venerdì, Aprile 18, 2025
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Codice deontologico infermieri: De Caro (CNAI) «Una prigione di cristallo»

Il presidente Nazionale CNAI Walter De Caro ritiene che il codice deontologico degli infermieri stia nascendo senza voce «Manca trasparenza e condivisione»

Il recente processo di revisione del Codice Deontologico degli infermieri, approvato dal Consiglio Nazionale della FNOPI ma non reso pubblico, merita alcune osservazioni. Sembrerebbe infatti essersi sviluppato in una vera e propria “prigione di cristallo”, un ambiente caratterizzato da barriere sottili, a volte invisibili ma pericolose, che – di fatto – impediscono agli infermieri l’esercizio della partecipazione decisionale. Non conoscendone il testo integrale, ci si augura che questa nuova versione del Codice non porti alla cristallizzazione di prescrizioni deontologiche scollegate dalla realtà operativa quotidiana.

Codice deontologico infermieri: le leggi di riferimento

Da un punto di vista normativo, il Codice Deontologico trova il suo fondamento nella Legge 42/99 che stabilisce i tre criteri guida della professione infermieristica:

Mentre la Legge 3/2018 attribuisce agli Ordini delle professioni sanitarie il compito di adottare e farlo rispettare. Tale codice, quale insieme di principi etici e norme di comportamento, diventa quindi vincolante per tutti gli iscritti all’albo professionale e la sua violazione può comportare sanzioni disciplinari.

Le criticità emerse

Ciò che emerge con chiarezza nel caso in specie, è un sistema di rappresentanza professionale caratterizzato da un dirigismo verticistico, che ha sistematicamente agito in una linea evitante di proposte alternative.  Da questo deriva un documento privo di quella condivisione ampia nelle modalità di consultazione, da cui dovrebbe fondare il suo valore.

Sebbene si sostenga di aver condotto un processo inclusivo, l’evidenza suggerisce che la consultazione sia stata circoscritta a una cerchia ristretta di “esperti”. Questi, pur essendo sicuramente competenti, non rappresentano sicuramente il bisogno in questo tipo di elaborazioni di disporre di una visione ancora più ampia, diversificata e multidimensionale. Il coinvolgimento dei 102 Ordini provinciali, con gli ovvi aspetti di formalità procedurale, non garantisce l’effettiva partecipazione della base professionale – visibile, ad esempio, dalla partecipazione attiva con la condivisione tra gli iscritti provinciali in soli 2 o poco più ordini su 102, come evidente dai media.

Dubbi sulla tempistica di approvazione del codice deontologico degli infermieri

La tempistica del processo decisionale poi, che ha visto l’approvazione del Consiglio Nazionale dello scorso febbraio, dimostra inequivocabilmente che le decisioni sostanziali erano già state predefinite prima della formalizzazione dell’approvazione: emerge una cornice teorica comune a molte istituzioni ordinistiche, in cui si evidenzia la necessità di approfondire i meccanismi di accentramento decisionale.

È importante considerare anche la variabile tempo: in vista di provvedimenti complessi — come quelli relativi alla dibattuta figura dell’assistente infermiere e alle eventuali evoluzioni della formazione post-base e dell’esercizio professionale —, potrebbe essere stato utile attendere la formalizzazione di tali provvedimenti, per evitare revisioni successive che rischiano di generare ulteriore disorientamento tra i professionisti.

Le ragioni di una crisi profonda

Un Codice Deontologico dovrebbe offrire un riferimento stabile e duraturo, anziché essere soggetto a continui aggiustamenti che ne indeboliscono l’autorevolezza.

A questi presupposti si aggiungono, da un lato, l’assenza di dati riguardanti le violazioni, criticità e ricorsi avverso il Codice Deontologico a livello provinciale, regionale e nazionale, e dall’altro la bassa affluenza alle elezioni degli Ordini Provinciali Infermieristiciinferiore al 7% a livello nazionale e addirittura inferiore all’1% in alcune province. Tale dato non è marginale, ma rappresenta il sintomo di una profonda crisi di rappresentatività degli ordini, che tuttavia, ignorano il parere, talvolta della maggioranza assoluta, degli infermieri iscritti – in forma obbligatoria –  e delle  altre rappresentanze sindacali e scientifico-professionali (come nel caso dell’assistente infermiere).

 Poche donne negli organi direttivi

Analogamente, in un settore a predominanza femminile come quello infermieristico, la scarsa presenza di donne negli organi direttivi solleva ulteriori interrogativi sulla reale capacità rappresentativa dell’ente.

Questa modalità di gestione appare particolarmente disfunzionale, evidenziando un qualche disallineamento tra la leadership dell’Ordine e la comunità professionale. In questo contesto, la richiesta, avanzata precedentemente da CNAI e Nursing UP, di indire un referendum tra gli iscritti rappresenta un tentativo legittimo di ridare voce a una comunità altrimenti ridotta a semplice spettatore passivo di decisioni imposte dall’alto.

I modelli da seguire

Il paragone con altri Ordini Professionali è altrettanto illuminante: mentre la Federazione Nazionale degli Ordini Tecnici Sanitari, della Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche per la Riabilitazione e la Prevenzione ha adottato modalità di consultazione ampie e diversificate, e la CNOP, la federazione degli Psicologi ha implementato approcci autenticamente partecipativi, rispetto ad un percorso chiuso e che a tanti sembra autoreferenziale. La promessa di una piattaforma per futuri aggiornamenti rimane vaga, priva di impegni concreti o tempistiche definite.

Appello di CNAI: trasparenza e partecipazione

L’appello a una maggiore trasparenza e partecipazione democratica rappresenta dunque un’istanza legittima per garantire che il Codice Deontologico rifletta realmente i valori e le necessità dell’intera comunità infermieristica, diventando l’espressione autentica di un’identità professionale condivisa e consapevolmente assunta e abbia aspetti di specifica consonanza con il Codice Etico dell’International Council of Nurses (ICN), tradotto in italiano dalla CNAI, documento fondato su un processo partecipativo e trasparente, che ha generato un documento autenticamente rappresentativo delle istanze internazionali della professione infermieristica e che  dovrebbe costituire un paradigma virtuoso.

A cura di Walter De Caro                                                                                      Presidente Nazionale CNAI w.decaro@cnai.pro

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