lunedì, Luglio 14, 2025
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De Caro (CNAI)«Gli infermieri salveranno il SSN, l’Italia deve agire ora»

In occasione della Giornata Internazionale degli Infermieri, l’allarme di ICN e CNAI: «Servono investimenti urgenti per evitare il collasso del sistema e garantire cure sicure ed eque

Walter De Caro, Presidente CNAI
Walter De Caro, Presidente CNAI

Senza infermieri, nessuna protezione: è questa la crisi silenziosa che minaccia la sanità italiana. In occasione della Giornata Internazionale degli Infermieri che ricorre il 12 maggio, il Consiglio Internazionale degli Infermieri (ICN) e la Consociazione Nazionale Associazioni Infermiere/i (CNAI) hanno lanciato un appello chiaro e urgente: senza infermieri, non esiste un sistema sanitario sicuro né sostenibile. Con il secondo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sullo Stato dell’Infermieristica nel Mondo (SOWN 2025), i dati confermano una crisi strutturale globale che, in Italia, assume i contorni di un’emergenza nazionale.

Una carenza drammatica

Nel nostro Paese mancano 65.000 infermieri. Il rapporto tra infermieri e popolazione è di poco superiore a 6 ogni 1.000 abitanti, meno della metà rispetto a Germania e Francia. L’impatto? Peggioramento dell’assistenza, aumento dei rischi clinici e pressione crescente sugli operatori rimasti in servizio. A livello globale, la carenza di infermieri è stimata in 5,8 milioni: un numero solo lievemente migliorato rispetto ai 5,9 milioni post-pandemia, ma ancora insufficiente di fronte a una domanda sanitaria in crescita.

Infermieri airbag della sanità

«Siamo abituati al fatto che gli infermieri salvaguardino la società quando si verificano dei disastri sanitari, proprio come gli airbag si attivano per proteggerci in una collisione», fa notare Howard Catton CEO dell’ICN e Co-Presidente del rapporto SOWN.

«Il nostro mondo non sta facendo abbastanza per rendere l’infermieristica una professione attraente o per trattenere i preziosi infermieri che abbiamo – rimarca con forza Walter De Caro, Presidente Nazionale CNAI -. Senza un’azione immediata per investire e prenderci cura della nostra forza lavoro infermieristica rischiamo un futuro pericoloso in cui l’airbag infermieristico non si gonfierà per offrire una protezione vitale alla salute degli individui e delle popolazioni. Il nuovo rapporto SOWN ci offre una bussola, un vero nord per guidarci a costruire la forza lavoro infermieristica forte, sostenibile e supportata di cui abbiamo bisogno per sostenere la salute del mondo e raggiungere la Copertura Sanitaria Universale. Ora abbiamo bisogno che i leader mondiali seguano questa bussola».

Una professione sotto stress

Il rapporto SOWN evidenzia alcuni aspetti allarmanti: il 48% delle organizzazioni riferisce un aumento delle dimissioni dalla professione infermieristica, il 61% degli operatori dichiara di soffrire di stress da moderato a estremo, e tra il 23% e il 61% è colpito da ansia o depressione. Non solo: oltre l’86,2 %  delle associazioni Nazionali Infermieri (NNA) segnala episodi di violenza subita da parte di pazienti o del pubblico e il 71% anche da colleghi o superiori, secondo i dati CNAI. Nonostante ciò, il rapporto SOWN rivela che il 41% dei Paesi non dispone di misure specifiche per proteggere gli operatori sanitari  dalle aggressioni.

Stipendi stagnanti e scarse tutele

In molti Paesi – Italia compresa – stipendi stagnanti, scarse tutele e limitato supporto psicologico stanno allontanando nuovi ingressi nella professione e spingendo i professionisti esperti verso altri settori o all’estero. La salute mentale è uno dei tasti dolenti per gli infermieri. Il 61% sperimenta stress lavorativo da moderato a estremo. Una percentuale significativa (tra il 23% e il 61%) soffre di ansia o depressione post-pandemia. Tuttavia, il 58% dei Paesi non dispone di provvedimenti per il supporto alla salute mentale e al benessere degli infermieri, un dato estremamente basso per una professione che vive livelli di stress senza precedenti.

Diseguaglianze e leadership infermieristica non pienamente valorizzata

Un infermiere su sette a livello globale è formato all’estero, con i livelli più alti (quasi un quarto) riscontrati nei Paesi ad alto reddito. L’80% degli infermieri del mondo è concentrato in Paesi che rappresentano solo la metà della popolazione mondiale, aggravando le disuguaglianze nell’accesso alle cure. Anche la leadership infermieristica non è pienamente valorizzata, sebbene il 62% dei Paesi riporti ruoli di pratica infermieristica avanzata e l’82% abbia Direttori Infermieristici Governativi (CNO), spesso agli infermieri viene impedito di operare al massimo delle loro competenze o non viene concessa sufficiente autorità e influenza come leader.

Perché investire negli infermieri è una necessità economica

Il messaggio del rapporto è chiaro: investire negli infermieri non è una spesa, ma un investimento strategico. Ogni euro speso può generare un ritorno economico da due a quattro volte superiore. Infatti, trascurare la professione infermieristica ha costi economici e sociali enormi. Il turnover, ad esempio, può costare fino a 36.918 dollari per infermiere all’anno. I danni ai pazienti rappresentano circa il 13% della spesa sanitaria globale e la cattiva salute degli operatori incide per circa il 2% della spesa sanitaria totale.

Migliorare le condizioni di lavoro e valorizzare le competenze infermieristiche significa non solo offrire migliori cure ai cittadini, ma anche costruire un sistema sanitario più efficiente e resiliente.

L’appello del CNAI: un piano nazionale subito

«Un’emorragia di professionisti non è una semplice carenza, è un’emergenza – riprende De Caro – Senza un piano nazionale, il Servizio Sanitario rischia il collasso».

La CNAI propone una strategia articolata.  Prevede il  miglioramento di retribuzioni e condizioni lavorative, il potenziamento del supporto psicologico e della sicurezza, lo sviluppo di percorsi formativi e di carriera e il riconoscimento del ruolo di leadership degli infermieri.

Guardare al futuro: da Roma a Helsinki

Il dibattito non si ferma. L’ICN porterà le sue istanze alla prossima Assemblea Mondiale della Sanità (27 maggio – 1° giugno) e al Congresso mondiale degli infermieri (Helsinki, 9-13 giugno), dove oltre 6.000 delegati lavoreranno per trovare soluzioni globali. Infermieri che di fatto proteggono silenziosamente la salute pubblica, oggi rischiano di non essere più in grado di attivarsi. Per il bene del sistema e dei cittadini, l’Italia – come gli altri Paesi – deve ascoltare l’allarme e investire subito in chi ogni giorno si prende cura degli altri.

 

 

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