giovedì, Dicembre 5, 2024
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Cosa accade in un Pronto Soccorso: lunghe attese e violenza

Nel 2024 sono aumentati gli accessi al Pronto Soccorso e i casi di violenza contro gli operatori sanitari. Gabriella Scrimieri analizza il momento e le possibili soluzioni

Perché chi si prende cura deve essere aggredito? Medici, infermieri e OSS in Pronto Soccorso molte volte diventano capri espiatori. Una recente ricerca condotta da SIMEU (Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza) rivela che nel 2024 sono aumentati gli accessi in Pronto Soccorso e contemporaneamente sono aumentate le aggressioni agli operatori sanitari di emergenza urgenza. Un fenomeno preoccupante e che varrebbe la pena indagare.

Più accessi al Pronto Soccorso generano violenza contro gli operatori sanitari

Perché pazienti e parenti diventano violenti? E perché sono aumentati gli accessi in Pronto Soccorso? Le motivazioni sono diverse.

  • Riferibili alla persona:
    • livello culturale
    • patologie psichiatriche
    • abuso di sostanze
    • ansia
    • paura della malattia e del sintomo
  • Poi ci sono motivazioni che si riferiscono al sistema
    • all’organizzazione
    • alla carenza di risorse dell’intero sistema sanitario.

Il paziente in Pronto Soccorso ha bisogno di risposte

Il paziente ha bisogno di risposte e di cure che spesso non vengono erogate dalla medicina territoriale. Infatti, il PS non è intasato solo da traumi e patologie acute gravi, ma anche da patologie croniche. La ricerca SIMEU evidenzia alcuni dati riferiti alla tipologia di pazienti che si rivolgono al PS. Il maggior impegno e il carico di lavoro sono rappresentati dai seguenti pazienti:

  • pazienti cronici multi-patologici – 27%
  • pazienti a prevalente componente assistenziale – 26%
  • pazienti oncologici – 25%
  • pazienti psichiatrici – 22%

A questo punto possiamo affermare che il PS diventa un’ancora di salvezza. Un servizio di emergenza/urgenza trasformato in un vero e proprio tampone del sistema sanitario territoriale, costretto a reggere condizioni di cronicità e socio assistenzialità carenti o addirittura assenti.

Una tragica realtà

La tragica realtà è la seguente:

  • Sto male nelle ore in cui il Medico curante non effettua ambulatorio e allora mi reco in Pronto Soccorso
  • Vado in Pronto Soccorso così la visita sarà più completa e magari mi faranno fare indagini costose e l’esito sarà più veloce
  • Mi sento più sicuro e curato meglio

Il paziente che arriva in Pronto Soccorso non conosce il triage

Altra questione riferita al paziente è la mancata conoscenza delle procedure sanitarie. Il paziente arriva in Pronto Soccorso accompagnato di solito da parenti. Effettua la valutazione attraverso l’infermiere di triage  e gli viene dato un codice colore. A volte il paziente o il parente non è a conoscenza della codifica colore che tradotto significa “attesa”. Non sa che se il suo codice è verde o bianco potrà attendere fino a diverse ore, passando in coda a pazienti arrivati dopo di lui. Il paziente crede che chi prima arriva ha diritto di essere visitato, come accade molte volte dal medico di medicina generale. Questo crea in lui un’aspettativa che non verrà evidentemente soddisfatta. Qui nascono i primi attriti con il personale. Ecco che si presenta lo scenario peggiore, paragonabile alle riprese di un film giallo. Utenti doloranti in trepida attesa che assistono a scene agghiaccianti contro il personale. Sedie che volano, medici e infermieri rincorsi, picchiati e feriti, urla e vetri che si rompono. Apparecchiature distrutte.

L’altra faccia della medaglia: il personale

Se il paziente non è soddisfatto a causa delle lunghe attese, cosa deve dire il personale?

Deve lavorare in condizioni di lavoro difficili, saltando turni di riposo, stanco, sottopagato e poco valorizzato. Due facce della medaglia che, con motivazioni diverse, vivono lo stesso disagio enorme.

La soluzione

Quale può e deve essere il balsamo che lenisce entrambe le ferite del paziente e dell’operatore?

  • Una maggiore e più efficace presa in carico del paziente cronico da parte del territorio, riducendo gli accessi impropri in Pronto Soccorso
  • Una riorganizzazione del lavoro che riduca le attese del paziente e il carico di lavoro

Separazione dei codici bianchi in Pronto soccorso: il modello Veneto e Liguria

Vi sono realtà italiane quali Veneto e Liguria tra i primi a sperimentare la separazione dei codici bianchi. Un mal di denti, mal di gola o sciatalgie, ma anche dolore all’orecchio e ustioni lievi vengono gestiti separatamente da codici più gravi. I codici bianchi hanno una loro zona dedicata e non seguono più il «percorso standard». L’ambulatorio in cui vengono visitati tra gli addetti ai lavori si è guadagnato il nome di «ambulatorio di medicina generale» e il senso è presto chiarito: in quegli spazi vengono accolti i codici bianchi che non avrebbero avuto bisogno di recarsi in ospedale, ma che per le loro patologie si sarebbero tranquillamente potuti rivolgere al medico di base. E così il percorso separato evita di intasare le attese dei casi più urgenti fornendo comunque assistenza specialistica. Un aiuto per ridurre lo stress dei pazienti e le aggressioni al personale? Potrebbe essere un inizio.

A cura di Gabriella Scrimieri                                                                                    Infermiera e Editore

 

Gabriella Scrimieri
Gabriella Scrimieri
Direttore Editoriale del Giornale Online Quotidiano della Salute.Una passione nata per caso, affrontando, vivendo e osservando realtà che valeva la pena raccontare. Attraversando corridoi di ospedali da nord a sud del paese, case popolari, quartieri di lusso, interfacciandomi con diverse etnie e con le loro storie di vita, nasce l’ispirazione e il confronto. La sanità italiana e il grande cambiamento in atto. Il sociale che incontra i bisogni di salute dei cittadini, il disagio socio-economico, le cure mancate. Le patologie rare che vogliono farsi conoscere. I familiari o caregiver di persone spesso lasciate sole con la propria malattia. Le istituzioni con le novità legislative, le associazioni leva portante e aiuto costante dei cittadini. A tal proposito ho scritto un libro autobiografico “Sono solo Un’infermiera”, in cui attraverso la mia esperienza di vita e professionale racconto il valore della professione infermieristica e le fatiche a emergere come “professionisti dell’assistenza in Italia”.Editrice, Scrittrice, Infermiera e Manager Sanitaria.Amante della storia e della politica italiana e internazionale. Da più di 23 anni mi occupo di Management sanitario a diversi livelli. Ho conseguito la Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche. Successivamente un Master universitario di II livello in “Health Service Management” presso l’Università degli studi di Siena. Oggi studio Scienze Politiche, con l’obiettivo di approfondire tematiche di mio interesse personale, ma anche “per puro amore della cultura”.Il mio motto: “Non lasciare il mondo come lo hai trovato!”
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