Zero malattie cardiovascolari: è questo l’obiettivo della campagna “Dai valore al tuo cuore” promossa da OMRON Healthcare per ridurre al minimo i rischi cardiovascolari della popolazione. I risultati della campagna, realizzata in collaborazione con la Società Italiana di cardiologia (SIC) e l’associazione per la lotta all’Ictus Cerebrale (A.L.I.Ce Italia ODV), è stata presentata oggi a Roma, in occasione dell’85° Congresso di SIC. Il dato di partenza per arrivare ad un abbattimento delle malattie cardiovascolari è la conoscenza e il monitoraggio della fibrillazione atriale destinata a crescere nei prossimi anni.
La fibrillazione atriale malattia sociale
La fibrillazione atriale clinicamente manifesta rappresenta, infatti, solo la “punta dell’iceberg”, mentre una vasta parte della popolazione affetta rimane non diagnosticata, con un rischio aumentato di eventi cerebrovascolari e cardiovascolari gravi. Secondo i dati della European Society of Cardiology (ESC), le malattie cerebrovascolari e cardiovascolari rappresentano le principali cause di mortalità in Europa. Con l’invecchiamento progressivo della popolazione europea, il numero di casi è destinato ad aumentare nei prossimi anni.
L’importanza dell’informazione e della formazione
Per ridurre al minimo le malattie cardiovascolari è fondamentale dunque la diagnosi precoce. Ma prima ancora l’informazione. Per questo lo scorso mese di ottobre sono state coinvolte oltre 1200 persone in forma anonima attraverso test realizzati in 9 piazze italiane (Bari, Bologna, Firenze, Lacchiarella, Milano, Napoli, Trento, Roma, Verona) e in tre istituti ospedalieri (Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna, Policlinico Umberto I di Roma e Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli). Ciascun cittadino è stato sottoposto al controllo della pressione sanguigna, ECG e test di aritmie e fibrillazione atriale.
I risultati dell’indagine
Durante lo screening, è stato chiesto ai partecipanti se conoscessero il significato di Fibrillazione Atriale: il 55% ha risposto affermativamente. La consapevolezza è risultata maggiore però per l’ictus cerebrale, con il 79% dei partecipanti che ha dichiarato di sapere cosa fosse.
Se i cittadini sembrano essere consapevole dei rischi che possono correre, per contro solo il 12% dei partecipanti ha effettuato un monitoraggio del ritmo cardiaco negli ultimi sei mesi. La maggioranza (68%, pari a 822/1.202 partecipanti) non esegue un controllo da oltre dodici mesi, mentre il restante 20% lo ha effettuato tra i sei e gli undici mesi precedenti.
Poca prevenzione
Dall’indagine sono emersi poi dati significativi: Il 31% dei partecipanti (374/1.202) ha riferito una diagnosi di ipertensione, mentre il 5% (63/1.202) non ha mai controllato i propri valori pressori. Sul fronte della fibrillazione atriale (FA), il 6,3% dei partecipanti (76/1.202) ha riportato una diagnosi della condizione, ma il 12% dei partecipanti (149/1.202) non si è mai sottoposto a uno screening per questa aritmia. I risultati dello screening cardiovascolare in questa popolazione evidenziano poi una preoccupante prevalenza di ipertensione arteriosa – il 46% dei partecipanti (437/1.202) mostrava valori di ipertensione sistolica (≥140 mmHg) –, frequenza cardiaca elevata e alterazioni del ritmo cardiaco, inclusa una quota non indifferente di soggetti con FA non diagnosticata (2%). Questi dati sottolineano l’importanza cruciale di implementare programmi sistematici di screening e interventi preventivi per migliorare la gestione dell’ipertensione e diagnosticare precocemente la FA.
Perché riconoscere la fibrillazione atriale può salvare la vita
La fibrillazione atriale (FA) è l’aritmia sostenuta di più ampio riscontro nella pratica clinica, con una prevalenza che varia dall’1% al 2% nella popolazione generale. Questo valore aumenta però significativamente con l’età: da meno dello 0,5% negli individui sotto i 50 anni, sale al 3-4% tra i 60 e i 70 anni, fino a raggiungere il 5-15% negli ultraottantenni. Una diagnosi precoce della fibrillazione atriale (FA) e un trattamento adeguato, pertanto, possono ridurre il rischio di ictus fino al 66%.
Essere asintomatici
Siccome il 40% dei pazienti con FA è asintomatico, questo ritarda il riconoscimento della patologia rendendo difficile una diagnosi precoce. Per questo è ancora più importante un attento monitoraggio delle fasce di popolazione più a rischio. «Nei pazienti a rischio elevato, lo screening della fibrillazione atriale può garantire innegabili vantaggi. L’età è un fattore di rischio rilevante per l’insorgenza della fibrillazione atriale, ma non dobbiamo sottovalutare: l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, lo scompenso cardiaco, la malattia renale cronica, l’obesità, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, la sindrome delle apnee ostruttive. In questi pazienti le linee guida raccomandano lo screening opportunistico della fibrillazione atriale», ha dichiarato Pasquale Perrone Filardi, Presidente SIC, Roma, Ordinario di Cardiologia presso l’Università Federico II di Napoli.
Quando la fibrillazione atriale è connessa all’ipertensione arteriosa
Prestare attenzione alla fibrillazione atriale è fondamentale anche perché spesso è strettamente correlata all’ipertensione arteriosa. Infatti, il 60, 80% dei pazienti con fibrillazione atriale hanno anche ipertensione, mentre tra il 10 e il 20% dei pazienti ipertesi svilupperà fibrillazione atriale nel corso della propria vita.
Riconoscerla significa prevenire l’Ictus
Un dato confermato da Claudio Borghi, professore di Medicina Interna presso l’Università Alma Mater e Direttore di Medicina Interna Cardiovascolare e del Centro Europeo di Eccellenza per l’Ipertensione Arteriosa presso l’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola a Bologna. «La rilevazione di fibrillazione atriale non ancora diagnosticata in circa il 10% di tutti gli ictus ischemici pone l’urgente necessità di rilevare la fibrillazione atriale asintomatica, al fine di avere l’opportunità di prevenire questi ictus istituendo per tempo il trattamento più appropriato. Infatti, sebbene molti pazienti con fibrillazione atriale sviluppino sintomi che portano ad un’appropriata diagnosi e gestione della malattia, in molti casi la prima manifestazione può essere un ictus debilitante o la morte», ha fatto notare Borghi.
In futuro i pazienti raddoppieranno
In futuro si prevede che i pazienti con fibrillazione atriale raddoppieranno. Per Giovambattista Desideri, Professore Ordinario di Medicina Interna presso il Dipartimento di Geriatria delle Scienze Cliniche Interne, Anestesiologiche e Cardiovascolari dell’Università La Sapienza di Roma: «nei prossimi anni, in particolare nei paesi occidentali, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, il numero di pazienti affetti da fibrillazione atriale raddoppierà. La rilevanza epidemiologica si associa ad un’elevata quota di mortalità e morbilità, con conseguenti ricadute sulla salute del singolo paziente, della collettività e sugli aspetti socioeconomici. Per questo è importante intervenire rapidamente per diagnosticarla precocemente».