In un’Italia sempre più anziana e afflitta da patologie croniche, la sanità pubblica è chiamata a una trasformazione profonda per la gestione della cronicità. Più del 40% della popolazione italiana soffre di almeno una malattia cronica; tra gli over 74, la percentuale supera l’85%. Per affrontare questa emergenza silenziosa si è tenuto a Roma l’evento “La gestione del paziente cronico nel territorio: prevenzione, innovazione e sostenibilità”, che ha riunito rappresentanti istituzionali, esperti, società scientifiche e organizzazioni civiche.
Nuovi modelli per la presa in carico dei pazienti cronici
L’obiettivo? Ridefinire i modelli di presa in carico, rafforzare la continuità assistenziale e promuovere l’aderenza terapeutica, elemento cruciale ma ancora troppo trascurato. Secondo Francesco Saverio Mennini (Capo Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del SSN del Ministero della Salute), la mancata aderenza alle terapie croniche genera ogni anno fino a 2 miliardi di euro di costi evitabili, oltre a peggiorare gli esiti clinici e aumentare le disuguaglianze.
Presa in carico personalizzata e digitale
Le società scientifiche parlano chiaro: la scarsa aderenza non è colpa del paziente, ma riflette l’organizzazione delle cure ed è di fatto il termometro della qualità del nostro Sistema Sanitario Nazionale. I dati OSMED dicono che fino al 50% dei pazienti cronici non segue correttamente le terapie, con impatti gravi: i tassi di aderenza precipitano al 43% per i dislipidemici e poco sopra il 50% per antipertensivi e anticoagulanti. Questo genera fino a 47.000 decessi evitabili ogni anno solo per patologie cardiovascolari, e un forte incremento dei ricoveri (tra il 30 e il 50% con un costo di oltre un miliardo di euro in farmaci prescritti e mai usati e un impatto clinico importante).
La sfida dell’aderenza terapeutica
Secondo le Società Scientifiche, l’aderenza terapeutica rappresenta oggi la vera sfida. Serve dunque una presa in carico più integrata, personalizzata e digitale, superando la separazione esistente oggi tra ospedale e territorio. A sottolinearlo, tra gli altri, AIFA, SIMG, FIMMG, SID e Cittadinanzattiva, che hanno chiesto di includere indicatori di aderenza nei sistemi di monitoraggio della performance clinica.
Il ruolo della digitalizzazione
Un tassello fondamentale di questa trasformazione è rappresentato dalla digitalizzazione. Come ha spiegato Alice Borghini (AGENAS), «dal 2026 sarà operativo l’“ecosistema dei dati sanitari”, che integrerà anche informazioni da telemedicina e intelligenza artificiale per una presa in carico più efficace. Ma il cambiamento non è solo tecnologico: La vera sfida è organizzativa e culturale», ha sottolineato Borghini.
Integrazione tra medici di famiglia e specialisti per la gestione della cronicità
Durante l’evento è emersa l’urgenza di rafforzare il ruolo del territorio nella gestione delle cronicità, attraverso l’integrazione tra medici di famiglia, specialisti, farmacisti, infermieri e caregiver. La prof.ssa Cristina Masella (Politecnico di Milano) ha evidenziato «l’importanza dell’innovazione per migliorare la prossimità delle cure e valorizzare la relazione medico-paziente, oggi spesso sacrificata a causa di tempi e risorse limitate».
Come arrivare ad un Servizio Sanitario Nazionale equo e accessibile
La giornata si è conclusa con una tavola rotonda tra rappresentanti di enti e ordini professionali, che hanno condiviso l’impegno a costruire un Servizio Sanitario Nazionale più equo, accessibile e digitale, in grado di affrontare le sfide della cronicità e migliorare la qualità della vita dei pazienti.