domenica, Luglio 13, 2025
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Come prevenire l’infiammazione cronica nei primi 1.000 giorni del bambino

Per prevenire l'infiammazione cronica molto dipende dal microbioma vero e proprio "allenatore" del nostro sistema immunitario sin dalla nascita. Alessio Fasano, direttore del Mucosal Immunology and BIology Research Center del Massachusetts General Hospital di Harvard spiega «Intervenire sul microbioma significa prevenire malattie quanto i vaccini»

Le malattie infiammatorie croniche sono in aumento tra i giovani. Inquinamento, cibo processato e antibiotici le principali cause, eppure si potrebbe prevenire l’infiammazione cronica, sin dai primi giorni di vita di un bambino. Come? Tutto dipende dal microbioma, vero e proprio “allenatore” del nostro sistema immunitario sin dalla nascita. A spiegarlo è stato Il prof. Alessio Fasano, direttore del Mucosal Immunology and Biology Research Center del Massachusetts General Hospital di Harvard, intervenuto nei giorni scorsi a Napoli all’80° Congresso della Società Italiana di Pediatria (SIP).

Cos’è il microbioma

Il microbioma è l’insieme dei microrganismi, inclusi batteri, virus, funghi e altri microbi, che vivono in simbiosi con il nostro corpo. Questi microrganismi si trovano principalmente nell’intestino. Il microbioma intestinale è particolarmente importante per la nostra salute, poiché svolge numerose funzioni vitali.  I batteri intestinali aiutano a digerire il cibo e a sintetizzare vitamine e nutrienti essenziali che il nostro corpo non può produrre da solo. Inoltre, il microbioma agisce come una barriera contro i patogeni, impedendo loro di colonizzare l’intestino e altre parti del corpo. Un ruolo fondamentale del microbioma poi è la regolazione del sistema immunitario, aiutando il corpo a distinguere tra microrganismi benefici e patogeni, influenza il metabolismo al punto da contribuire alla regolazione del peso corporeo e alla prevenzione delle malattie metaboliche. Infine, comunica direttamente con il cervello e può influenzare l’umore e il comportamento.

L’importanza dei primi 1.000 giorni

Nei primi 1.000 giorni di vita, dal concepimento ai due anni, il microbioma si sviluppa e si stabilizza. Questo periodo è cruciale perché il microbioma influenza la programmazione del sistema immunitario e la predisposizione a malattie croniche. Intervenire sul microbioma durante questa finestra critica può avere effetti duraturi sulla salute futura. Ecco perché l’addestramento deve iniziare subito.  «Agire sul microbioma nei primi due anni di vita è una forma di prevenzione primaria comparabile a quella delle vaccinazioni – ha evidenziato Fasano -. Significa programmare un sistema immunitario capace di distinguere ciò contro cui combattere da ciò che va tollerato».

Cosa accade nei primi due anni di vita di un bambino

Nella finestra temporale che va dalla nascita ai due anni, si crea la salute futura, come ha evidenziato nella sua lectio magistralis Alessio Fasano «È in questo periodo che si costruisce un equilibrio duraturo tra organismo e microbi. Se disturbato – da un parto cesareo non necessario, un’alimentazione sbilanciata o un uso eccessivo di antibiotici – il sistema immunitario può essere programmato male e diventare iperattivo, favorendo infiammazioni croniche,  se geneticamente predisposti. Allergie, obesità, celiachia, diabete di tipo 1, ma anche disturbi del neurosviluppo come autismo e ADHD, sono alcune delle condizioni sempre più diffuse in età pediatrica che – secondo la ricerca – possono trovare origine proprio in una “disbiosi” precoce».

L’infiammazione: da predisposizione genetica a malattia cronica

Secondo gli studi presentati dal professor Alessio Fasano, esistono cinque fattori che possono influire   trasformando l’infiammazione da una predisposizione genetica in malattia cronica.  Prima di tutto esiste una certa ereditarietà, ma la predisposizione genetica da sola non può determinare la comparsa di malattie multifattoriali. Esistono infatti fattori ambientali che incidono in maniera determinante come inquinamento atmosferico e lo stress cronico che non dipendono dall’individuo, ma che hanno un forte impatto pro-infiammatorio. Inoltre, ad incidere è una barriera intestinale compromessa al punto che sostanze nocive possono entrare in circolo e attivare una risposta immunitaria inappropriata. Ancora, un sistema immunitario iperattivo e un microbioma non in salute a causa di alimentazione e stile di vita non corretto, uso indiscriminato di dispositivi elettronici o una scarsa igiene del sonno.

Come  allenare al meglio il sistema immunitario

Tra le azioni suggerite dai ricercatori ci sono:

  • il parto naturale che permette al neonato di ereditare un microbioma più selezionato e compatibile con il proprio profilo genetico.
  • Uso contenuto degli antibiotici. Quando non necessario meglio evitare la somministrazione di antibiotici nei primi due anni di vita per non alterare il microbioma.
  • Promuovere l’allattamento materno
  • Fornire un’alimentazione ricca di fibre dallo «Se viene dato cibo spazzatura, si nutrono i batteri sbagliati», ha sottolineato Fasano.
  • Evitare qualunque forma di stress nei primi mesi di vita per non mettere a rischio l’equilibrio del sistema immunitario.

« È in questo arco di tempo che pediatri e genitori possono, insieme, costruire le basi di un sistema immunitario sano – ha aggiunto Rino Agostiniani, Presidente della SIP -. Ai pediatri spetta il compito di guidare e orientare, alle famiglie quello di mettere in pratica scelte consapevoli: dall’alimentazione all’uso responsabile degli antibiotici, fino allo stile di vita. È un’alleanza che può fare davvero la differenza».

Il microbioma marcatore precoce di rischio

Il microbioma, dunque, è un componente fondamentale della nostra salute. Comprendere e intervenire sul microbioma, soprattutto nei primi anni di vita, può rappresentare una forma di prevenzione primaria comparabile a quella delle vaccinazioni. La ricerca continua a svelare nuovi aspetti del microbioma e la grande sfida oggi va verso una medicina di precisione su base microbica. «Non possiamo pensare di somministrare lo stesso probiotico a tutti: serve un’analisi personalizzata e mirata, per sapere quali batteri mancano e come ripristinarli – ha fatto notare Fasano – . Le tecnologie per farlo già esistono, ma sono costose e poco accessibili». Oggi analizzare in dettaglio il microbioma costa più di 1.000 euro, e pochi specialisti sono formati per interpretare i dati. «Quando il sequenziamento del microbioma costerà come un’analisi standard delle feci – e succederà presto – allora avremo in mano uno strumento potentissimo: il microbioma diventerà un vero marcatore precoce di rischio per molte malattie croniche», ha  concluso Fasano.

 

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