venerdì, Aprile 18, 2025
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Biodermogenesi: una rivoluzione nella rigenerazione cutanea di grandi ustionati

Con Biodermogenesi rigenerate per la prima volta ustioni di III grado sull’80% del corpo di una paziente grande ustionata. Fondamentale la dieta chetogenica e low carb per la rigenerazione dei tessuti grazie all'attivazione delle sirtuine, proteine coinvolte nella riparazione del DNA

Medici e paziente trattata con Biodermogenesi
Da sinistra il dott. Salvatore Marafioti, senologo, chirurgo generale ed estetico, primo firmatario dello studio, la paziente Maria Antonietta Rositani e il Prof. Maurizio Busoni, ricercatore

La medicina ha raggiunto un traguardo storico con la metodologia Biodermogenesi, documentando per la prima volta la rigenerazione del tessuto cutaneo con ustioni di III grado sull’80% del corpo di una paziente. La rivista specialistica Bioengineering ha pubblicato  i risultati di questo studio fatto su Maria Antonietta Rositani, una donna calabrese che nel 2019 è sopravvissuta a un tentativo di omicidio da parte dell’ex marito.

La paziente con ustioni diffuse sull’80% del corpo

La Signora Rositani presentava ustioni diffuse sugli arti inferiori, con fibrosi estese e profonde che rendevano difficile il movimento delle gambe. Grazie al progetto RigeneraDerma, ha potuto utilizzare la metodologia Biodermogenesi che ha garantito la rigenerazione tissutale e funzionale, con la ripresa della mobilità della paziente.

Sei mesi dopo avviene la rigenerazione dei tessuti

La paziente trattata con la metodologia Biodermogenesi. ha ricevuto anche un programma nutrizionale personalizzato per favorire il dimagrimento e preservare però la struttura muscolare se pur indebolita. I risultati ottenuti sono stati misurati grazie all’ecografia, all’ecodoppler e all’esame della composizione corporea.  Ed è stata fatta una valutazione posturale. Il miglioramento dei tessuti è stato evidente fin dal primo trattamento e si è consolidato nel tempo. A distanza di sei mesi, è parsa evidente la rigenerazione dei tessuti, con neoangiogenesi si è registrata la ricomparsa del reticolo venoso superficiale e la ricrescita dei peli sul tessuto ustionato, un risultato mai registrato prima in letteratura medica. Dal punto di vista funzionale, la mobilità della paziente è migliorata e ha smesso di usare il deambulatore.

Il futuro della paziente

«Il percorso con la paziente, Maria Antonietta Rositani non si è fermato qui. – spiega il dottor Salvatore Marafioti, senologo, chirurgo generale ed estetico, primo firmatario dello studio che ha determinato la rigenerazione tissutale, strutturale e funzionale della donna -.  A distanza di sette mesi dall’ultimo trattamento con Biodermogenesi, il processo rigenerativo è proseguito, migliorando ancora la struttura tissutale, la texture e l’elasticità della cute. A distanza di un anno dall’ultimo trattamento fatto nel febbraio 2024,  la donna ha recuperato le funzioni degli arti inferiori, con autonoma consapevolezza e sicurezza nei movimenti.  La nostra missione è stata poi passare al trattamento delle cicatrici sul viso, attualmente ancora in corso. Il protocollo prevede l’uso combinato di Biodermogenesi nella prima fase e successivamente l’Rh Collagene iniettivo con notevoli progressi estetici già apprezzabili».

La metodologia Biodermogenesi

La metodologia Biodermogenesi agisce favorendo direttamente la rigenerazione cutanea erogando tre tipi di stimolazioni: vacuum, campi elettromagnetici ed una leggerissima stimolazione elettrica. «A differenza delle altre tecnologie che determinano un danno ulteriore stimolando la riparazione tissutale, Biodermogenesi riesce a riattivare il circolo cutaneo, favorendo il recupero del normale calibro dei capillari, con conseguente ossigenazione del tessuto – evidenzia il professor Maurizio Busoni, Ricercatore, Docente presso il Master di Medicina Estetica dell’Università di Camerino e dell’Università di Barcellona -.  Contemporaneamente i campi elettromagnetici favoriscono la  formazione di nuove fibre elastiche e di collagene che permettono di rimodellare il tessuto cutaneo, avvicinandolo alla forma migliore».

Un programma nutrizionale ad hoc

Nel trattamento di Rositani, oltre alla metodologia Biodermogenesi, è stato adottato un programma nutrizionale personalizzato per favorire il dimagrimento e preservare la struttura indebolita. Questo programma include il “Protocollo clinico 21-20”, già pubblicato e ampiamente utilizzato per il trattamento coadiuvante dell’ovaio policistico e dell’endometriosi. Il protocollo prevede 21 giorni di dieta chetogenica, seguiti da 20 giorni di dieta low carb, da ripetere ciclicamente per 3-6 mesi.

La dieta chetogenica e low carb

La dieta chetogenica a bassissimo apporto calorico (VLCKD) è progettata per indurre uno stato di chetosi nutrizionale, in cui il corpo utilizza i corpi chetonici come principale fonte di energia. Questo regime alimentare mira a ottenere una perdita di peso rapida e significativa, preservando la massa magra. La dieta low-carb, invece, è basata su carboidrati ridotti, proteine moderate e grassi salutari adeguati.

La dieta riduce l’infiammazione e aiuta a rigenerare i tessuti

«Questi protocolli nutrizionali sono stati scelti per il loro impatto sul controllo dell’infiammazione e sulla rigenerazione tissutale – spiega il dottor Marco Medeot, direttore Scientifico del  polo chetogenico di Food Italia, consulente alimentare, ricercatore e docente presso il Master in Nutrizione clinica e funzionale all’Università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara -. Un piano nutrizionale che ha garantito ottimi risultati sia in termini di dimagrimento che di miglioramento della qualità muscolare e dell’idratazione dei tessuti, con ripercussioni positive sulle cicatrici. Le misurazioni effettuate con il body scanner 3D e l’analisi dell’impedenza bioelettrica (BIA) segmentale hanno confermato il progressivo miglioramento della paziente. In particolare, lo scanner 3D ha evidenziato il cambiamento della forma corporea, conseguente alla diminuzione dell’indice di massa grassa, e una migliore postura che ha inciso anche in termini di mobilità».

Attivate le sirtuine, proteine coinvolte nella riparazione del DNA

«La strategia nutrizionale adottata è stata essenziale nel favorire i processi di riparazione dei tessuti grazie all’attivazione delle sirtuine, proteine coinvolte nella riparazione del DNA e nei processi di longevità cellulare – sottolinea Medeot -. Il protocollo ha inoltre promosso l’autofagia, un processo cellulare che rimuove le cellule danneggiate e favorisce la formazione di nuove cellule sane, facilitando la guarigione delle lesioni tissutali. Infine, ha ridotto lo stress ossidativo, fattore chiave nella guarigione dei tessuti». 

RigeneraDerma il programma per aiutare le donne vittime di violenza

Senza il programma RigeneraDerma che cura gratuitamente donne vittime di violenza con cicatrici invalidanti probabilmente Maria Antonietta mai avrebbe potuto riprendere in mano la sua vita dopo il terribile fatto di cronaca che nel 2019 l’ha vista protagonista sopravvissuta ad un tentativo di omicidio da parte dell’ex marito. Il progetto RigeneraDerma, infatti, ha come obiettivo di curare 500 persone gravate da cicatrici, che altrimenti non potrebbero sostenere economicamente tale terapia.  Il progetto presentato alla Camera dei deputati impiega la metodologia Biodermogenesi e coinvolge l’Università di Verona con l’obiettivo di restituire alle persone vittime di violenza la propria immagine e una qualità di vita apprezzabile.

Dalla rigenerazione cutanea alla medicina estetica

«La vera nobiltà della medicina consiste nel migliorare la qualità della vita delle persone – sottolinea il prof. Busoni  -.Ciò che abbiamo fatto è uno scambio profondo reciproco tra professionisti, ricercatori e medici, da un lato e pazienti dall’altro.  La metodologia Biodermogenesi non solo ha dimostrato di essere una soluzione efficace per la rigenerazione cutanea, ma ha anche aperto nuove prospettive nel campo della medicina estetica e della cura delle cicatrici. Il successo ottenuto con la Signora Rositani è solo l’inizio di una rivoluzione che promette di cambiare la vita di molte persone. Con il progetto RigeneraDerma, la speranza di una vita migliore diventa una realtà tangibile per chi ha sofferto traumi fisici e psicologici. La medicina ha fatto un passo avanti significativo, e Biodermogenesi è al centro di questa trasformazione».

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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