venerdì, Marzo 21, 2025
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Correre per donare, il sogno (diventato realtà) di Valeria

Con la Milano Marathon il sogno di Valeria e la sua Rete del dono diventa realtà. Quest'anno il 6 aprile correranno 16 mila runner in 4 mila staffette e 10 mila maratoneti impegnati nella 42 chilometri.

Manca meno di un mese all’appuntamento con la Milano Marathon. Il 6 aprile in piazza Duomo si daranno appuntamento migliaia di maratoneti, di runner e di appassionati della corsa che nell’occasione indosseranno i panni di sostenitori di una campagna di raccolta fondi  e con il loro gesto atletico contribuiranno a realizzare progetti di interesse sociale.  Un fine nobile che ha una paternità, o meglio una maternità. Lei è Valeria Vitali, una laurea in scienze politiche all’università di Pavia, un Master in Cooperazione e sviluppo presso l’Università di Barcellona, una specializzazione in Non profit Management alla New York University e un grande sogno: una rete del dono che riesce a trasformare in realtà.

Milano Marathon e la rete del dono
Valeria Vitali a Milano Marathon per la Rete del Dono

Runner per passione

Valeria Vitali è una runner, una passione che condivide con il marito e gli amici di sempre.  Correndo nei parchi londinesi, dove vive da anni, capisce che correre non solo fa bene alla salute, ma  anche all’anima perché «correre per donare è ancora più bello e stimolante». Così ha inizio la favola di Rete del Dono,  la piattaforma leader in Italia di crowdfunding sociale e personal fundraising. Una società benefit, dal 2021 certificata BCorp. «La nostra missione è diffondere la cultura del dono e del personal fundraising, come espressione di impegno civile e cittadinanza attiva», spiega Valeria.  La mission ha radici lontane e per raccontare questa fiaba occorre tornare al 2011, quando il desiderio di Valeria inizia a prendere forma. «Tutto parte da un sogno nel cassetto: portare in Italia la pratica del personal fundraising per diffondere la cultura del dono e della cittadinanza attiva. Una missione tanto avvincente quanto dura».

Ogni runner un fundraiser, ogni amico un donatore

Un progetto ambizioso anche per una mente brillante e uno spirito dinamico come Valeria. Ma le anime belle quando si impegnano trovano le giuste congiunture astrali.  «Ciò che fa la differenza sono le persone che incontri, le relazioni che costruisci e i legami che intrecci – dice con due occhi che brillano dall’emozione – . In questa avventura, ho avuto la fortuna di incontrare persone che in modi diversi hanno contribuito a dare forma e slancio al progetto. In primis Anna Siccardi, un’amica, amante come me del running e coraggiosa a tal punto da buttarsi a capofitto in questo progetto sposandone fin da subito la filosofia: ogni runner un fundraiser, ogni amico un donatore».

Superare il concetto della beneficenza è il primo traguardo da raggiungere

“Se puoi sognarlo puoi farlo”, la frase di Walt Disney diventa il mantra di Valeria che si getta a capofitto nel progetto. « Galeotto fu anche un Google alert del  settembre 2011 – racconta- , parola chiave personal fundraising. L’incontro con Fabrizio Cosi, Presidente dei Podisti da Marte, è stato determinante. Stessa voglia di fare e un sogno in comune: avvicinare il mondo del running alla solidarietà, partendo dalle persone desiderose di attivarsi, di metterci la faccia».

La squadra è fatta, il primo traguardo è vicino: nasce la Rete del Dono

Il passo successivo è determinante, arriva a Natale 2011 quando Valeria partecipa con Anna ad una iniziativa di corsa e raccolta fondi che i Podisti di Marte organizzano ogni mese a supporto di una delle tante organizzazioni non profit di Milano. «Ci siamo guardate in faccia ed abbiamo capito di essere nel posto giusto. In quel contesto abbiamo incontrato anche Francesca Gervasoni che con noi continua a costruire la storia del running solidale in Italia. Quest’anno sono dieci anni che Fabrizio Cosi è mancato, lo ricorderemo alla Milano Marathon perché lui, per primo con le sue maratone solidali, ha rotto il muro dell’indifferenza e diffuso la cultura della charity running in Italia».

I primi traguardi di Rete del dono

Il Primo progetto firmato Rete del dono & Podisti da Marte è stato il Charity Program di Milano Marathon 2012, ideato un anno prima da Andrea Trabuio con RCS Sport. «Un progetto emozionante e ambizioso che ha fatto conoscere a organizzazioni non profit, sostenitori, runner e aziende che oltre alla corsa c’è un progetto più grande:  l’opportunità di diventare Ambasciatore di una buona causa (Personal Fundraiser) e aggiungere al piacere della corsa quello di raccolta fondi per utilità sociale». Negli anni alla maratona di Milano si  sono aggiunte Roma, Venezia e Padova. «In oltre 10 anni di lavoro sul territorio abbiamo coinvolto 8.600 personal fundraiser 120.000 donatori ed abbiamo raccolto nove milioni di euro di fondi».

Milano Marathon 2025 e la cultura del dono

Oggi la Milano Marathon è l’evento più importante per Valeria e la sua Rete del dono. In programma il prossimo 6 aprile vedrà la partecipazione di migliaia di runner impegnati nella 42 chilometri e nella staffetta a squadre. «Quattro persone si dividono la tratta e invitano la loro comunità a donare.  Un modello di charity che sta dando grande soddisfazioni. Quest’anno saranno 4 mila le staffette, quindi correranno 16 mila runner a cui si aggiungeranno altri 10 mila maratoneti impegnati nella 42 chilometri. Lo scorso anno abbiamo raccolto un milione e mezzo, quest’anno puntiamo a due milioni, ma le potenzialità sono tante. Ogni anno alziamo l’asticella con la convinzione che in Italia la cultura del dono abbia grosse potenzialità di crescita».

Diffondere la cultura del dono tra i più giovani

Valeria, Anna e Francesca non intendono fermarsi. L’avventura chiamata Rete del dono è in continuo movimento proiettata verso nuovi orizzonti. «Dopo la maratona, che resta il nostro fiore all’occhiello, abbiamo raggiunto due obiettivi:  il servizio ticketing con il quale vendiamo per le organizzazioni biglietti per eventi sportivi charity o serate di gala, e la consulenza one to one sia per il non profit sia per le aziende che  vogliono portare avanti attività di charity sul territorio. Per il futuro puntiamo ad amplificare la cultura del dono tra i più giovani. Un recente sondaggio  – donare 3.0 di donare.org  – ha fatto emergere un grosso potenziale perché i ragazzi credono nella cultura del dono, devono essere però stimolati e ci vuole tempo, ma siamo fiduciose».

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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