Le condizioni di salute di Papa Francesco, ricoverato dallo scorso 14 febbraio presso il Policlinico Gemelli di Roma per una polmonite bilaterale, sono in lieve miglioramento, ma nei giorni scorsi si è parlato di rischio sepsi. Una patologia, a molti ignota, che rappresenta oggi una delle principali cause di morte a livello mondiale.
Cos’è la sepsi
È una sindrome clinica grave e potenzialmente fatale che si verifica quando i microrganismi responsabili di una infezione in atto si spostano nel flusso sanguigno e provocano una infezione generalizzata. l’organismo reagisce in modo anomalo con una massiccia risposta infiammatoria che danneggia organi e tessuti e ostacola il flusso sanguigno, compromettendo la funzione di organi vitali. Il rischio è particolarmente elevato nei pazienti anziani, come il Santo Padre, a causa della maggiore vulnerabilità del sistema immunitario.
I sintomi della sepsi
I primi sintomi della sepsi da attenzionare sono sensazione di mancamento o grave debolezza, cefalea, nausea e vomito, diarrea, assenza di urine anche per 24 ore consecutive, calo di pressione, febbre, tachicardia, respirazione accelerata, brividi, tremori, pelle fredda. Nei casi di sepsi severa si arriva a difficoltà respiratorie, confusione o disorientamento, riduzione del numero di piastrine nel sangue, attività cardiaca anomala. Nei casi di shock settico che rappresenta lo stadio più severo della malattia, si verifica anche una ipotensione severa con una pressione sanguigna estremamente bassa.
Non confondere la sepsi con la setticemia
Spesso, si parla di sepsi e di setticemia come se fossero sinonimi, invece non è così. Infatti, mentre la setticemia si riferisce all’invasione del sangue da parte di batteri, la sepsi indica un danno agli organi progressivo, causato dalla risposta infiammatoria dell’organismo al passaggio dei batteri nel flusso sanguigno.
L’appello di SIAARTI per non sottovalutare la sepsi
La Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) lancia un appello affinché la sepsi non venga mai sottovalutata, in nessun paziente. La sepsi rappresenta una delle principali cause di morte a livello globale, con oltre 50 milioni di casi ogni anno e circa 11 milioni di decessi, equivalenti a un decesso ogni 2,8 secondi. In Europa colpisce oltre 3 milioni di persone, con quasi 700.000 decessi annui. Molti di questi decessi potrebbero essere evitati con una diagnosi precoce e trattamenti tempestivi.
Come fare una diagnosi precoce
Il riconoscimento precoce di questa condizione e un intervento tempestivo sono essenziali per aumentare le possibilità di sopravvivenza. «La sepsi non è un evento raro e imprevedibile, ma una minaccia concreta che può colpire chiunque, a qualsiasi età, in qualsiasi contesto clinico, come evidenziano le preoccupazioni per la salute del pontefice – dichiara Elena Bignami, Presidente SIAARTI – Ecco perché ogni medico e ogni struttura sanitaria deve essere pronto a identificarla rapidamente e a trattarla con la massima urgenza. La tempestività è tutto: anche poche ore possono fare la differenza tra la vita e la morte». Nel caso di Papa Francesco, il pericolo sembra essere rientrato. In ogni caso sarebbe già sotto controllo grazie all’inizio tempestivo della terapia antibiotica, come dimostra la stabilità del quadro clinico riportata dai bollettini medici.
Il ruolo dell’anestesista rianimatore
Questi giorni di attenzione mediatica sulla salute del Pontefice hanno anche messo in luce il ruolo fondamentale degli anestesisti-rianimatori, professionisti che gestiscono in modo olistico i pazienti critici, dall’insufficienza respiratoria a quella renale, fino al trattamento della sepsi. Numerosi specialisti in anestesia, rianimazione e terapia intensiva sono stati intervistati sui media per spiegare il quadro clinico del Papa, a conferma di quanto la loro disciplina sia centrale nella gestione globale del paziente critico.
Fondamentale la conoscenza della sepsi
SIAARTI ribadisce la necessità di un impegno concreto da parte delle istituzioni per promuovere la conoscenza della sepsi tra il personale medico e i cittadini. Una maggiore consapevolezza può facilitare il riconoscimento precoce dei sintomi e garantire interventi tempestivi, salvando vite. Solo con un’azione sinergica tra medici, istituzioni e società civile sarà possibile ridurre il devastante impatto della sepsi sulla salute pubblica.