martedì, Maggio 13, 2025
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ChangeTheGame: arriva l’app per educare e proteggere gli atleti nello sport

Quattro minori su dieci, prima dei 14 o dei 16 anni, hanno subito abusi fisici, (anche sessuali); o psicologici nello sport. L'app ChangeTheGame nasce per fare luce in quella zona d'ombra, con l'obiettivo di educare i minori al rispetto e all'autostima affinché abusi fisici e psicologici nello sport vengano denunciati

Nel mondo dello sport, la sicurezza e il benessere dei giovani atleti sono di fondamentale importanza. Tuttavia, spesso le violenze e gli abusi rimangono nascosti, normalizzati o non riconosciuti. È in questo contesto che nasce l’app di ChangeTheGame  innovativa e  sviluppata per denunciare abusi fisici ed emotivi nello sport, con un forte focus educativo.

I numeri della violenza fisica e psicologica nello sport

Secondo i dati raccolti in uno studio dall’Associazione ChangeTheGame è emerso che gli abusi invisibili più comuni a livello giovanile sono le pressioni psicologiche e i maltrattamenti. Quattro minori su dieci, prima dei 14 anni, hanno vissuto abusi fisici o di altro tipo, prima dei 16 anni anche di natura sessuale. L’app mira a fornire uno strumento utile e facile da usare per affrontare questi problemi, offrendo supporto e prevenzione.

Come nasce la app di ChangeTheGame

L’app è stata lanciata da ChangeTheGame,  prima associazione italiana di volontari e volontarie che combatte la violenza nell’ambito sportivo, fondata dalla giornalista Daniela Simonetti e dalla presidente del Vero Volley Milano Alessandra Marzari. L’app, progettata da TXT Group e sviluppata in collaborazione con Vero Volley e Fondazione Snaitech, è disponibile su Google Play per dispositivi Android e su App Store per quelli iOS.

La mission della app che tutela chi fa sport

L’applicazione è pensata per ragazzi e ragazze di ogni età che praticano sport. Con un’interfaccia user-friendly, permette di segnalare comportamenti e situazioni inappropriate con un semplice tap sul pulsante Play. Le segnalazioni vengono inviate direttamente ai genitori per i minori di 14 anni, mentre per gli adolescenti  è possibile scegliere fino a cinque contatti. «La presenza del pulsante rosso non è non solo una richiesta di aiuto immediato e contingente  – ha spiegato Daniela Simonetti alla presentazione del progetto -. Ma è anche strumento per permettere loro di parlare con qualcuno di cui si fidano attraverso la composizione di un vero e proprio cerchio della fiducia». 

Oltre la denuncia

L’app di ChangeTheGame non si limita solo alla denuncia, ma include giochi e materiale informativo che aiutano i giovani a riconoscere e prevenire comportamenti inappropriati. Attraverso il gioco, i ragazzi possono imparare a riconoscere situazioni sgradevoli e a parlarne. Questo approccio educativo è fondamentale per prevenire gli abusi e promuovere un ambiente sportivo sano e sicuro. «L’app permette ai bambini di avere un’immediatezza nella ricerca di aiuto, ci consente di intervenire prima dell’abuso: la prevenzione passa da una visione, ci si mette in gioco», ha aggiunto Simonetti. Marzari ha ribadito che: «Lo sport deve essere per tutti e tutte sinonimo di rispetto, sicurezza e condivisione».

Educare al rispetto nello sport

La app di ChangeTheGame rappresenta un passo avanti significativo per far emergere le zone d’ombra nello sport. Con il suo approccio educativo e preventivo,  non solo aiuta a denunciare gli abusi, ma educa anche i giovani atleti a riconoscere e affrontare situazioni di disagio. Un esempio di come la tecnologia possa essere utilizzata per promuovere la salute e il benessere dei nostri giovani nello sport.

Spazio anche per il gioco

All’interno della app ci sono diversi giochi educativi pensati per essere coinvolgenti e istruttivi, offrendo un modo interattivo per imparare e discutere di temi importanti. Ogni ragazzo crea il proprio Avatar e inizia a giocare. Percorsi ad ostacoli, labirinti, quesiti e ritornelli con associazioni di parole sono alcuni degli step che il bambino deve superare per arrivare alla conclusione del percorso. «Questo approccio ludico è fondamentale per prevenire gli abusi e promuovere un ambiente sportivo sano e sicuro – ha rimarcato ancora Simonetti -. Il materiale informativo, invece, aiuta a identificare e prevenire i comportamenti inopportuni. È progettato per essere facilmente comprensibile in modo che i giovani possano utilizzarlo come risorsa per affrontare situazioni difficili.  L’obiettivo principale dei giochi e del materiale educativo è di fornire ai ragazzi gli strumenti necessari per riconoscere e affrontare situazioni di abuso, promuovendo al contempo la loro autostima e il loro benessere emotivo».

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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