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Crohn, in Lombardia 17mila pazienti

In Lombardia ci sono ben oltre 44mila persone con Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI) e di queste circa 17mila convivono con malattia di Crohn. A Milano i pazienti hanno meno di 44 anni. Ogni anno si stimano oltre 900 nuove diagnosi.

Crohn è una malattia infiammatoria cronica intestinale che può colpire la parete di tutto il tratto gastrointestinale. Le cause di questa infiammazione sono solo parzialmente conosciute.

Predisposizione genetica

L’ipotesi patogenetica prevalente è quella di tipo multifattoriale, implicando una certa predisposizione genetica da parte dell’individuo, una reazione immunologica abnorme da parte dell’intestino nei confronti di determinati antigeni, e fattori ambientali ancora poco noti. È caratterizzata dalla presenza di ulcere intestinali, alternate a tratti di intestino sano, e, se non curata adeguatamente, può portare a complicanze quali stenosi e/o fistole, che possono richiedere un intervento chirurgico.

I sintomi

I sintomi di esordio o nelle riacutizzazione di malattia possono variare dal dolore addominale, alla diarrea cronica, alla perdita di peso o alla febbricola persistente. La malattia di Crohn può anche interessare la regione peri-anale con fistole o ascessi. La terapia immunomodulante e il monitoraggio regolare permettono di controllare la malattia e la sua progressione nella maggior parte dei casi.

Tenere sotto controllo

«Una malattia che, se non adeguatamente controllata- spiega il professor Alessandro Armuzzi, responsabile UO IBD dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano– può portare a complicazioni che richiedono l’ospedalizzazione e l’intervento chirurgico. I pazienti, inoltre, spesso si rassegnano a una ridotta qualità della vita, con sintomi come diarrea cronica, dolore addominale e urgenza intestinale, che hanno un forte impatto sul loro benessere psicologico, sulla socialità e sulla vita lavorativa»

Mirikizumab

È necessario agire con trattamenti target che «possano rappresentare una svolta nella gestione della malattia e della sintomatologia. Mirikizumab (il farmaco antagonista dell’interleuchina-23p19 (IL-23p19), per il trattamento della malattia di Crohn in fase attiva da moderata a grave, nei pazienti adulti che hanno avuto una risposta inadeguata, hanno perso la risposta o sono risultati intolleranti alla terapia convenzionale o a un trattamento biologico, di recente approvato dalla Commissione europea)», precisa Armuzzi

Sicuro ed efficace

«Il farmaco rappresenta un ulteriore strumento, con un ottimo profilo di sicurezza ed efficacia, per aiutare i nostri pazienti a raggiungere la remissione a lungo termine, nonostante precedenti fallimenti terapeutici, continua il professor Alessandro Armuzzi- L’approvazione di mirikizumab da parte della CE, secondo gli esperti, rappresenta un importante avanzamento nella gestione della malattia di Crohn, offrendo ai pazienti un trattamento mirato in grado di migliorare significativamente la loro qualità di vita». Molti pazienti non raggiungono la remissione completa, nonostante i trattamenti, o non mantengono la malattia sotto controllo a lungo: fino al 40% dei pazienti non risponde ai farmaci inibitori del TNF e il 50% di quelli che ottengono risultati quando iniziano il trattamento perdono i benefici nel corso del primo anno di cure.

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