sabato, Gennaio 18, 2025
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Fibromialgia, una malattia invisibile

I metodi diagnostici e le cure per questa sindrome, sono ancora poco precisi e mirati, per cui si tende prevalentemente a curarne la sintomatologia (ossia il dolore muscolare cronico e migrante) piuttosto che ricercarne le cause e dunque le terapie specifiche.

A cura della dottoressa Erika Spaggiari, Biologa e nutrizionista

Fibromialgia, una malattia invisibile. A tutt’oggi la Fibromialgia (o Sindrome fibromialgica) ha un’incidenza in Italia tra il 2 e il 4% della popolazione, principalmente femminile. E non ha ancora nessun riconoscimento nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Definirla “malattia invisibile”, significa che i soggetti che ne soffrono si sentono spesso incompresi e non tutelati.

Erika Spaggiari, biologa e nutrizionista

L’alimentazione aiuta la fibromialgia

L’alimentazione può, dunque, essere un modo per migliorare il quadro clinico e sintomatologico. Una scelta mirata dei cibi, nella quantità e soprattutto nella qualità, può supportare l’organismo a gestire meglio i sintomi di questa malattia, soprattutto il dolore, ma anche problematiche intestinali che spesso si associano al quadro clinico.

Mantenersi normopeso

Uno dei primi consigli è comunque quello di mantenersi in uno stato di normopeso, perché un eccesso di tessuto adiposo interferisce negativamente con tutta una serie di processi pro-infiammatori che vanno a peggiorare una situazione già compromessa dal dolore e dalla spossatezza, sintomi tipici della fibromialgia. Poichè spesso un soggetto fibromialgico ha difficoltà nel fare un’attività fisica costante, diventa quindi necessario stare molto attenti al regime dietetico, che non per forza si deve tradurre in diete drasticamente ipocaloriche e restrittive, ma che deve avere alla base dei sani principi nutrizionali.

Cibi da evitare per chi soffre di Fibromialgia

Da evitare, sicuramente, lo zucchero raffinato, principale nemico della Fibromialgia, quindi dovrebbero essere messi al bando tutti quei cibi che ne contengono grosse quantità, come gli snack industriali, le bevande zuccherate e i dolci in generale. Lo zucchero ha un’attività proinfiammatoria a livello cellulare che può peggiorare la sensibilità al dolore e sicuramente non aiuta al mantenimento del peso corporeo. Valide alternative per dolcificare possono essere lo sciroppo d’acero, la stevia e un buon miele. Stessa cosa per gli alimenti troppo ricchi di grassi saturi, ad esempio carni rosse, salumi ed insaccati e formaggi, che andrebbero dunque consumati con molta moderazione visto il loro potere pro-infiammatorio. Via libera all’olio extra vergine d’oliva, all’avocado, alla frutta secca come fonti di grassi “buoni”.

No a latticini e caffeina

Spesso la fibromialgia può dare fastidi e problematiche intestinali, come crampi, eccessivo gonfiore, sindrome del colon irritabile. Per questo, anche i latticini andrebbero valutati attentamente per non peggiorare la situazione, sia quelli freschi che quelli stagionati. Anche la caffeina sarebbe da limitare, quindi massimo 1-2 caffè al giorno per chi non ne può fare a meno, ma attenzione anche a tè, cioccolato e bevande contenenti cola. Questo per non andare ad interferire con possibili problemi di insonnia che si manifestano di frequente nel quadro clinico di un soggetto fibromialgico.

Cibi da preferire

Tra gli alimenti da preferire, in primis sicuramente quelli freschi, come frutta e verdura, che apportano acqua, sali minerali, vitamine, antiossidanti e fibra. Ottimi anche i legumi, come alternativa alle proteine animali, da abbinare a cereali integrali non raffinati, per creare un piatto unico e completo sotto il punto di vista nutrizionale. Via libera quindi a tutti i tipi di riso intergale, kamut, orzo, quinoa, grano saraceno, cercando di alternare il più possibile quelli con e senza glutine. Recenti ricerche, infatti, hanno notato una correlazione tra celiachia, gluten-sensitivity e fibromialgia. In studi mirati all’analisi della fibromialgia nei pazienti affetti da gluten-sensitivity diagnosticata è stato osservato come una dieta priva di glutine migliori la sintomatologia fibromialgica, considerando come le gliadine contenute nel glutine possono incentivare la cascata infiammatoria.

Proteine animali da scegliere

Tre le fonti proteiche animali, invece, scegliere almeno 2-3 volte alla settimana il pesce fresco (evitando crostacei e molluschi): è un’ottima fonte di Omega3, acidi grassi essenziali polinsaturi che agiscono favorevolmente sia su processi infiammatori generalizzati, sia sul quadro lipidico plasmatico (colesterolo e trigliceridi). Tra la carne, sicuramente meglio quella bianca di pollo, tacchino e coniglio, cercando sempre di scegliere quella da allevamenti controllati per evitare l’eccesso di antibiotici e contaminanti chimici.

Magnesio contro il dolore

Nel paziente fibromialgico è da tenere anche in considerazione l’aspetto emotivo. Il dolore a volte può essere così forte (e spesso incompreso) da interferire con l’umore. Il magnesio è il micronutriente più importante da integrare sia per la sua azione modulante sul sistema nervoso, sia per la rigidità muscolare. Buone fonti di magnesio sono la frutta secca (mandorle e noci in primis), i semi oleosi (zucca e girasole), l’avena, gli spinaci, il cioccolato fondente.

Curcuma e zenzero

Infine, una menzione particolare sull’utilizzo di alcune spezie: la curcuma e lo zenzero. Queste possono essere molto utili perché hanno un’azione detossificante e antiossidante e possono migliorare il quadro generale.

Che cos’è la fibromialgia?

La fibromialgia è una patologia reumatica non infiammatoria caratterizzata da dolore cronico diffuso che colpisce oltre 2 milioni di persone in Italia, più spesso donne in età adulta. I sintomi possono comparire in modo graduale e aggravarsi con il passare del tempo, oppure esordire improvvisamente dopo un evento scatenante, come un trauma fisico, un’infezione o uno stress psicologico.

Quali sono le cause della fibromialgia?

Le cause esatte dell’insorgenza della fibromialgia non sono note, ma l’ipotesi è che multipli fattori genetici e ambientali (esempio infezioni o traumi psico-fisici) possano concorrere allo sviluppo della malattia. L’ipotesi più accreditata è che alla base del dolore cronico ci sia una compromissione del modo in cui il cervello processa lo stimolo doloroso. In particolare, in chi soffre di fibromialgia la soglia del dolore sarebbe più bassa della norma in seguito a una sensibilizzazione cerebrale agli stimoli dolorosi.

Diagnosi

La diagnosi di fibromialgia è basata prevalentemente sulla storia clinica e sui reperti riscontrati nel corso della visita e prevede l’esclusione di altre patologie sottostanti che possano giustificare i sintomi; in generale orientano per tale diagnosi la persistenza di dolore diffuso in sedi corporee simmetriche da almeno tre mesi, con positività di almeno 11 dei 18 punti sensibili e negatività degli esami di laboratorio e strumentali. Spesso altri sintomi concomitanti, quali ad esempio disturbi del sonno e dell’umore, possono aiutare il medico a confermare il sospetto diagnostico.

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