La formazione dei chirurghi italiani, al termine del percorso di studi, risulta eccellente sul piano teorico, meno nella pratica. Differente è la situazione oltre frontiera dove i medici sono invece molto preparati ad affrontare, da subito, le sfide in sala operatoria. Questo gap oggi viene colmato in Italia con corsi di eccellenza per affinare la manualità dei chirurgi italiani.
È quanto ha fatto la scorsa settimana l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo con il corso organizzato dalla Chirurgia Plastica di alta specializzazione giunto alla seconda edizione. Un corso pratico per l’addestramento chirurgico su preparati anatomici da cadavere provenienti dagli Stati Uniti.
Come i chirurghi devono affrontare situazioni di reale emergenza
Corsi come questo – molto rari in Italia e più diffusi all’estero – puntano a consentire ai chirurghi di affinare la loro manualità per affrontare le situazioni reali, specie in emergenza. Su circa 100.000 accesi al Pronto soccorso ogni anno, infatti, oltre 1.200 casi riguardano traumi con ferite al volto e agli arti superiori. L’addestramento chirurgico che si è tenuto nei giorni scorsi al Papa Giovanni di Bergamo ha visto impegnati un centinaio di medici interni, specializzandi e studenti della School of Medicine and Surgery dell’Università Bicocca di Milano. I partecipanti hanno potuto esercitarsi nelle suture delle ferite al volto e agli arti superiori, grazie al tutoraggio dell’équipe di Chirurgia plastica dell’Ospedale.
Imparare le migliori tecniche di sutura
Il corso “Second Advanced Hands-on Cadaveric Suturing Course on Traumatic wounds of the Face and the Upper Extremity”, voluto e promosso dal Direttore della Chirurgia Plastica Marcello Carminati, è stato coordinato dal chirurgo plastico Denis Codazzi. I 100 iscritti, fra medici e studenti, dopo una lezione teorica sulle ferite traumatiche dell’arto superiore e del volto, sulle ustioni e sulle ferite pediatriche, hanno potuto esercitarsi nelle migliori tecniche di sutura per singola sede corporea sotto la guida di tutor esperti dell’equipe della Chirurgia plastica dell’ASST Papa Giovanni XXIII.
Un corso per affinare la tecnica in sala operatoria
Anche quest’anno, numerosi tra i frequentanti erano gli studenti del Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico “Medicine and Surgery”, realizzato in collaborazione tra l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, l’Università degli studi di Bergamo e l’ASST Papa Giovanni XXIII, che ha scelto di inserire il corso teorico-pratico di suture nel percorso di studi. «La possibilità di eseguire una procedura su cadavere permette di comprendere meglio l’anatomia e aumenta la confidenza nell’affrontare situazioni critiche – ha spiegato Denis Codazzi -. Tutti i medici e gli studenti di medicina dovrebbero partecipare regolarmente a questi corsi. Acquisire precocemente competenze, precisione e abilità pratiche nelle suture permette ai futuri chirurghi di sviluppare skills fondamentali nella fase di avvio della carriera professionale. Questo permette infatti di offrire ai pazienti suture adeguate a livello di sicurezza e di qualità dei risultati estetici».
Formazione dei chirurghi possibile grazie a donazione post morte
In Italia corsi come questo sono una rarità. Eppure, l’esigenza è molto sentita tra i medici e soprattutto tra i chirurghi. Tra i problemi che rendono difficile questa pratica, la difficoltà di reperire materiale su cui eseguire le esercitazioni. Medici e specializzandi sono costretti, infatti, ad andare nei Paesi dove la donazione post morte del corpo per la formazione medica è possibile da tempo ed è oggi una prassi comune. Per organizzare il corso di suture a Bergamo, gli organizzatori hanno dovuto importare i preparati anatomici umani dagli Stati Uniti. Una ditta specializzata di Brescia si è occupata di organizzare la logistica del trasporto da oltreoceano, dove esistono enti che, attenendosi a specifici codici etici, conservano i corpi di chi sceglie di donarli per finalità di ricerca dopo la morte.
La legge c’è ma pochi la conoscono
La possibilità di donare il corpo alla scienza è stata introdotta anche in Italia con la Legge n. 10 del 2020, ma ancora stenta a decollare. «Ci sono discipline dove i moderni software di simulazione di realtà virtuale, anche in 3D, difficilmente potranno sostituire del tutto le necessità di training – ha spiegato il Direttore della Chirurgia Plastica Marcello Carminati –. Per un chirurgo plastico, realizzare suture eleganti e resistenti insieme è parte integrante delle abilità irrinunciabili. Dobbiamo raggiungere livelli davvero sartoriali. Per anni a scopo di addestramento si è fatto ricorso a modellini, manichini o modelli animali, che non sempre però sono strumenti idonei. Avere a disposizione anche in Italia reperti anatomici da cadavere permette l’addestramento dei giovani chirurghi sulle tecniche che dovranno praticare direttamente sui pazienti tutti i giorni».