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Francesco: la rinascita dopo un incidente

Sono Laura (nome di fantasia ndr) la moglie di una persona speciale. Una persona che, a causa di un incidente, è passata da una vita spensierata, fatta di studio, hobby, uscite con gli amici, fidanzata, teatro e viaggi, ad una sofferenza prolungata da cui è uscito con innumerevoli sforzi dopo anni.

L’incidente

Tutto ha inizio, o meglio sembra finire, una sera d’estate, quando un tragico incidente in moto cambia per sempre la vita di Francesco, le sue speranze e le sue aspettative di giovane ambizioso e talentuoso che sperava di partire per l’America e inseguire i suoi sogni. «Il primo luglio del 2001 rischio di morire a causa di un trauma riportato dopo un brutto incidente causato da un automobilista che non si è fermato allo stop, colpendomi in pieno e facendomi volare dalla moto per oltre 20 metri – racconta tutto d’un fiato Francesco – Il trauma è stato così forte che ho dovuto ricostruire me stesso e la mia vita. Infatti, sono rimasto in ospedale circa un anno e poi ho dovuto sottopormi a cure mediche per più di dieci anni per tornare tra i vivi».

La rinascita

«Poco prima del grave incidente mi sono laureato in Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Milano – ricorda Francesco -.  Ma essendo stato separato da tutto e da tutti per parecchi anni ho dovuto anche farmi riaccettare dal mondo e dalle persone. A causa del coma profondo dovuto all’incidente e durato quasi un mese, quando sono tornato a interagire con gli altri la mia memoria non funzionava più. Non ricordavo molte cose vecchie e non riuscivo a memorizzare le cose nuove. Sono riuscito a riacquistare la memoria e i ricordi grazie a sedute di psicologia e neurologia e grazie a medicinali molto forti che ho assunto. La mia debolezza mentale mi ha reso però spesso succube degli altri. Spesso vedendomi più debole molte persone si sono approfittate di me».

Gli occhi di chi ancora soffre dopo la rinascita

«Questo tremendo incidente mi ha aiutato a conoscere me stesso, a saper valutare gli altri, a non arrendermi davanti alle difficoltà della vita. Ho imparato anche che spesso i veri amici sono pochi. Tutti gli altri sono solo compagnie che servono a poco, quando c’è davvero bisogno. Prima del mio incidente avevo almeno una ventina di persone con cui uscivo spesso. La maggior parte di loro dopo l’incidente non si sono più fatte vive – fa notare Francesco, mentre un velo di tristezza cala sul suo viso -. Si tratta di conoscenze non di amicizie! Prima del tragico evento avevo una ragazza da dieci anni. Avevamo deciso di andare a vivere assieme. Anche lei non si è più fatta vedere e sentire!».

Rinascita, ma a che prezzo?

«Malgrado le brutte esperienze però ringrazio la sanità del Nord Italia perché mi ha rimesso al mondo. Questa mia rinascita dipende da tanti medici, da tante medicine e non in ultimo dalla mia volontà di combattere e la mia consapevolezza di aver bisogno di cure e di poter cambiare e in meglio! In tutto questo tragico percorso di vita ho avuto la fortuna di avere attorno a me una famiglia meravigliosa che non mi ha mai abbandonato, anche quando (dai loro racconti) ero diventato aggressivo e più di una volta ho tentano di farla finita. Loro ci sono sempre stati per me. Hanno speso tempo rinunciando a tutto e tanto denaro. Tante cure le abbiamo dovute sostenere privatamente. E penso anche a questo. Se non avessimo avuto disponibilità economica, io sarei la stessa persona oggi?»

La vita adesso

Dopo tanta sofferenza oggi Francesco è riuscito ad avere una vita normale, si è sposato, ha recuperato le funzioni motorie e direi quasi tutte quelle cognitive. Quasi, perché ha ancora un piccolo problema di memoria a breve termine, che comunque medici e psicologi gli hanno insegnato a gestire con vari strumenti tecnologici. «Ho una famiglia, del pelosetti che adoro come fossero figli, una moglie che mi è sempre stata vicino, ma non ho un lavoro- ammette con rammarico Francesco -. Purtroppo nonostante la laurea, nonostante sia iscritto alle categorie protette, non riesco a trovare una collocazione che soddisfi le mie ambizioni e mi faccia sentire ancora un ingegnere. Quindi esiste un problema. Mancano strutture idonee ad accogliere persone che hanno avuto un trauma e riportato delle disabilità, oppure c’è una totale assenza di sensibilità sociale?».

Dopo la rinascita sono ancora un ingegnere, ma nessuno se ne accorge

«Il mondo del lavoro italiano ritiene la mia laurea molto buona,  ma solo per avere un lavoro qualsiasi, non certo da ingegnere. Nonostante tutti gli sforzi fatti, i tantissimi colloqui, le promesse che hanno creato aspettative, oggi non ho un lavoro. Quindi in Italia seppure le persone come me dovrebbero essere aiutate dallo Stato, la mia esperienza dice il contrario. Non posso più fare l’ingegnere anche perché ormai sono fuori mercato vista l’età e la mancanza di esperienza, ma ho una laurea in ingegneria aerospaziale, parlo bene l’inglese, amo programmare e sarei un buon lavoratore, ma nessuno se ne accorge».

 

 

 

 

 

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