Sono trascorsi cinque anni, ma il ricordo di quel 21 febbraio 2020 è ancora impresso nella mente di tutti. In particolare, a ricordarlo è il Governatore del Veneto Luca Zaia. La regione che, con la Lombardia, per prima ha dovuto fare i conti con i contagi e soprattutto ha avuto il primo decesso per Covid.
Cinque anni dalla prima vittima del Covid in Veneto
«Era il 21 febbraio del 2020 quando in Veneto ci fu la prima vittima italiana di Coronavirus nel Comune di Vo’ Euganeo – racconta il Governatore Luca Zaia -. In quegli istanti ricordo di aver percepito la sensazione che si aprisse una guerra. La pandemia, infatti, ha profondamente segnato la nostra comunità e i sistemi sanitari di tutto il mondo, scrivendo pagine indelebili della nostra storia. Nel quinto anniversario, dall’inizio dell’emergenza da Covid-19, è un dovere ricordare le vittime della pandemia. Non solo, dobbiamo rendere omaggio all’impegno straordinario di medici, infermieri, operatori sanitari, volontari, lavoratori dei trasporti, dei servizi essenziali e cittadini che, con dedizione e sacrificio, hanno contribuito a fronteggiare la gravissima situazione».
Gratitudine per i medici
«Un pensiero di riconoscenza e gratitudine voglio dedicarlo in particolare a tutti i camici bianchi, che con altruismo eroico e professionalità sono stati in prima linea – ha aggiunto Zaia -. Vorrei che i sentimenti e la considerazione che in quella circostanza abbiamo avuto per i nostri professionisti della sanità non venissero mai dimenticati. A pochi anni di distanza, invece, assistiamo increduli a un cambio di atteggiamento nei confronti di chi lavora in corsia, sempre più spesso oggetto di aggressioni o di scarsa considerazione».
Sorveglianza attiva con 13 mila tamponi al giorno il Veneto ha fatto scuola
Il Veneto segnato dal Covid per le sue 17 mila vittime ha saputo però fare scelte sperimentali e innovative anche durante la pandemia. «In quell’occasione abbiamo dato prova di senso di responsabilità e grande capacità organizzativa – ha ricordato il Governatore -. Adottando provvedimenti sperimentali replicati successivamente su scala nazionale». Le parole del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, riaprono una ferita mai del tutto rimarginata. -. Abbiamo optato per la sorveglianza attiva, decidendo, a partire da Vo’, di sottoporre a tampone non solo i pazienti sintomatici, ma l’intera popolazione, effettuando 13mila tamponi al giorno; scelte che trovarono contestazioni ma si rivelarono poi modelli da seguire».
Anche il primo Piano emergenza Ospedaliera è veneto
Ancora il Veneto apripista con il Piano emergenza Ospedaliera, un altro modello di gestione seguito e replicato in altre regioni italiane: il Piano emergenza Ospedaliera. «A marzo vennero attivati 825 posti letto in terapia intensiva, diventati 1000 nel mese di giugno. Per fronteggiare la situazione sono state investite risorse ingenti: per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale, per apparecchiature e anche per interventi strutturali nella paura che gli ospedali non bastassero. Quel senso di guerra che avevo paventato si è fatto realtà in lunghi mesi, in cui ogni giorno sembrava interminabile l’elenco dei decessi che mai avrei pensato di dover affrontare nella mia esperienza di amministratore pubblico. Alla fine, i morti furono più di 17mila: un numero incredibile di nostri concittadini, che non possiamo e non dobbiamo dimenticare».
Con Rete Scuola Sentinella il Veneto monitorava il Covid in classe
A marzo del 2021 ha preso il via il progetto “Rete Scuola Sentinella” per registrare l’andamento dei casi Covid nelle classi. Un mese dopo è nato il portale unico per le prenotazioni delle vaccinazioni: ad oggi quasi l’80% dei veneti è immunizzato, il 62% dei ragazzi tra i 12 e i 19 anni. «La campagna vaccinale, insieme all’adozione di misure di prevenzione non farmacologica e all’intensa attività di contact tracing per la tempestiva individuazione dei focolai – ha sottolineato Zaia – ha svolto un ruolo decisivo nella riduzione dei decessi e nell’alleggerimento del carico sui reparti ospedalieri».
Il dopo Covid: un programma di esercitazione per non essere sorpresi da nuove pandemie
Negli anni successivi Regione del Veneto non è stata ferma e, guardando al futuro, ha avviato un programma di esercitazioni SIMEX (Simulation Exercise) per testare la capacità del sistema sanitario di reagire rapidamente a potenziali nuove pandemie e altre emergenze infettive. Si tratta di simulazioni avanzate, che coinvolgono operatori sanitari, istituzioni e tutti gli attori chiave della sanità pubblica per provare a migliorare la capacità di risposta del sistema sanitario in caso di nuove pandemie o altre emergenze. Nel biennio 2023-2024, il Veneto ha organizzato ben 37 esercitazioni, di cui 6 a livello regionale e 31 coordinate a livello locale dalle Aziende Sanitarie.
Formazione continua e programmazione, la Sanità Veneta guarda al futuro
«Regione Veneto – ha concluso il Governatore del Veneto – attraverso la formazione continua, la cooperazione intersettoriale e il dialogo costante con la popolazione è in costante aggiornamento per non essere sorpresa da una nuova epidemia. Solo attraverso una preparazione costante e condivisa sarà possibile affrontare efficacemente eventuali future emergenze sanitarie, con l’obiettivo prioritario di tutelare la salute e il benessere dell’intera comunità».