
La medicina ha raggiunto un traguardo storico con la metodologia Biodermogenesi, documentando per la prima volta la rigenerazione del tessuto cutaneo con ustioni di III grado sull’80% del corpo di una paziente. La rivista specialistica Bioengineering ha pubblicato i risultati di questo studio fatto su Maria Antonietta Rositani, una donna calabrese che nel 2019 è sopravvissuta a un tentativo di omicidio da parte dell’ex marito.
La paziente con ustioni diffuse sull’80% del corpo
La Signora Rositani presentava ustioni diffuse sugli arti inferiori, con fibrosi estese e profonde che rendevano difficile il movimento delle gambe. Grazie al progetto RigeneraDerma, ha potuto utilizzare la metodologia Biodermogenesi che ha garantito la rigenerazione tissutale e funzionale, con la ripresa della mobilità della paziente.
Sei mesi dopo avviene la rigenerazione dei tessuti
La paziente trattata con la metodologia Biodermogenesi. ha ricevuto anche un programma nutrizionale personalizzato per favorire il dimagrimento e preservare però la struttura muscolare se pur indebolita. I risultati ottenuti sono stati misurati grazie all’ecografia, all’ecodoppler e all’esame della composizione corporea. Ed è stata fatta una valutazione posturale. Il miglioramento dei tessuti è stato evidente fin dal primo trattamento e si è consolidato nel tempo. A distanza di sei mesi, è parsa evidente la rigenerazione dei tessuti, con neoangiogenesi si è registrata la ricomparsa del reticolo venoso superficiale e la ricrescita dei peli sul tessuto ustionato, un risultato mai registrato prima in letteratura medica. Dal punto di vista funzionale, la mobilità della paziente è migliorata e ha smesso di usare il deambulatore.
Il futuro della paziente
«Il percorso con la paziente, Maria Antonietta Rositani non si è fermato qui. – spiega il dottor Salvatore Marafioti, senologo, chirurgo generale ed estetico, primo firmatario dello studio che ha determinato la rigenerazione tissutale, strutturale e funzionale della donna -. A distanza di sette mesi dall’ultimo trattamento con Biodermogenesi, il processo rigenerativo è proseguito, migliorando ancora la struttura tissutale, la texture e l’elasticità della cute. A distanza di un anno dall’ultimo trattamento fatto nel febbraio 2024, la donna ha recuperato le funzioni degli arti inferiori, con autonoma consapevolezza e sicurezza nei movimenti. La nostra missione è stata poi passare al trattamento delle cicatrici sul viso, attualmente ancora in corso. Il protocollo prevede l’uso combinato di Biodermogenesi nella prima fase e successivamente l’Rh Collagene iniettivo con notevoli progressi estetici già apprezzabili».
La metodologia Biodermogenesi
La metodologia Biodermogenesi agisce favorendo direttamente la rigenerazione cutanea erogando tre tipi di stimolazioni: vacuum, campi elettromagnetici ed una leggerissima stimolazione elettrica. «A differenza delle altre tecnologie che determinano un danno ulteriore stimolando la riparazione tissutale, Biodermogenesi riesce a riattivare il circolo cutaneo, favorendo il recupero del normale calibro dei capillari, con conseguente ossigenazione del tessuto – evidenzia il professor Maurizio Busoni, Ricercatore, Docente presso il Master di Medicina Estetica dell’Università di Camerino e dell’Università di Barcellona -. Contemporaneamente i campi elettromagnetici favoriscono la formazione di nuove fibre elastiche e di collagene che permettono di rimodellare il tessuto cutaneo, avvicinandolo alla forma migliore».
Un programma nutrizionale ad hoc
Nel trattamento di Rositani, oltre alla metodologia Biodermogenesi, è stato adottato un programma nutrizionale personalizzato per favorire il dimagrimento e preservare la struttura indebolita. Questo programma include il “Protocollo clinico 21-20”, già pubblicato e ampiamente utilizzato per il trattamento coadiuvante dell’ovaio policistico e dell’endometriosi. Il protocollo prevede 21 giorni di dieta chetogenica, seguiti da 20 giorni di dieta low carb, da ripetere ciclicamente per 3-6 mesi.
La dieta chetogenica e low carb
La dieta chetogenica a bassissimo apporto calorico (VLCKD) è progettata per indurre uno stato di chetosi nutrizionale, in cui il corpo utilizza i corpi chetonici come principale fonte di energia. Questo regime alimentare mira a ottenere una perdita di peso rapida e significativa, preservando la massa magra. La dieta low-carb, invece, è basata su carboidrati ridotti, proteine moderate e grassi salutari adeguati.
La dieta riduce l’infiammazione e aiuta a rigenerare i tessuti
«Questi protocolli nutrizionali sono stati scelti per il loro impatto sul controllo dell’infiammazione e sulla rigenerazione tissutale – spiega il dottor Marco Medeot, direttore Scientifico del polo chetogenico di Food Italia, consulente alimentare, ricercatore e docente presso il Master in Nutrizione clinica e funzionale all’Università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara -. Un piano nutrizionale che ha garantito ottimi risultati sia in termini di dimagrimento che di miglioramento della qualità muscolare e dell’idratazione dei tessuti, con ripercussioni positive sulle cicatrici. Le misurazioni effettuate con il body scanner 3D e l’analisi dell’impedenza bioelettrica (BIA) segmentale hanno confermato il progressivo miglioramento della paziente. In particolare, lo scanner 3D ha evidenziato il cambiamento della forma corporea, conseguente alla diminuzione dell’indice di massa grassa, e una migliore postura che ha inciso anche in termini di mobilità».
Attivate le sirtuine, proteine coinvolte nella riparazione del DNA
«La strategia nutrizionale adottata è stata essenziale nel favorire i processi di riparazione dei tessuti grazie all’attivazione delle sirtuine, proteine coinvolte nella riparazione del DNA e nei processi di longevità cellulare – sottolinea Medeot -. Il protocollo ha inoltre promosso l’autofagia, un processo cellulare che rimuove le cellule danneggiate e favorisce la formazione di nuove cellule sane, facilitando la guarigione delle lesioni tissutali. Infine, ha ridotto lo stress ossidativo, fattore chiave nella guarigione dei tessuti».
RigeneraDerma il programma per aiutare le donne vittime di violenza
Senza il programma RigeneraDerma che cura gratuitamente donne vittime di violenza con cicatrici invalidanti probabilmente Maria Antonietta mai avrebbe potuto riprendere in mano la sua vita dopo il terribile fatto di cronaca che nel 2019 l’ha vista protagonista sopravvissuta ad un tentativo di omicidio da parte dell’ex marito. Il progetto RigeneraDerma, infatti, ha come obiettivo di curare 500 persone gravate da cicatrici, che altrimenti non potrebbero sostenere economicamente tale terapia. Il progetto presentato alla Camera dei deputati impiega la metodologia Biodermogenesi e coinvolge l’Università di Verona con l’obiettivo di restituire alle persone vittime di violenza la propria immagine e una qualità di vita apprezzabile.
Dalla rigenerazione cutanea alla medicina estetica
«La vera nobiltà della medicina consiste nel migliorare la qualità della vita delle persone – sottolinea il prof. Busoni -.Ciò che abbiamo fatto è uno scambio profondo reciproco tra professionisti, ricercatori e medici, da un lato e pazienti dall’altro. La metodologia Biodermogenesi non solo ha dimostrato di essere una soluzione efficace per la rigenerazione cutanea, ma ha anche aperto nuove prospettive nel campo della medicina estetica e della cura delle cicatrici. Il successo ottenuto con la Signora Rositani è solo l’inizio di una rivoluzione che promette di cambiare la vita di molte persone. Con il progetto RigeneraDerma, la speranza di una vita migliore diventa una realtà tangibile per chi ha sofferto traumi fisici e psicologici. La medicina ha fatto un passo avanti significativo, e Biodermogenesi è al centro di questa trasformazione».