La dignità nel fine vita è un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti. Eppure, in Lombardia, meno della metà dei pazienti che necessiterebbero di cure palliative riceve un’assistenza adeguata, spesso solo per pochi giorni. A lanciare l’allarme è stato Luca Moroni, Direttore dell’Hospice di Abbiategrasso e Coordinatore regionale lombardo della Federazione Cure Palliative, in occasione del 1° Convegno dell’Osservatorio Cure Palliative svoltosi alla LIUC Business School di Castellanza.
I numeri (insufficienti) delle cure palliative
I numeri sono chiari e preoccupanti: gli Hospice lombardi lavorano a pieno regime, con un tasso di saturazione dell’88,2%, ma ricevono dalla Regione solo l’80% delle risorse necessarie per operare. Il costo reale per un posto letto è di circa 114.900 euro, mentre il rimborso si ferma a 86.600 euro. Ne deriva un deficit strutturale tra il 20 e il 25%, che mette in ginocchio le strutture, soprattutto quelle del Terzo Settore.
Eccellenza sotto minaccia
Le cure palliative lombarde sono considerate un’eccellenza per qualità clinica e approccio umano, ma la sostenibilità economica è sempre più fragile. «Negli hospice pubblici, il disavanzo finisce nei bilanci ospedalieri, spesso già sotto pressione – ha spiegato Moroni – mentre nel privato sociale i conti in rosso rischiano di diventare insostenibili». A preoccupare è anche l’instabilità del sistema: tariffe ferme e contratti annuali con regole mutevoli impediscono una vera programmazione.
Anziani più longevi ma con patologie croniche, serve più assistenza
Dal 2016 a oggi, le tariffe regionali sono cresciute solo del 6,7%, mentre l’inflazione nello stesso periodo ha superato il 22%, erodendo il potere d’acquisto e riducendo il margine di azione delle strutture. Intanto, le necessità aumentano: i pazienti vivono più a lungo, ma spesso con patologie croniche complesse che richiedono supporto costante.
Poco personale, assistenza troppo breve
Il 62% dei costi di un hospice è assorbito dal personale sanitario, oggi più che mai difficile da reperire e trattenere. E anche dove le risorse umane ci sono, l’assistenza arriva troppo tardi e dura troppo poco: in media 47 giorni a domicilio e solo 17 in hospice.
Una situazione che mette in discussione non solo l’efficacia del sistema, ma la stessa dignità dei malati. «La legge prevede la gratuità delle cure palliative – ha ricordato Moroni – ma spetta alla pubblica amministrazione garantirne concretamente l’accesso, con risorse adeguate e stabili».
Un appello alla Regione
Regione Lombardia ha indicato un percorso, puntando sull’integrazione con la sanità territoriale e sulla flessibilità del sistema. Tuttavia, secondo gli esperti, è urgente fare di più: riattivare i tavoli tecnici, correggere le diseguaglianze territoriali, stabilizzare i fondi e valorizzare il personale. L’obiettivo non è solo evitare tagli, ma costruire una rete solida e capillare, in grado di offrire cure di qualità in ogni fase della malattia, e in ogni angolo del territorio.
Le cure palliative sono un diritto, non un lusso
Le parole di Luca Moroni sintetizzano bene lo spirito della battaglia in corso: «Non possiamo permettere che la fragilità economica delle strutture ricada sulla fragilità umana dei pazienti. Le cure palliative non sono un lusso: sono il modo più alto di prenderci cura di chi non può guarire, ma ha diritto a vivere fino all’ultimo giorno con dignità, sollievo e amore».