Si chiama AREMIEM ed è la prima associazione di medici italiani all’estero. Nata nel 2022 oggi è una realtà nel panorama sanitario internazionale con oltre 600 medici. Sarà la nostra finestra sull’Europa e sul mondo. Una presenza costante che conosciamo attraverso le parole del suo Presidente, Marco Mafrici (nella foto).
L’esperienza di Marco
Marco è un affermato medico oculista con una laurea in medicina e chirurgia con abilitazione in Oftalmologia conseguita presso l’Università La Sapienza di Roma. Dopo la laurea Marco sceglie di andare in Francia per apprendere nuove tecniche e conoscere un sistema sanitario differente. Presso l’ospedale Hotel Dieu dell’Università di Nantes diventa assistente universitario, si specializza in retina medica e chirurgica. Oggi lavora presso il centro di oftalmologia dell’ospedale di Ales-Cévennes nel dipartimento di GARD dove si occupa del trattamento delle patologie maculari, retiniche e dell’esecuzione di chirurgia del segmento anteriore e posteriore dell’occhio. Lui è solo uno dei tanti camici bianchi che negli ultimi decenni ha lasciato l’Italia con una laurea in tasca e tanta voglia di fare esperienza e di crescere come specialista in oftalmologia. Un percorso professionale che riesce a percorrere velocemente oltralpe, senza mai tagliare però il cordone ombelicale con l’amata Italia.
Perché nasce AREMIEM
Proprio questo duplice sentimento di affermazione, ma di legame con la sua terra spinge Marco, negli anni del Covid, a creare un movimento di medici italiani all’estero. «Durante la prima fase della pandemia, mentre in Italia la situazione era drammatica, gli altri paesi d’Europa ci consideravano come appestati e non si preoccupavano troppo delle conseguenze che il Covid avrebbe generato anche da loro – racconta Marco Mafrici a Quotidiano della Salute -. Noi medici italiani che seguivamo da lontano le vicende del nostro Paese avevamo capito che la situazione era grave e il virus si sarebbe diffuso rapidamente. Allora abbiamo inviato una lettera a Le Figaro per fare un appello alle istituzioni francesi affinché facessero tesoro della situazione che stava vivendo l’Italia per organizzarsi e fronteggiare la pandemia nel modo migliore. Lo stesso abbiamo fatto in Belgio. Il gruppo, che fino a quel momento, dialogava su una chat di WhatsApp e non aveva una sua identità, si è consolidato».
AREMIEM oggi: dalla parte dei medici
Superata la pandemia, la collaborazione tra i medici italiani che vivono e lavorano all’estero prosegue. E Nel 2022 diventa una vera associazione. AREMIEM – acronimo di Associazione Rete Medici Italiani in Europa e nel Mondo –. Oggi conta 600 iscritti in diversi Paesi, nella maggior parte in Europa, ma anche Australia, Stati Uniti, Brasile, Inghilterra. «La conoscenza deve essere condivisa, il sapere deve essere trasmesso e la salute deve essere diffusa. Questo è il nostro motto – spiega Mafrici -. Abbiamo un sito: www.aremiem.com attraverso cui diamo consigli e indicazioni a giovani medici italiani che vogliono andare a fare un’esperienza di lavoro all’estero. Diamo un respiro internazionale alla figura professionale medica, promuoviamo la mobilità dei medici europei, la dimensione transfrontaliera delle cure sanitarie e l’interscambio delle conoscenze tra medici italiani e stranieri». Nobili propositi che possono davvero cambiare passo alla carriere di un giovane medico, ma non solo: infatti AREMIEM è vicina anche ai cittadini.
Un servizio per i cittadini italiani che vanno all’estero
«Siamo disponibili a rappresentare le istanze dei medici alle istituzioni in Italia, in Europa e nel mondo. A difendere il diritto alla salute dei cittadini in ogni luogo – prosegue il presidente di AREMIEM -. Per questo La Rete dei Medici Italiani in Europa e nel Mondo può diventare anche il punto di riferimento sanitario per i cittadini italiani all’estero, come sostegno per accedere alle cure sanitarie nel paese estero». Una finestra sul mondo che, grazie alla collaborazione con Quotidiano della salute, si aprirà ancora di più grazie ad una rubrica podcast che farà dialogare i medici italiani che si trovano in diversi paesi su piccole e grandi tematiche che interessano il mondo della sanità (es liste d’attesa, sanità territoriale etc.), della salute (nuove terapie, farmaci e tecnologie innovative) e sociale (politica sanitaria, welfare etc.). «Possiamo provare ad analizzare i sistemi sanitari europei con l’obiettivo che un domani si arrivi a parlare di Sistema Sanitario Europeo integrato, come avviene già negli Stati Uniti».
AREMIEM e Quotidiano della Salute
Un progetto ambizioso che Marco insegue da tempo perché «solamente in questa maniera si potranno risolvere i problemi sanitari dei singoli Stati – rimarca -. Andiamo ad analizzare la sanità da diversi punti di vista. Ogni paese ha dei problemi, che, nella stragrande maggioranza dei casi non possono essere risolti al proprio interno. Per questo è auspicabile che un domani ci sia un’entità superiore come una Conferenza di Stati o un Ministero della Sanità Europeo. Tutti i Paesi hanno problemi nell’ambito sanitario, singolarmente è difficile risolverli, insieme possiamo mettere a sistema i punti di forza di ciascuno».