Manca personale sanitario e noi importiamo infermieri dall’estero, quando i nostri medici e infermieri hanno ricevuto una formazione che ci invidia tutto il mondo. Ma a beneficiarne non è l’Italia, che continua a denunciare una carenza di medici e infermieri.
Carenza medici e infermieri: perché accade questo?
Partiamo con il dire che manca personale medico (in alcune specialità) e infermieristico. Quello presente non è particolarmente motivato dalle condizioni di lavoro, dalle remunerazioni e dai contratti in auge. Queste non sono leve particolarmente incentivanti che possono trattenere i professionisti in Italia. Ma vi è un altro fattore non di poco conto: il tanto atteso sblocco del tetto di spesa e piano straordinario di assunzioni che si è arrestato. Questo significa non poter assumere e stabilizzare personale sanitario, ma anche non poter organizzare concorsi finalizzati all’assunzione. Quindi il vero problema non è solo la carenza numerica di infermieri, ma anche la possibilità di poterli assumere e inserire nei contesti ospedalieri e territoriali.
Carenza medici e infermieri: i dati
Ma vediamo punto per punto cosa si sta verificando in questo periodo storico in Italia.
- Carenza di alcune specialità mediche e infermieri. Il 18° Rapporto Sanità del Crea Sanità (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell’Università di Roma Tor Vergata, stima una carenza di 30.000 medici specialisti e 250.000 infermieri.
- L’Italia continua a disporre di un numero di infermieri rispetto alla popolazione notevolmente inferiore agli altri Paesi europei: 5,7 infermieri per 1.000 abitanti in Italia, contro i 9,4 della media di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna.
- Lo Stato spende in formazione: un infermiere costa circa 22.500 euro tra laurea triennale e laurea magistrale, mentre quella di un medico 41.000 euro sui sei anni di laurea che con i costi per la specializzazione sale a circa 150-160.000 euro pro-capite.
- Infermieri e medici italiani all’estero: Secondo il database OCSE aggiornato nel 2022, negli ultimi tre anni disponibili – 2019, 2020 e 2021 – sono andati a lavorare all’estero 15.109 infermieri (ma manca il dato della Germania dove, secondo altre stime, sono al lavoro circa 2.700 infermieri italiani) e 21.397 medici.
Reclutamento e formazione
Stiamo reclutando infermieri da diversi paesi esteri: Argentina, Paraguay e, in ultimo, dall’India. Si prevede che nel prossimo triennio arrivino in Italia circa 30.000 infermieri indiani. In India gli stipendi sono molto bassi, parliamo di una somma pari a 300 euro al mese come salario di base. Il Report ICN Recover to Rebuilt del 2023 ha indicato una carenza di 1.4 milioni di infermieri nel prossimo decennio in India, ma questo non impedisce loro di espatriare per accedere a quei paesi, tra cui L’Italia, dove le remunerazioni sono decisamente più alte, se paragonate allo standard nazionale.
Carenza medici e infermieri in Italia, concessa la deroga agli infermieri ucraini
L’esercizio temporaneo delle qualifiche professionali sanitarie e della qualifica di operatore socio-sanitario ai professionisti cittadini ucraini – sarà consentito sino al 31 dicembre 2024. Si tratta di una deroga rispetto alla procedura ordinaria sul riconoscimento dei titoli conseguiti all’estero abilitanti l’esercizio delle professioni(D.lgs. 368/99 e art. 49 e 50 D.P.R.).
Fatte queste premesse e l’elenco dei paesi da cui provengono numerosi infermieri ad oggi impiegati nelle varie corsie, è doveroso far emergere un aspetto importante della formazione dei nostri professionisti sanitari e non.
L’Italia nella classifica Qs World University Rankings by Subject è settima al mondo per posizionamenti, dietro Regno Unito (secondo) e Germania (quarta) e davanti a Francia e Spagna. Roma primeggia, seguono Bologna, Padova, Milano e Napoli. Insomma Italia settima al mondo nel ranking e seconda nell’Ue.
Esportiamo professionisti con formazione eccellente, importiamo incognite
Che i nostri professionisti siano molto apprezzati all’estero e nel mondo, grazie alla formazione acquisita presso le nostre prestigiose Università, è noto.
Facendo un doveroso paragone, però, spesso la formazione dei professionisti provenienti da altri paesi non è affatto paragonabile a quella italiana, con una ricaduta inevitabile sulle cure, la qualità e la sicurezza dei pazienti.
Cambio non alla pari, perché non puntare su concorsi e assunzioni interne?
Il paradosso e la domanda che in molti si pongono è: perché disponiamo di un patrimonio di grande valore culturale e lo regaliamo ad altri Paesi? Mentre effettuiamo un cambio non proprio alla pari?
Ci sarebbero diversi aggiustamenti da apportare in Sanità, perché non partire dal patrimonio interno, garantendo concorsi ed assunzioni, tali da evitare ulteriori fughe all’estero?
Infermieri, medici e altri operatori sanitari sarebbero più contenti di poter lavorare nel loro contesto, nel proprio Paese, dove si sono formati e dove lo Stato ha investito per formarli. In tanti eviterebbero di abbandonare casa, affetti e abitudini se il cambio fosse il “giusto riconoscimento ed una posizione lavorativa dignitosa”.
A cura di Gabriella Scrimieri infermiera e Editore