I postumi di un incidente grave, di un intervento di neoplasia alla mammella o di una malformazione oggi si possono correggere nel migliore dei modi grazie alla chirurgia ricostruttiva. Tecniche sempre più affinate e metodologie innovative che garantiscono ottimi risultati in termini estetici, senza rigetto ed effetti collaterali. Ne abbiamo parlato con il Dottor, Professor Franz Wilhelm Baruffaldi Preis, direttore del reparto Centro ustioni e chirurgia plastica ricostruttiva del Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano. Un reparto che gestisce anche la struttura semplice di terapia Tissutale con il laboratorio di Bioingegneria e sede della banca dei tessuti cutanei e cartilaginei della Lombardia.
Professore, quali sono le novità nell’ambito della chirurgia plastica ricostruttiva?
«Le principali novità riguardano l’intervento di ricostruzione della mammella. Grazie all’impiego della microchirurgia, infatti, siamo in grado di effettuare l’auto ricostruzione evitando l’uso di protesi sintetiche. Questo permette di avere due grossi vantaggi: non genera problemi meccanici con la protesi e questa non deve essere sostituita dopo 15 anni quando si deteriora ».
Come avviene l’auto ricostruzione?
«L’intervento viene fatto con una équipe di microchirurgia contestualmente alla rimozione del tumore. Si preleva un lembo di tessuto adiposo dall’addome o dal solco gluteo e lo si collega con i vasi della regione mammaria. Si effettua in questo modo l’auto protesi. Viene utilizzata questa tecnica anche in pazienti che hanno la variante patogenetica BRCA1 e BRCA2 con il rischio aumentato di sviluppare il tumore alla mammella».
Possono esserci effetti collaterali o controindicazioni per il paziente sottoposto a questa chirurgia plastica?
« Il lembo viene preso dall’addome o dal solco gluteo e quindi sono zone che non penalizzano le caratteristiche fisiche della paziente. Inoltre, non c’è il rischio di rigetti, o di reazioni meccaniche avverse alla protesi. A differenza delle protesi sintetiche poi che vanno incontro all’usura».
La chirurgia ricostruttiva, oltre al seno, in quali altre situazioni viene utilizzata?
«Ricostruiamo i pazienti dopo incidenti stradali, dove è necessario ricostruire un arto ed allora si ricorre alla ortoplastica, ovvero l’ortopedia che ripara le ossa, associata alla chirurgia ricostruttiva per provvede a ristabilire la funzione dei tessuti molli necessaria per la sopravvivenza dell’arto. Anche in questo caso si prendono lembi di cute e muscolo e si collegano con i vasi della gamba dando origine ad un vero e proprio pezzo di ricambio dove non c’era. Così è possibile salvare la gamba che, altrimenti andrebbe incontro all’amputazione ».
Anche le malformazioni congenite possono essere corrette con la chirurgia ricostruttiva?
«Dalle malformazioni vascolari alle malformazioni del distretto cervico facciale, agli arti inferiori e superiori, esistono degli interventi codificati che ci permettono di migliorare sia la funzione che l’aspetto della struttura nata malformata. Le sindromi più complesse devono essere prese in carica da team multidisciplinari che operano insieme per correggere la malformazione. Anche in questi casi non c’è rischio di rigetto o infezione perché si utilizza tessuto biologico del paziente. Là dove è possibile si ricorre anche alla chirurgia rigenerativa».
Di cosa si tratta?
«Si parla di chirurgia rigenerativa quando si effettua un prelievo di tessuto adiposo con una micro-cannula attraverso la tecnica del lipofilling. Si estraggono delle cellule totipotenti, dette anche staminali, in grado di migliorare la vitalità dei tessuti, ovvero in grado di migliorare la vascolarizzazione. Queste cellule, si trovano vicino ai vasi e sono chiamate pre-adipociti. Stimolano la neoangiogenesi per irrorare i tessuti e i vasi, inoltre modulano i processi di riparazione. Per questo motivo vengono spesso utilizzate per riparare i danni della radioterapia, per correggere lesioni, ulcere e malattie che atrofizzano la pelle come il lichen. In questo modo la pelle ritrova una seconda giovinezza. I campi di applicazione sono molteplici e danno benefici non solo dal punto di vista estetico, ma funzionale».
Il futuro della medicina ricostruttiva in che direzione va?
«Dopo la chirurgia generale e l’urologia, anche nella chirurgia plastica sta entrando nel mondo della robotica. Il robot è un fedele alleato del chirurgo perché permette di essere più preciso e selettivo. Il suo ruolo è di rendere più precise e funzionali i collegamenti tra i vasi sanguigni e i tessuti danneggiati dalla lesione di vasi linfatici. Risulta molto utile anche nella riparazione delle strutture nervose. In futuro grazie al robot sarà possibile affinare sempre più le tecniche e fare interventi anche con un chirurgo a 300 km di distanza».
La chirurgia plastica (ricostruttiva e rigenerativa) è prevista dal Servizio Sanitario Nazionale?
«Si tratta di interventi di alta precisione e innovazione fatti soprattutto nei centri specializzati di ospedali pubblici. Questo perché la microchirurgia richiede tempi lunghi ed importanti investimenti economici . Le strutture private non sempre sono in grado di supportare costi che le Regioni solo in parte rimborsano, quindi scelgono altre tipologie di interventi, meno onerosi e più veloci».