Sono oltre 700 mila i migranti sanitari che ogni anno lasciano la regione di residenza per ricevere cure mediche in ospedali lontani dalle proprie abitazioni. A loro si aggiungono circa 600 mila caregiver che affrontano sacrifici enormi per supportare i propri cari e sostenere le spese di viaggio e di permanenza in un’altra città. Un carico fisico, emotivo ed economico che riesce ad essere alleviato grazie alle associazioni con le case di accoglienza. Un lavoro fatto di assistenza, di relazioni, di condivisione, di umanità che però non ha un riconoscimento giuridico.
Il valore delle case di accoglienza
Riconoscere il ruolo di chi si occupa di accoglienza sanitaria è l’obiettivo che l’associazione “A casa lontani da casa” ha posto all’attenzione delle istituzioni con il convegno “Il valore dell’accoglienza nella migrazione sanitaria. Presente e futuro” che si è tenuto questa mattina, 22 gennaio 2025, a Palazzo Pirelli, Regione Lombardia.
Milano centro dell’accoglienza sanitaria
L’evento è stato l’occasione per parlare di una forma di turismo sanitario/ medicale che ha nella Lombardia e in particolare in Milano il motore di un fenomeno ricettivo senza uguali. «Se si considera che nella classifica dei primi venti ospedali italiani che forniscono prestazioni fuori regione, sei sono milanesi, possiamo supporre che più di 100 mila persone all’anno arrivino a Milano – ha fatto notare Laura Gangeri, Vicepresidente di A Casa Lontani da casa -. Ognuno di questi malati e dei loro accompagnatori trascorrono in media dieci giorni in città per esami, visite, intervento, e cure». Secondo le statistiche solo un terzo degli accompagnatori può permettersi di alloggiare in alberghi o residence in città, nei pressi degli ospedali. La spesa media per il pernottamento è di 80 euro a notte. I restanti due terzi si sistemano da parenti e amici anche fuori città, oppure si rivolgono alle case di accoglienza.
A casa lontani da casa: la mission della prima rete solidale di case di accoglienza
In questo contesto il ruolo di A casa lontani da casa diventa cruciale. La rete solidale che riunisce 57 associazioni in 108 case di 32 città italiane si adopera per mettere in Rete le strutture di accoglienza presenti sul territorio e attiva strumenti che rendano più agevole la vita del paziente e dei suoi familiari. «Una famiglia che deve lasciare la propria casa per motivi di salute ha necessità di individuare facilmente un luogo dove soggiornare durante le cure per affrontare con maggiore serenità il percorso della malattia – ha spiegato durante il convegno il presidente Guido Arrigoni -. Oggi le case di accoglienza di A casa lontani da casa condividono una “Carta Etica” con alcuni principi fondamentali, primo su tutti quello di aiutare la famiglia a ritrovare in città una casa dove sentirsi accolto. Questo grazie ad una rete di volontari».
Le linee guida delle case di accoglienza
L’associazione ha un sito web www.acasalontanidacasa.it con una banca dati dove gli ospiti possono trovare tutte le informazioni sulle abitazioni. Ha un numero verde gratuito 800.161952, gestisce un infopoint presso l’Istituto Nazionale Tumori e dei Totem informativi presso l’Istituto Neurologico Besta, l’ospedale San Gerardo di Monza e l’Ospedale Bassini di Cinisello Balsamo (Mi). «Il servizio di accoglienza tra i suoi requisiti primari ha l’attenzione verso i bisogni socioeconomici degli ospiti – ha messo in evidenza Gangeri -. Per questo le strutture hanno specifiche caratteristiche come personale selezionato e formato e figure specialistiche di supporto agli ospiti es psicologo, assistente sociale, nutrizionista».
Perché le associazioni chiedono l’accreditamento per le case di accoglienza
Oggi le case di accoglienza secondo il codice del Terzo settore sono inquadrate come alloggi sociali, ma non hanno un accreditamento e una certificazione ed è proprio su questo punto che si batte A casa lontani da casa. «Nell’ultima riforma sanitaria si è puntato molto sulla necessità di costruire un’assistenza sul territorio con medici e infermieri che escono dall’ospedale e vanno a domicilio – ha spiegato la vicepresidente di A casa lontano da casa -. Un progetto fondamentale per garantire la continuità terapeutica al paziente nel post-intervento».
L’impegno della politica per le case di accoglienza

Ad accompagnare “A Casa Lontani da Casa” verso l’accreditamento, è la consigliera Regionale Paola Pizzighini (M5s) che da mesi dialoga con i vertici dell’associazione «Procederò con una richiesta di audizione dell’Associazione presso la III Commissione Sanità, di cui faccio parte, allo scopo di informare i colleghi che si occupano del tema dell’importante lavoro svolto da questa realtà. L’intento è quello di avviare un iter che porti poi alla stesura di un Progetto di Legge che preveda l’accreditamento delle attività di tutto questo universo associativo-assistenziale che permette ai pazienti e ai loro familiari di poter contare su un valido aiuto nel percorso clinico».