico».

Più welfare e nuova cultura

Il fenomeno del rinvio della maternità è aggravato da fattori culturali e sociali: stereotipi di genere, discriminazioni sul lavoro e mancanza di welfare adeguato. «Spesso – ha evidenziato Ubaldi – le giovani donne non sono correttamente informate sul tema. In questo senso è davvero positiva anche la volontà del governo italiano di sensibilizzare con una campagna ad hoc sull’importanza di monitorare la propria riserva ovarica, con test del sangue dell’ormone Amh, che ci aiuta a inquadrare la situazione personale di ogni paziente per poterla consigliare al meglio sulle strategie di prevenzione dell’infertilità. La crioconservazione, dunque, rappresenta una politica sanitaria di prevenzione. Se offerta nei tempi giusti, può fare davvero la differenza per le donne che desiderano diventare madri. È tempo di portare questo strumento a tutte le Regioni e integrarlo in una più ampia strategia nazionale di sostegno alla natalità e alla salute riproduttiva».

Come si effettua la crioconservazione degli ovociti

La crioconservazione ovocitaria per fini personali e non solamente medici,  nota anche come “social freezing”, è una tecnica medica che consente di prelevare, congelare e conservare le cellule riproduttive femminili (ovociti) in età giovane e fertile per un loro eventuale utilizzo futuro. Questo sistema permette alla donna di posticipare la maternità, con le stesse probabilità di successo riproduttivo dell’età in cui gli ovociti sono stati prelevati. È importante dunque fare una scelta consapevole in giovane età.

Perché è importante prelevare gli ovociti prima dei 35 anni

Il countdown dell’ orologio biologico non  può essere fermato, ma almeno rallentato. Infatti «se pur non sia garantita la gravidanza – puntualizzano gli esperti -, di sicuro si mantiene viva la possibilità di avere un bambino in futuro, senza dover ricorrere alla donazione di gameti». Studi clinici del gruppo Genera hanno dimostrato che nelle donne più giovani; quindi, fino a 35 anni le probabilità di ottenere un gravidanza dopo essere ricorse a questa tecnica sono comprese fra il 70% con 15 ovociti prelevati e congelati (considerato il numero ottimale) e il 95% con 25 ovociti. Ma ci sono comunque chance di gravidanza comprese tra il 30% e il 45% nel caso in cui vengano vitrificati 8-10 ovociti.

Per le over 40 diventare madre diventa sempre più difficile

Oltre la soglia dei 35 anni, il numero di ovociti necessari per raggiungere la gravidanza è chiaramente maggiore, rendendo la procedura di preservazione la fertilità più impegnativa. «Per questo motivo – ha sottolineato Ubaldi – tutti i centri specializzati oggi consigliano alle donne di fare questa scelta, se ritenuta opportuna a seconda dei propri progetti di vita, entro i 35-37 anni, in modo da avere le migliori possibilità di riuscita se un giorno si dovranno utilizzare quegli ovociti congelati, nel caso dovessero insorgere problemi nel tentare una gravidanza».

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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