mercoledì, Luglio 9, 2025
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Colangite Biliare Primitiva: c’è il Manifesto per la presa in carico dei pazienti

Diagnosi precoce, presa in carico multidisciplinare e accesso equo alle cure: il primo Manifesto Sociale sulla PBC traccia la strada per una sanità più vicina ai pazienti

Si chiama Colangite Biliare Primitiva (PBC, dall’inglese Primary Biliary Cholangitis), ed è una malattia epatica autoimmune, rara e progressiva, che colpisce soprattutto le donne tra i 45 e i 65 anni. In Italia, la sua prevalenza è stimata in 27,9 casi ogni 100.000 abitanti, ma la reale incidenza potrebbe essere ancora sottostimata a causa della difficoltà diagnostica e della scarsa conoscenza della patologia.

Presentato il primo Manifesto sociale sulla PBC

A riportare l’attenzione su questa condizione ancora poco nota è il primo Manifesto Sociale sulla PBC, presentato a Roma nell’ambito del dialogo meeting “Sostenibilità e Innovazione nella Colangite Biliare Primitiva”. L’iniziativa, promossa da un ampio network di società scientifiche, associazioni pazienti e rappresentanti del sistema sanitario, punta a migliorare la presa in carico delle persone con PBC, promuovendo un modello di cura più efficiente, accessibile e umano.

Cos’è la colangite biliare primitiva

La Colangite Biliare Primitiva colpisce i piccoli dotti biliari del fegato, compromettendone la funzionalità e causando un progressivo danno epatico. Se non trattata in modo tempestivo, può evolvere in fibrosi, cirrosi e, nei casi più gravi, portare alla necessità di trapianto di fegato.

I sintomi

I sintomi iniziali sono spesso aspecifici, come fatigue cronica e prurito (presenti fino all’80% dei casi), motivo per cui la malattia può rimanere silente per anni. La diagnosi si basa su test biochimici, sierologici e, in alcuni casi, istologici, e spesso avviene in modo incidentale.

Tuttavia, oggi le possibilità di intervento sono cambiate. «Dopo anni senza novità, negli ultimi tempi abbiamo visto l’arrivo di nuovi farmaci e un significativo miglioramento delle competenze diagnostiche» ha spiegato Pietro Invernizzi, epatologo e membro della Commissione Malattie Rare Aisf. La terapia di prima linea è rappresentata dall’acido ursodesossicolico (UDCA), mentre per i pazienti non responsivi è disponibile una seconda linea terapeutica, come elafibranor.

Come fare prevenzione: informazione, diagnosi precoce e rete assistenziale

Nonostante i progressi terapeutici, una diagnosi tardiva può compromettere gravemente la qualità e l’aspettativa di vita. È per questo che il Manifesto pone al centro la tempestività diagnostica e la formazione continua di medici e operatori sanitari, affinché riconoscano i segnali della PBC anche nei casi più lievi o atipici.

Presa in carico multidisciplinare

Prevenire le complicanze della malattia significa anche garantire una presa in carico multidisciplinare, con un’integrazione funzionale tra ospedale e territorio. Fondamentale è la collaborazione tra medico di medicina generale, centri epatologici e specialisti, per assicurare un percorso di cura coerente con le esigenze dei pazienti.

Un aiuto dalle nuove tecnologie

Strumenti innovativi come telemedicina e teleconsulto si rivelano particolarmente utili per colmare le disuguaglianze territoriali, facilitando il contatto tra pazienti e centri di riferimento anche nelle aree più periferiche.

Il riconoscimento come malattia rara

Un altro passo fondamentale richiesto dal Manifesto è il riconoscimento ufficiale della PBC come malattia rara. Questo consentirebbe l’accesso a fondi per la ricerca, una più rapida introduzione di nuovi farmaci nei prontuari regionali, e un’organizzazione più efficiente dei centri di cura specialistici.

Come sottolineato da Ivan Gardini, presidente dell’associazione Epac, «riconoscere la PBC come malattia rara significa garantire diritti concreti a chi oggi spesso si sente invisibile, e dare risposte sanitarie più eque ed efficaci».

L’importanza dell’informazione capillare

Secondo Davide Salvioni, presidente dell’associazione pazienti Amaf Aps, «la conoscenza è prevenzione». Diffondere informazioni aggiornate e accessibili sulla PBC – sia agli operatori sanitari sia ai cittadini – è l’unico modo per rompere il silenzio attorno alla malattia e assicurare una diagnosi precoce e una cura tempestiva, ovunque ci si trovi in Italia.

 Nessun paziente deve essere lasciato indietro

La Colangite Biliare Primitiva è una malattia ancora troppo poco conosciuta, ma con un potenziale di gestione sempre più promettente. Grazie alla collaborazione tra ricerca, istituzioni e associazioni pazienti, è possibile costruire un modello di cura basato su innovazione, prossimità e umanità. Il Manifesto appena presentato rappresenta una chiamata all’azione per tutti gli attori della sanità: affinché nessun paziente venga lasciato indietro.

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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