martedì, Maggio 13, 2025
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Arance: potenziali alleate per il trattamento dell’encefalopatia epatica

La buccia delle arance rosse, ricca di polifenoli, polisaccaridi e oli essenziali è  efficace nella cura dell'encefalopatia epatica. La ricerca dell’Istituto per la bioeconomia del Cnr e dell’Università degli Studi di Milano ha dimostrato che le proprietà dell’estratto delle arance rosse mitiga gli effetti della patologia

Bucce di arance rosse siciliane elaborate utilizzabili come supporto nella cura dell’encefalopatia epatica (o MHE), patologia neurologica che può verificarsi in caso di insufficienza epatica. È quanto rivela uno studio in vivo coordinato dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr di Firenze (Cnr-Ibe) assieme all’Università degli Studi di Milano, a cui hanno partecipato altri partner italiani e cinesi. I risultati della ricerca, finanziata dall’azienda Alfasigma, sono stati pubblicati sulla rivista Biomedicine.

Cos’è l’encefalopatia epatica

L’encefalopatia epatica è una sindrome neurologica, associata a patologie epatiche croniche come la cirrosi. È causata dall’accumulo di sostanze tossiche nel sangue – in particolare ammoniaca – in conseguenza della ridotta capacità del fegato di metabolizzarle. Queste tossine, una volta raggiunto il cervello, provocano l’alterazione delle funzioni cognitive e motorie ed è importante trattare la MHE tempestivamente, per evitare l’insorgere di problematiche più gravi.

Arance antinfiammatorie e antiossidanti, toccasana per fegato e cervello

«Nel nostro studio abbiamo verificato che l’estratto dei sottoprodotti delle arance rosse, grazie alle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, influisce su queste funzionalità. Mediante la cavitazione idrodinamica – una tecnica di estrazione a bassa temperatura che utilizza l’acqua come solvente – in pochi minuti abbiamo sviluppato un fitocomplesso stabile che riesce a raggiungere fegato e cervello e che, attraverso la pectina, svolge anche una funzione prebiotica fornendo quindi nutrimento alla flora batterica intestinale», ha spiegato Francesco Meneguzzo, primo ricercatore del CnrIbe e tra i coordinatori dello studio.

Dalla buccia delle arance polifenoli, polisaccaridi e oli essenziali

La buccia di arancia rossa è nota per essere ricca di importanti composti bioattivi, quali polifenoli (principalmente esperidina), polisaccaridi (pectina) e oli essenziali (limonene), che hanno effetti positivi sulla salute. Per la prima volta  è stata dimostrata l’efficacia nei confronti dell’MHE, attraverso test in vivo «Viste le risultanze delle attività terapeutiche effettuate a dosaggio ridotto, questo studio apre la strada alle prove cliniche del prodotto: si tratta di una prospettiva molto importante e che auspichiamo possa essere concretizzata al più presto, per ampliare le possibilità di prevenzione e cura di una malattia così seria e invalidante», ha aggiunto Mario Dell’Agli, docente del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari Rodolfo Paoletti e responsabile del Laboratorio di Farmacognosia dell’Università degli Studi di Milano.

In futuro sempre più spazio alla bioeconomia

Le implicazioni future di questo studio sono promettenti e potrebbero aprire nuove strade nel trattamento dell’encefalopatia epatica. La scoperta delle proprietà terapeutiche degli scarti di arance rosse siciliane non solo valorizza un prodotto tipico del nostro territorio, ma offre anche una soluzione innovativa e sostenibile per una patologia grave e invalidante. La prospettiva di avviare prove cliniche del fitocomplesso sviluppato potrebbe portare a una maggiore disponibilità di trattamenti efficaci per la MHE, migliorando la qualità della vita dei pazienti affetti da insufficienza epatica.

I vantaggi della cavitazione idrodinamica

Inoltre, l’utilizzo di tecniche di estrazione a bassa temperatura come la cavitazione idrodinamica potrebbe essere applicato ad altri sottoprodotti agricoli, ampliando le possibilità di ricerca e sviluppo nel campo della bioeconomia. Questa ricerca rappresenta un passo avanti significativo nella prevenzione e cura delle malattie neurologiche legate a patologie epatiche e potrebbe stimolare ulteriori studi e collaborazioni internazionali per avviare nuove applicazioni terapeutiche.

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