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Epatite C: cosa chiedono le associazioni di pazienti

Per azzerare i casi di epatite C entro il 2030 come previsto dall'OMS, sottoscritto un patto tra associazioni di pazienti, comunità scientifica e istituzioni. Per Massimo Andreoni (Simit): «Necessario prorogare lo screening e ampliarlo ai nati tra il '48 e il '68»

L’epatite C deve essere eliminata entro il 2030 secondo le direttive dell’OMS. Questo è l’obiettivo da raggiungere anche in Italia e per farlo le associazioni di pazienti e la comunità scientifica hanno siglato un patto. L’occasione è stato l’evento “Epatite C, obiettivo eliminazione, il momento è adesso. Strategie e modelli organizzativi per riscrivere la storia delle epatiti virali” che si è tenuto questa mattina a Roma. Per arrivare all’eliminazione dell’epatite C, è stato firmato da tutti gli attori un documento dove sono state indicate due strategie.  L’intento è di prorogare l’attuale programma di screening gratuito a tutto il 2025 ed estenderlo ai nati tra il 1948 e il 1968.

 Cos’è l’epatite C

L’epatite C è una malattia infiammatoria del fegato causata dal virus HCV. Lepatite acuta ha una durata da 2 a 12 settimane. La guarigione avviene però solo nel 30-50% dei casi. Nel restante evolve in epatite cronica, fibrosi, cirrosi e carcinoma epatico.  L’infezione in quel caso è di lieve entità e tende a persistere nell’organismo, diventando cronica. I sintomi possono manifestarsi dopo diversi anni dal contagio  e sono diversi: debolezza/stanchezza, senso di malessere, difficoltà digestive, gonfiore e dolore addominale, dolori muscolari ed articolari, umore altalenante, depressione o ansia.

Epatite C: quando è latente cosa fare?

In molti invece permane una forma latente. «In quel caso è molto difficile stimare il sommerso e pertanto raggiungere l’obiettivo di eradicare l’epatite C – ha spiegato Vincenza Calvaruso, Presidente dell’Associazione Italiana Studio del Fegato (Aisf) durante il convegno promosso da Gilead Sciences -. Quindi è essenziale non fermare il programma di screening, ma continuare a spingerlo e implementarlo per tutte le popolazioni target».

Lo screening per l’epatite C

Lanciato nel 2020 con l’intento di individuare le infezioni sommerse e trattarle precocemente per ridurre la trasmissione del virus e l’incidenza delle gravi complicanze, il programma di screening per l’epatite C oggi è destinato  a tre fasce di popolazione target:

  • Nati tra il 1969 e il 1989
  • Le persone seguite dai servizi per le dipendenze (Ser.D)
  • I detenuti

Stanziati 71 milioni di euro ma solo l’11% della popolazione ha aderito

Per la sua attuazione sono stati stanziati dal 2020 fino al 2024  71, 5 milioni di euro, per la maggior parte non utilizzati a causa della bassa adesione che si attesta sull’11% della popolazione tra i 35 e i 55 anni. «Fino ad oggi lo screening ha permesso di identificare oltre 10 mila persone che in molti casi non sapevano di avere l’infezione da Hcv – ha detto Massimo Andreoni, Direttore Scientifico della società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e Professore Ordinario di Malattie Infettive presso Università “Tor Vergata” Roma -. Questi risultati sono stati raggiunti nonostante il programma abbia subito ritardi e, in molte regioni, non sia stato completamente implementato. Risultati che danno un importante segnale sulle potenzialità dello screening».

Perché è necessario prorogare lo screening

Un coro unanime sulla necessità di prorogare e potenziare il programma di screening per l’epatite C si è levato al termine dell’incontro tra società scientifiche, associazioni di pazienti e istituzioni. Secondo i dati raccolti da Isheo per Gileard Sciences, al 31 dicembre 2023 erano state testate oltre un milione di  persone e identificati circa 10 mila casi di infezione da Hcv attiva. Un risultato importante ma non sufficiente, tanto più che il programma dovrebbe terminare il 31 dicembre 2024. Per Andreoni è fondamentale che lo screening venga prorogato e ampliato. Attivato in tutte le regioni e promosso con campagne di sensibilizzazione  e comunicazioni efficaci. «Stiamo finalmente assistendo a una riduzione delle complicanze da epatite C, ma se lo screening venisse interrotto, queste tornerebbero ad aumentare  con un impatto inevitabile sul Sistema Sanitario Nazionale», ha dichiarato Andreoni.

Come implementare lo screening per l’epatite C

Dal momento che solo l’11% della popolazione interessata si è sottoposta allo screening per l’epatite C, il budget rimanente di 61 milioni di euro è sufficiente. Con l’estensione della coorte ai nati tra il 1948 e il 1968 il costo è di 31.539.490. mentre la spesa sostenibile di euro 58.380.040 euro, quindi perfettamente in linea con le risorse già stanziate e disponibili. «Sarebbe opportuno per il raggiungimento degli obiettivi OMS dare stabilità all’iniziativa fino al 2030, rendendo lo screening strutturale e non sperimentale – ha commentato Ivan Gardini, presidente EpaC Ets -, apportando tutte le modifiche del caso concordate con regioni, società scientifiche e associazioni di pazienti. Non solo, è assolutamente auspicabile  una strategia sanitaria globale sulla prevenzione delle infezioni trasmissibili che possa trovare attuazione attraverso una solida base normativa ed economica».

 

 

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