In Italia l’estate è sempre più torrida e per molti anziani ospiti delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali), questo significa sofferenza e disagio. Infatti, il caldo per loro non è solo un fastidio: è un pericolo reale, spesso ignorato. A fronte di temperature che nelle strutture toccano i 30 gradi, la climatizzazione resta un miraggio. A pagarne le conseguenze sono le persone più vulnerabili: gli anziani allettati, affetti da patologie croniche, debilitati e incapaci di difendersi da un nemico silenzioso, ma letale.
Un problema diffuso da nord a sud
Il problema è diffuso in tutta Italia e in molte strutture la climatizzazione è presente solo nelle aree comuni, mentre le camere restano roventi. «Gli operatori non sanno come vestire gli anziani perché se le aree comuni sono climatizzate, mentre le stanze no – racconta una volontaria – si generano degli sbalzi di temperatura che mettono a rischio la salute già cagionevole degli anziani». Nonostante il caldo sia una minaccia documentata per la salute, in molte strutture mancano ancora impianti adeguati. Il risultato? Ambienti invivibili, ambulatori e locali medicinali surriscaldati, personale al limite della sopportazione, e anziani abbandonati tra ventilatori e “pinguini” portatili che spostano aria calda più che offrire reale sollievo.
Dai sindacati appello alle istituzioni
Parte dal sindacato Fp Cisl l’appello alle Regioni affinché si intervenga. «Il caldo non è solo disagio, ma una minaccia concreta: disidratazione, aggravamento di patologie respiratorie, cardiache, renali e psichiatriche – spiega Caterina Dezio della Fp Cisl di Bergamo che segue la questione del condizionamento delle RSA bergamasche -. Serve una normativa chiara che imponga alle RSA standard di climatizzazione minimi per ottenere l’accreditamento. Purtroppo invece molto è lasciato alla volontà dei singoli operatori. Dove i CDA sono più lungimiranti si è continuato ad investire anche sui muri, invece dove esistono banali motivi, di tutela ambientale o anche di bilancio, le condizioni sono più difficili».
Personale allo stremo
Anche il personale è allo stremo. Infermieri, OSS e medici lavorano in ambienti caldissimi, con carichi di lavoro aumentati e senza le condizioni minime di benessere psico-fisico. «Non è solo un problema per gli anziani – sottolinea la sindacalista – ma anche per chi ogni giorno si prende cura di loro. Senza dimenticare i farmaci che devono essere conservati a determinate temperature e rischiano il deterioramento se ciò non accade».
Un segnale della politica che si fa attendere
Mentre le estati diventano sempre più torride, la politica resta immobile. «Ad oggi non ci sono obblighi normativi specifici – spiega la Fp Cisl – tutto è lasciato alla buona volontà delle strutture». Una situazione inaccettabile in un Paese che invecchia sempre di più. «Il messaggio che sto cercando di portare avanti e a cui tengo molto – puntualizza Dezio -, è che ormai non possiamo dire che le ondate di calore siano delle emergenze eccezionali. Sono la nuova normalità. E lasciare i nostri anziani a soffrire nel silenzio, non è solo una mancanza di programmazione: è una responsabilità morale che nessuna istituzione dovrebbe ignorare. Il problema va affrontato in maniera strutturale con l’inserimento della climatizzazione tra i requisiti di accreditamento e di autorizzazione delle RSA».
I familiari chiedono locali climatizzati
Al problema sollevato dai volontari e rilanciato dai sindacati, si allinea il pensiero dei familiari: «Per garantire il massimo confort agli ospiti delle RSA sarebbe necessario dotare ogni struttura di impianto di climatizzazione. È una questione di dignità, salute e rispetto per chi non può più difendersi da solo».