domenica, Luglio 13, 2025
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Caldo torrido nelle RSA: troppi anziani ancora senza aria condizionata

Nelle case di riposo italiane il caldo può diventare una trappola. La mancanza di climatizzazione mette a rischio la salute dei più fragili. Appello dei sindacati alle istituzioni

In Italia l’estate è sempre più torrida e per molti anziani ospiti delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali), questo significa sofferenza e disagio. Infatti, il caldo per loro non è solo un fastidio: è un pericolo reale, spesso ignorato. A fronte di temperature che nelle strutture toccano  i 30 gradi, la climatizzazione resta un miraggio. A pagarne le conseguenze sono le persone più vulnerabili: gli anziani allettati, affetti da patologie croniche, debilitati e incapaci di difendersi da un nemico silenzioso, ma letale.

Un problema diffuso da nord a sud

Il problema è diffuso in tutta Italia e in molte strutture la climatizzazione è presente solo nelle aree comuni, mentre le camere restano roventi. «Gli operatori non sanno come vestire gli anziani perché se le aree comuni sono climatizzate, mentre le stanze no – racconta una volontaria – si generano degli sbalzi di temperatura che mettono a rischio la salute già cagionevole degli anziani». Nonostante il caldo sia una minaccia documentata per la salute, in molte strutture mancano ancora impianti adeguati. Il risultato? Ambienti invivibili, ambulatori e locali medicinali surriscaldati, personale al limite della sopportazione, e anziani abbandonati tra ventilatori e “pinguini” portatili che spostano aria calda più che offrire reale sollievo.

 Dai sindacati appello alle istituzioni

Parte dal sindacato Fp Cisl  l’appello alle Regioni affinché si intervenga. «Il caldo non è solo disagio, ma una minaccia concreta: disidratazione, aggravamento di patologie respiratorie, cardiache, renali e psichiatriche – spiega Caterina Dezio della Fp Cisl di Bergamo che segue la questione del condizionamento delle RSA bergamasche -. Serve una normativa chiara che imponga alle RSA standard di climatizzazione minimi per ottenere l’accreditamento. Purtroppo invece molto è lasciato alla volontà dei singoli operatori. Dove i CDA sono più lungimiranti si è continuato ad investire anche sui muri, invece dove esistono banali motivi, di tutela ambientale o anche di bilancio, le condizioni sono più difficili».

Personale allo stremo

Anche il personale è allo stremo. Infermieri, OSS e medici lavorano in ambienti caldissimi, con carichi di lavoro aumentati e senza le condizioni minime di benessere psico-fisico. «Non è solo un problema per gli anziani – sottolinea la sindacalista – ma anche per chi ogni giorno si prende cura di loro. Senza dimenticare i farmaci che devono essere conservati a determinate temperature e rischiano il deterioramento se ciò non accade».

Un segnale della politica che si fa attendere

Mentre le estati diventano sempre più torride, la politica resta immobile. «Ad oggi non ci sono obblighi normativi specifici – spiega la Fp Cisl – tutto è lasciato alla buona volontà delle strutture». Una situazione inaccettabile in un Paese che invecchia sempre di più. «Il messaggio che sto cercando di portare avanti e a cui tengo molto – puntualizza Dezio -,  è che ormai non possiamo dire che le ondate di calore siano delle emergenze eccezionali. Sono la nuova normalità. E lasciare i nostri anziani a soffrire nel silenzio, non è solo una mancanza di programmazione: è una responsabilità morale che nessuna istituzione dovrebbe ignorare. Il problema va affrontato in maniera strutturale con l’inserimento della climatizzazione tra i requisiti di accreditamento e di autorizzazione delle RSA».

I familiari chiedono locali climatizzati

Al problema sollevato dai volontari e rilanciato dai sindacati, si allinea il pensiero dei familiari: «Per garantire il massimo confort agli ospiti delle RSA sarebbe necessario dotare ogni struttura di impianto di climatizzazione. È una questione di dignità, salute e rispetto per chi non può più difendersi da solo».

 

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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