sabato, Gennaio 18, 2025
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Fibrillazione atriale: se il cuore accelera c’è un perché, non trascurarlo

In presenza di fibrillazione atriale il cuore accelera in maniera anomala. I dottori Patrizio Mazzone e Fabrizio Guarracini spiegano come riconoscere i sintomi, chi è più a rischio e come le nuove tecnologie permettono di intervenire in maniera risolutiva

Ti capita di avere un’accelerazione del battito cardiaco? Sappi che quando il cuore batte in modo irregolare potrebbe essere il sintomo di una fibrillazione atriale.  Si tratta di un’alterazione del ritmo cardiaco che riguarda sempre più persone. Si prevede infatti che raddoppierà entro il 2050.  Le ragioni di questo aumento  possono essere molteplici, fondamentale è riconoscerle  e intervenire con farmaci e con la chirurgia supportata da nuove tecnologie. Ne abbiamo parlato con i dottori  Patrizio Mazzone e Fabrizio Guarracini U.O.C. Aritmologia ed Elettrofisiologia – Cardiologia 3 Dipartimento Cardiovascolare dell’Ospedale di Niguarda – Ca’ Granda

Dott. Patrizio Mazzone
U.O.C. Aritmologia ed Elettrofisiologia – Cardiologia 3
Dipartimento Cardiovascolare dell’Ospedale di Niguarda – Ca’ Granda

Cos’è la fibrillazione atriale?

«La fibrillazione atriale è una tachiaritmia sopraventricolare caratterizzata da un’attività elettrica atriale caotica ed irregolare che determina la perdita della funzione meccanica della contrazione atriale. Può essere considerata un’aritmia benigna, ma, a causa dei sintomi spesso associati e mal tollerati, è causa frequente di accesso al Pronto Soccorso».

Quali sono i sintomi che ci devono allarmare?

«Tra i campanelli di allarme più frequenti che accompagnano una fibrillazione atriale ci sono: cardiopalmo, lipotimie ovvero una sensazione di debolezza protratta o ancora una ridotta tolleranza allo sforzo. Occorre precisare che l’aritmia non è mai una entità omogenea, ma piuttosto la sintesi di diverse situazioni differenti che spesso rendono ragione della scarsa efficacia della terapia farmacologica».

Fabrizio Guarracini, Dirigente medico Cardiologia 3, elettrofisiologia UOC Dipartimento Cardiovascolare dell’Ospedale di Niguarda – Ca’ Granda

Come si stabilisce una fibrillazione atriale?

«La fibrillazione atriale può essere definita in termini di numero di episodi, di durata, di frequenza, di modalità di inizio, di possibili trigger e di risposta alla terapia.  Un episodio di FA può essere sintomatico o meno, autolimitantesi o richiedere un intervento terapeutico per regredire. La diagnosi di fibrillazione atriale si fa con l’elettrocardiogramma. Il primo elemento che la caratterizza è la scomparsa delle onde di attivazione atriale (onde P), che vengono sostituite da rapide oscillazioni della linea isoelettrica, dette onde di fibrillazione (onde f)».

Esistono dei soggetti più a rischio di altri?

«Nelle ultime linee Guida 2024 della Società Europea di Cardiologia sulla gestione della fibrillazione atriale, grande importanza è stata data alla diagnosi e trattamento delle comorbidità e di fattori rischio cardiovascolare:

  • diabete
  • ipertensione
  • scompenso cardiaco
  • obesità
  • consumo di alcol
  • sedentarietà
  • scarsa attività fisica

sono alla base dell’innesco, lo sviluppo ed il mantenimento della aritmia».

Quali sono le novità di diagnosi di questa patologia?

«È stato ribadito nelle ultime linee guida 2024 l’importanza di stabilire il rischio cardio-embolico ed emorragico del paziente.  Inoltre, viene rinforzato il concetto di fibrillazione atriale come malattia progressiva, con sottostanti alterazioni elettriche e strutturali atriali (che prendono il nome di cardiomiopatia atriale) e che vengono sostenute e accelerate dai fattori predisponenti e rallentate da strategie di controllo del ritmo come il trattamento ablativo che quanto è più precoce risulta più efficace.

Come si cura quindi una fibrillazione atriale?

«L’indicazione è ad una tempestiva terapia anticoagulante, preferibilmente con i  farmaci più moderni. Questo aspetto è di fondamentale importanza perché la fibrillazione atriale è collegata al tromboembolismo in generale per tutti gli organi ma che include anche danni cerebrali subclinici (che potenzialmente portano a demenza vascolare). In pazienti che non possono assumere farmaci anticoagulanti per un rischio emorragico proibitivo attualmente abbiamo a disposizione il sistema di chiusura percutanea di auricola atriale sinistra che permette di ridurre di più del 90% il rischio di ictus»

Quando è necessario un intervento chirurgico?

«il trattamento interventistico ed ablativo della fibrillazione atriale al giorno d’oggi risulta  un’arma imprescindibile nel trattamento della aritmia in acuto e soprattutto nella modifica della storia naturale della patologia».

La tecnologia aiuta a risolvere il problema?

«L’utilizzo di diverse forme di energia nel trattamento ablativo – radiofrequenza, crioenergia, laser terapia ed elettroporazione – permette attualmente di scegliere la migliore soluzione per il quadro clinico del paziente rendendo il trattamento sempre più personalizzato ed efficace. Queste considerazioni e gli studi consolidati che attestano la superiorità dell’ablazione rispetto alla terapia farmacologica hanno portato ad un  promozione della ablazione transcatetere della fibrillazione atriale come “first line therapy” in alcune situazioni cliniche».

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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