mercoledì, Luglio 9, 2025
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Contratto unico nel sociosanitario: Uneba guida la svolta

Uneba guida il cambiamento del contratto unico nel sociosanitario : più tutele, meno frammentazione. Ora servono risorse dallo Stato e dalle Regioni

Nel settore sociosanitario, chi ogni giorno si prende cura di anziani non autosufficienti e persone fragili lavora spesso con regole e contratti diversi, a seconda dell’associazione di appartenenza. Questo scenario frammentato potrebbe presto cambiare grazie alla proposta di un contratto unico nazionale per il settore sociosanitario, fortemente sostenuta da Uneba, l’Unione nazionale delle istituzioni di assistenza di radici cristiane, che da anni rappresenta il cuore del non profit sociosanitario.

Il confronto con associazioni e sindacati

L’idea ha preso forza durante il convegno Uneba di Torino lo scorso 20 giugno, dove associazioni datoriali e sindacati si sono confrontati nella tavola rotonda “Verso il CCNL unitario del comparto sociosanitario”. L’obiettivo? Dare vita a un unico contratto di riferimento per tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore, garantendo maggiori diritti, condizioni di lavoro più eque e rafforzando l’identità professionale di chi lavora nella cura.

Uneba in prima linea per un cambiamento storico

«Nei prossimi due o tre anni dobbiamo iniziare a costruire concretamente il contratto unico», ha dichiarato Alessandro Baccelli, segretario nazionale di Uneba. La proposta è partire dagli articoli già condivisi tra i diversi contratti oggi in vigore e arrivare progressivamente a un testo unico che possa davvero fare la differenza per migliaia di operatori. Secondo Uneba e le altre realtà coinvolte, un contratto unico non solo porterebbe maggiore stabilità contrattuale, ma servirebbe anche a contrastare la concorrenza al ribasso tra strutture e associazioni, che troppo spesso penalizza i lavoratori e abbassa la qualità dei servizi offerti.

L’urgenza: più risorse per garantire dignità al lavoro di cura

Tutti gli attori presenti al tavolo sono però concordi su un punto: il contratto unico può diventare realtà solo se lo Stato e le Regioni garantiranno risorse adeguate per finanziare il settore. Senza questo supporto economico, il rischio è di creare diritti sulla carta che non trovano applicazione concreta. «Serve corresponsabilità: dobbiamo andare tutti insieme dalle Regioni a chiedere più risorse per il settore», ha sottolineato Amedeo Prevete, presidente Uneba Piemonte. Anche i rappresentanti sindacali, da Cisl Fp a Uil Fpl, da Fisascat Cisl a Uiltucs,  hanno ribadito la necessità di avviare da subito un dialogo strutturato con le istituzioni per aumentare le tariffe e riconoscere pienamente i costi reali dei servizi sociosanitari.

Un settore in crescita che non può più attendere

L’invecchiamento della popolazione e l’aumento dei bisogni di cura rendono il tema ancora più urgente. Come ha evidenziato Daniele Massa della Diaconia Valdese, il contratto unico è una scelta strategica non più rimandabile per dare visibilità e peso a un settore essenziale per la tenuta sociale del Paese. «Il contratto Uneba, con il recente rinnovo, è già oggi migliorativo per i lavoratori e rappresenta un punto di riferimento per l’intero settore – ha affermato Pietro Bardoscia di Uil Fpl – ma l’obiettivo è un contratto condiviso da tutti». Non mancano però le criticità da superare: alcune associazioni, come Anaste, richiamano la necessità di adeguare prima le tariffe ai costi reali di produzione dei servizi, mentre altre chiedono di rinnovare i contratti già scaduti per non lasciare scoperti i lavoratori nel frattempo.

Uneba, motore del cambiamento

In questo processo di trasformazione, Uneba si conferma il principale motore di cambiamento, capace di aggregare attorno a sé il mondo del non profit, i sindacati e le istituzioni, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro e la qualità dell’assistenza per le persone più fragili. La sfida del contratto unico è solo all’inizio, ma il cammino è tracciato: costruire insieme un sistema sociosanitario più giusto, solido e sostenibile, che metta finalmente al centro chi si prende cura degli altri.

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