lunedì, Gennaio 13, 2025
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Cervelli in viaggio, ma poi è meglio tornare a casa

Cervelli in viaggio. La testimonianza di un medico italiano «A un certo punto bisogna tornare con più esperienza e alle giuste condizioni economiche»

Cervelli in viaggio è questa la dicitura corretta per definire i medici che vanno via dall’Italia. L’importante, però, ad un certo punto è rientrare in Italia con il bagaglio di esperienza e con le giuste condizioni lavorative ed economiche.

I numeri dei medici all’estero

Attualmente i camici bianchi all’estero sono 40 mila, ma il trend è in crescita anche in questo 2024. A portarli altrove sono le condizioni migliori per svolgere la professione e gli stipendi più alti. Capitale umano sottratto che rischia di far rallentare il progresso scientifico nel Paese, intelligenze che partono perché sono delusi e disamorati di una professione che inizia come sogno e diventa un incubo. Nel primo trimestre del 2024, con la stessa media del medesimo periodo del 2023, sono arrivate più di 1500 richieste di professionisti della sanità italiani per andare a lavorare all’estero, di cui circa 1050 medici e circa 350 infermieri e 100 altri professionisti sanitari.

La controtendenza ci fa sperare

Lo scorso mese di luglio, in occasione della Festa del medico, Christian Brogna, esperto internazionale nella chirurgia avanzata dei tumori cerebrali e del midollo spinale, iscritto all’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Roma (OMCeO Roma), è stato premiato dall’OMCeO Roma: ‘Per la sua straordinaria vita professionale esempio di dedizione e cura per il paziente’. il dottor Broglia ha scelto di tornare con desiderio e passione per il suo Paese. Il medico è una professione che non ha confini. Ogni paese porta con sé culture diverse e l’approccio che il medico ha nei confronti del paziente cambia a seconda delle culture. «Ho lavorato molto all’estero ma quando sono stato soddisfatto del bagaglio di esperienze e conoscenze acquisite -precisa Broglia- ho deciso di tornare in Italia».

Medicina in continua evoluzione

«Cercare il percorso più consono alla propria personalità tenendo presente che la Medicina è un campo in continua evoluzione e il nostro obiettivo, come medici, dovrebbe essere sempre quello di offrire ai pazienti le migliori cure disponibili allo stato dell’arte mondiale. È questo il consiglio che mi sento di dare ai giovani colleghi che mi chiedono cosa fare. Le vie di formazione sono totalmente personali, ognuno deve trovare la propria strada perché come ogni paziente è unico, così lo è il percorso di ogni medico». Christian Brogna, esperto internazionale nella chirurgia avanzata dei tumori cerebrali e del midollo spinale, iscritto all’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Roma (Omceo Roma) ha lavorato per 10 anni all’estero, di cui 7 nel prestigioso King’s College Hospital di Londra. Da qualche anno è tornato in Italia per mettere a disposizione del suo paese l’arte affinata all’estero.

Cervelli in viaggio

Per Brogna non è corretto parlare di cervelli in fuga” o di “rientro dei cervelli”, perché: «In un mondo globalizzato il medico in formazione che va all’estero per aumentare il proprio bagaglio di conoscenze è piuttosto un “cervello in viaggio”. Bisogna avere sempre il desiderio di aumentare le proprie conoscenze, osservare, cercare i propri mentori e andare da loro per apprendere tutto ciò che pensiamo possa essere utile alla professione, ovunque essi siano. Svolgere la nostra professione- dice il chirurgo- significa avere un impatto profondo sulla vita delle persone e viaggiare per apprendere da diverse culture, da situazioni di complessità diverse, accentua la capacità del medico di interagire con le persone in modo unico e appropriato».

Solida formazione accademica

I medici italiani hanno delle peculiarità che difficilmente si ritrovano all’estero.  «Il nostro vantaggio -dice- è che abbiamo una solida formazione accademica e aspetto che ci venga riconosciuta in tutto il mondo. Siamo poi persone con una grande resilienza, caratteristica molto importante quando per esempio si devono affrontare interventi difficili o si incontrano degli imprevisti. La resilienza trova nutrimento nella passione– continua il neurochirurgo- senza passione non si può resistere alle sfide di una professione impegnativa come la nostra».

Contatto e confronto

Venire a contatto con realtà diverse, consente di capire che non esiste una realtà ottimale ma ce ne sono tante e confrontarsi con colleghi con caratteristiche diverse, che magari possono performare meglio in alcune cose specifiche, insegna a non dare nulla per scontato.

Specializzazione in Italia

Se è importante aprirsi al mondo, è altrettanto fondamentale per Brogna conseguire la specializzazione in Italia.  «Questa è una tappa importante da fare nel proprio paese perché qui ci sono ottime scuole di specializzazione e se si vuole svolgere la professione in Italia è indispensabile che si impari a essere medici qui, perché altrimenti non si comprende come interagire con i pazienti italiani».

La premessa senza sconti

«I medici devono essere messi nelle condizioni di svolgere al meglio la propria professione, sia dal punto di vista della qualità del lavoro, sia da quello della remunerazione, sia come condizioni di vita -continua Brogna- Spesso, invece, i medici non si sentono valorizzati e pensano che all’estero la situazione sia migliore. Se questa narrazione non cambierà, sia dal punto di vista strutturale che comunicativo, ci ritroveremo con una penuria di medici. Bisogna tornare a investire sul ruolo sociale del medico, bisogna dare ai giovani prospettive e fargli vedere quanto valga la pena svolgere questa professione pretendendo che il nostro lavoro venga considerato a livelli alti».

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